lunedì 31 marzo 2008

Morti in autostrada o Calcio?

Domenica 30 marzo 2008 un altro morto in autogrill a seguito di contatto tra tifosi di diverse squadre di calcio, oggi è Matteo Bagnaresi, qualche mese fa fu Gabriele Sandri. Nel primo caso c'era di mezzo un pazzo che spara parallelo al terreno ATTRAVERSANDO LA CARREGGIATA CON IL PROIETTILE, ora c'è di mezzo l'autista.
Nel primo caso muore quello che con ottima probabilità era un teppista che aveva appena assaltato tifosi di un'altra squadra, ieri è morto un teppista accertato (emesso nei suoi confronti un DASPO nel 2005 a seguito di incidenti in un Parma-Juventus; scaduto il 15 gennaio scorso, alla prima occasione di scontrarsi con gli Juventini era in prima linea di nuovo) ma fino a qui è cronaca giudiziaria, se ne occuperanno gli inquirenti, il mio interesse dove sta?
Per la seconda volta nel giro di pochi mesi viene sospesa una partita (o più) per quelli che tecnicamente sono omicidi/incidenti AUTOSTRADALI.
Ogni giorno muoiono italiani sul lavoro, muoiono italiani in incidenti autostradali, si verificano casi ben più aberranti di quello di Sandri, casi come quello di Federico Aldrovandi, ma si gioca, si continua giocare.
Il calcio si ferma quando muore di domenica in autogrill qualcuno con una sciarpa di una squadra di calcio, o quando muore il Capo di Stato del Vaticano, ma qual'è la logica?
Dove sta il senso in tutto questo?
Per quale motivo se attorno alla guerriglia dei tifosi si sviluppa l'irrimediabile caso di cronaca nera, si cerca di dargli rilevanza fermando le partite? E maggiormente imponendo a calciatori all'oscuro della vicenda il munto di silenzio?
Ho molto apprezzato Seedorf quando si rifiutò di mettere il lutto al braccio non sapendo per chi e per cosa fosse, oggi ho visto tante pecore raccolte nel lutto di quello che nelle migliori ipotesi è un morto in autostrada. Ma che vuol dire? Facciano un minuto di silenzio per ogni morto in autostrada allora!!!

L'ipocrisia dello schifoso mondo del calcio non accenna ad intraprendere una parabola discendente...

sabato 29 marzo 2008

Ciao Liebelei

Oggi è un giorno triste, se n'è andata una persona cui volevo bene, che voglio ricordare con un breve scambio che abbiamo avuto

Fabio
Voi avete avuto una storia importante e completa con una donna bella e
straricca,ultracinquantenne ma molto ben conservata.Siete rimasti buoni
amici ma ancora non ve la siete tolta affatto dalla mente.Vi sentite ogni
tanto,e sabato sera c'e' una lunga e affettuosa chiacchierata.La domenica
trovate un sms col suo numero di cellulare ,in inglese,lingua che usate
per comunicare.E' un messaggio molto hot con cui vi si invita a partire per
Vienna dove lei vi aspetta.
TroVATE un volo e siete a Vienna alle 4,chiamate dall'aeroporto e non
vi risponde nessuno.A casa non risponde nessuno e per 24 ore tentate
inutilmente,il cellulare una volta squilla a vuoto e una volta dice che
l'abbonata e' irraggiungibile.Tornate bestemmiando a casa.
Io sono psichiatra e chiedo il vostro aiuto,forse a 20 anni si capisce di piu'.
Secondo voi che e' successo? e il telefono fa ancora la stessa cosa.



Io
io penso che tu veda mezzo vuoto un bicchiere che io vedrei mezzo d'oro...
probabilmente è deformazione professionale, ma insomma, sei un vecchio mezzo aretino , che a quel che mi risulta ha vissuto i primi 6/10 di vita piacevole, ha due figlie che gli danno soddisfazione (te ancora c'hai da damme il numero della piccina, stronzone!!! ) a 57anni hai vissuto un'avventura emozionante come le cazzate da adolescente o giovane che abbiamo fatto tutti, tu stesso certamente...

secondo me nella vita è giusto godrsi soprattutto le piccole cose, quest'avventura ti varrà bellissimi ricordi, nell'unicità dell'esperienza e nel "ritorno" di emozioni fortissime, chi se ne frega se c'era o no?cosa importa del perché?
la cosa importante è che sei stato pronto a fare una mattata, e il motivo "per lei" è molto riduttivo, perchè è ovvio che nonl'hai fatto solo per lei...

pensa meno ai come ai quando e ai perché e goditi un'esperienza unica, nell'eccitazione, nell'emozione, nella decisione e nella delusione, un giorno del genere tutto è meno che un giorno perso...


e se richiamerà?
se,se,se?ma chi se ne frega del se, se richiamerà, sii impulsivo come sei stato questa volta e fai quello che ti viene di fare sul momento!!!


Fabio
Magari volevate sapere come e' andata a finire.
C'e' voluta una settimana.ma sembra che il messaggio fosse stato spedito
in stato di ebbrezza. Diciamo cosi'.E poi non si affronto' la realtà.
Ma in effetti devo qui ringraziare Rick,oltre che tutti voi che mi siete stati
a sentire: e se qualcuno mi parla di immaturita' giovanile,specie dal
Brennero in su,gli do un cazzotto in bocca.
Rick ha colto nel segno in pieno.Perfetto amico mio.
E canta il grillo e canta la cicalaaaaaa
(cosi' ci ho messo un pezzetto di aretinita') E viva sempre il Casentino


Ciao Liebelei, AMICO mio.

venerdì 28 marzo 2008

Un Altro Modello

La puntata di Report.

Parlando con un'amica, sono venuto a sapere dell'impresa di famiglia del suo ragazzo e mi sono posto parecchie domande.




Il primo edificio industriale capace di produrre tutta l’energia che consuma. Grazie all’utilizzo di un impianto fotovoltaico la cui potenza si colloca tra le maggiori in Lombardia, la nuova sede di Nuncas a Settimo Milanese rappresenta uno dei primi casi in regione di edificio totalmente ecosostenibile e autosufficiente dal punto di vista energetico. Lo stabile, 8.000 mq che ospitano gli uffici e il magazzino per lo stoccaggio, è costruito con impianti all’avanguardia capaci di sfruttare al massimo le risorse naturali e di produrre un abbattimento delle emissioni di Co2 pari a 140 tonnellate all’anno.pannelli solari sul tetto della nuova sede Nuncas, a Settimo Milanese
La Nuncas è un’azienda lombarda nata nel 1935, leader in prodotti specializzati per la cura e la pulizia della casa e della persona, che punta ad un mercato di alta qualità. “Offrire prodotti di pregio nel pieno rispetto dell’ambiente è il vero obiettivo della nostra impresa – sottolinea Luca Manzoni, amministratore delegato di Nuncas -. Ricordo inoltre che siamo un’industria chimica impegnata nel campo della ricerca, un settore che occupa il 10 per cento dei nostri dipendenti”.
La sede di Settimo è alimentata da un impianto fotovoltaico composto da 624 moduli di 135 Kw di potenza, realizzato dalla Cooperativa sociale Esedra, specializzata in impianti che sfruttano le energie rinnovabili. Il nuovo edificio è in grado di produrre 150 mila Kwh all’anno consumandone 133 mila. Quindi genera più energia di quanta ne consuma.
Un sistema di pompe di calore permette di riscaldare o raffreddare l’aria immessa nell’edificio sfruttando la falda acquifera sottostante; mentre un complesso di ventilazione naturale rinfresca gli ambienti nei periodi caldi sfruttando la temperatura del sottosuolo, con una rete di canali interrati che percorrono il terreno all’esterno dell’edificio, attraversano la piscina e corrono lungo le facciate.
Le finestre sono dotate di vetri atermici e sono schermate dal sole con tende parasole automatiche, invece la luce elettrica è regolata automaticamente con rilevatori di presenza.
La progettazione della nuova sede Nuncas, commissionata allo Studio Progetti, “ha anticipato le recenti normative governative e regionali sul risparmio energetico in edilizia” è il commento dell’ingegner Franco Scarantino. “L’intero edificio è costato 8 milioni di euro, 2 milioni in più di un impianto normale – continua Scarantino – .Grazie alle nuove leggi avremo un introito annuo di 105 mila euro, quindi in meno di dodici anni i 2 milioni in più verranno ammortizzati”.
La Cooperativa Esedra, che ha costruito il sistema dei pannelli solari, è un’azienda in salute: 5 milioni di euro il fatturato nel 2007, il 70 per cento in più dell’anno precedente. “L’impianto fotovoltaico che abbiamo realizzato – spiega il presidente Roberto Pontiggia – è in grado di coprire i consumi di circa 300 famiglie”.
La creazione di un edificio completamente ecosostenibile dimostra come “Nuncas sia all’avanguardia e in linea con la grande sensibilità per l’ambiente che da sempre caratterizza la nostra storia” conclude soddisfatto l’amministratore delegato Manzoni.
La Lombardia produce il 20 per cento dell’energia rinnovabile in Italia ed è la prima regione ad aver introdotto la certificazione energetica per gli edifici. Anche la nuova sede regionale, tra via Pola e via Melchiorre Gioia, rappresenta la volontà di velocizzare un percorso dell’energia alternativa che porti la Lombardia ad essere leader nel settore.
(Alberto Bolis)


Ora io mi chiedo, se un edificio del genere ammortizza in soli 12 anni i costi supplementari, e comincia, dal tredicesimo, a generare profitto, A MILANO, cosa si può immaginare accadrebbe in Sicilia? Ma anche senza esagerare: se un investimento principalmente sui pannelli solari si ripaga in 12 anni nel posto meno soleggiato d'Italia, in qualunque altra parte cosa potrebbe succedere?
Per quale motivo lo stato non offre finanziamenti in questa direzione? Non sarebbe forse un incentivo finalmente utile per il sud un incentivo su impianti del genere?
L'imprenditore che voglia investire in Sicilia si ritroverebbe con un impianto che produrrebbe per i probabilmente 8 anni necessari per ammortizzare l'investimento, poi comincerebbe a produrre utili a prescindere dalla produzione, ora, perchè non si prende almeno in considerazione un finanziamento statale (probabilmente un forte incentivo sarebbe insostenibile, ma almeno un finanziamento a tasso zero lo stato DEVE concederlo per soluzioni del genere).
Dov'è che il sole picchia più spesso e più forte?In montagna, allora costringiamo chi voglia costruire impianti di risalita a convertire la copertura ad impianto solare.
Esistono tanti modi per dipendere meno dal petrolio e dai combustibili fossili (parlerà in separata sede del sistema della mobilità), perchè non c'è mai uno stramaledetto governo in Italia che si muova in direzione della civilità e della sostenibilità, anche economica? Con il petrolio alle stelle noi già siamo andati a far la guerra a chi lo stava vendendo in Euro, pagandone le conseguenze nel cambio con il dollaro, adesso ne abusiamo utilizzandolo anche per cose completamente inutili: siamo il paese del primo mondo meglio irradiato dal sole, al pari della Spagna e del sud degli Usa, siamo uno dei paesi più montuosi e ricchi di fiumi del mondo, siamo attraversati da una faglia e non usiamo nulla, non usiamo energia solare, idroelettrica o geotermica. Non c'è in Italia un cavolo di ricerca, che dovrebbe esserci da 20 anni per trovare un modo per "svalvolare" il Vesuvio e ricavare energia da dove invece semplicemente attendiamo una catastrofe.
Poi si sente dire da qualcuno "in Svezia hanno delle ottime soluzioni di centrali nucleari". Ma si possono sentire queste cose? In Svezia studiano centrali e depositi per il clima svedese, per il paese svedese, come si può in Italia copiare una ricerca fatta per la Svezia, paese che tra l'altro vorrei capire come potrebbe usare l'energia di fiumi spesso ghiacciati e di un sole praticamente orizzontale tutto l'anno.
E allora in questo cazzo di paese perchè non si fa ricerca per sfruttare le risorse di cui siamo ricchi e che possiamo permetterci di sfruttare?
Perchè in tutto il mondo i Verdi sono persone intelligenti che propongono soluzioni e in Italia sono una massa di rompicoglioni che creano (più che sollevano) problemi?
Perchè in Germania pubblicano ricerche sullo smaltimento dei rifiuti che vengono applicate a Berlino con risultati molto più che eccellenti, e in Italia rompono i coglioni per abbattere 2 pini senza l'abbattimento dei quali non si può fare una tangenziale che liberi dal traffico la città evitando code e motori accesi per ore?

Perchè in questo paese non funziona mai un cazzo?
Resta il tiepido ottimismo di vedere che qualcuno, come la famiglia di questo amico, si sobbarca rompimenti di palle supplementari (a livello burocratico) ma guarda con lungimiranza al "proprio" ma anche al "collettivo". Sperando che altri abbiano lo stesso coraggio, perchè in Italia si chiama "coraggio", in Germania si chiama "norma", e diventa stupido chi non segua la "norma".

Grazie Gegia!

giovedì 27 marzo 2008

Oscar 2008-Miglior Film

Non ho visto abbastanza film da permettermi di giudicare, ad esempio, attore ed attrice protagonista, quindi aspetto, ma ho ormai visto i film favoriti per il miglior film (No Country for Old Men e There Will Be Blood), la rivelazione (Juno) e il grande escluso (Into The Wild).

No Country for Old Men e Juno in inglese, il che mi aiuterà magari per la recitazione.

Ecco, visti questi 4 film io mi domando chi cazzo è che appiccica a casaccio gli oscar e chi estrae a sorte le nomination.

Non c'è paragone tra questi 4 film, Into the Wild e Juno stanno semplicemente un gradino sopra, ora, diciamo che Juno l'hanno risarcito con la sceneggiatura originale, ma Into the Wild?

Copio incollo da un altro sito il mio parere sul vincitore per il miglior film, Into the Wild, OTTIMO FILM, ci tengo a precisare, ma ricco di errori grossolani (più a livello di regia) e mancanze fondamentali. Diciamocelo chiaro senza un Javier Bardem PERFETTO in un ruolo MERAVIGLIOSO, questo film sarebbe finito nel "limbo" di film discreti e nulla più.

-----contiene spoiler-----


un film fatto male. bello ma fatto male. con 2 difetti enormi. il doppio ritmo tommy lee jhons-javier bardem non riesce bene (ed in inglese ancora peggio) per gli intermezzi dello sceriffo vengono utilizzati dal pubblico per rilassarsi, riprendere fiato fino al nuovo cambio di ritmo, fino ad arrivare dopo il rintocco della seconda ora, ad avere una sala rilassata cui sfuggono i due discorsi dello sceriffo che risolvono l'intero film. in pratica questo film porta lo spettatore a perdersi tutto il film, perché è in quei due monologhi che lo sceriffo, vecchio, spiega come e perché questo paese non è più per quelli come lui. all'uscita dalla sala si erano distratti tutti sul più bello, me lo son dovuto riguardare in inglese per capirlo. sorvolando sulla scarsa gestione del doppio ritmo, bella l'idea di non usare colonna sonora (mi ha fatto sorridere chi ha detto "non l'ho notata") ma non sorretta dalle fasi di ritmo lento (e questo è un gran colpo per la regia.......), arriviamo al problema quello grosso. quale paese? dov'è il paese? qui non c'è neanche la scusa di traduzioni strane, quel "country" non c'è, non esiste, tutto ruota attorno ad un'unica storia, ad un javier bardem irraggiungibile. in un film che ha nel titolo il "paese" e il "vecchio", dove il vecchio, se pur alla fine e sottovoce, viene fuori in tutta la potenza del suo personaggio non può perdersi nel nulla che il paese finisce per essere. il paese non è cioè caratterizzato, il titolo poteva essere "no adventure for old men" "no story", qui il country non esiste, non c'è nessun paese, c'è solo una storia di ordinaria criminalità, quell'ordinaria criminalità che il vecchio non può sostenere, ma in questo film manca l' "ordinaria", cioè questa è l'unica storia, lo sceriffo molla perché questo non è un caso per lui, il paese non ha fatto nulla. per me quindi a questo film manca la caratterizzazione del "paese". tommy lee jones alla fine svela il titolo, risolve tutto il film, ma lo risolve in modo errato, perché non è il country che non può permettersi, è bardem. un film quindi per me mutilato in fase di sceneggiatura e poi anche in fase di regia. un bel film che non può vincere l'oscar come miglior film e come miglior regia. sono indeciso tra 6 e 7, darei 6 per le aspettative tradite, ma forse è più giusto un 7.

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Ora, non mi sono avventurato in una recensione così puntuale anche sugli altri 3 film, perché mi pare che il mio giudizio fosse difficilmente comprensibile solo su questo film. Un bel film, che senza Bardem non avrebbe meritato neanche la candidatura.




Ho visto il petroliere in italiano, non posso giudicare Daniel D. Lewis, mi limito al film: semplicemente inconcludente. Troppo vago per essere documentario, troppo piatto per essere un racconto. Bravo Paul Dano in un bel ruolo secondo me risolto male in fase di sceneggiatura. E' un bel film, un film finalmente senza buoni, praticamente pieno di stronzi, ma in questo mi sarebbe piaciuta un po' più di introspezione psicologica (ad esempio il fratello, se lo tratti così di sfuggita, tanto vale non trattarlo proprio). Diciamo che la storia corre lenta, si sofferma su cose inutili e non lo fa laddove sarebbe più interessante. Altro bel film a metà.




Ho da poco visto Juno. Ecco, questo è uno di quei film che andrebbero fatti vedere nelle scuole, accantonando una recitazione di quelle da ricordare per sempre, da parte di Ellen Page, ben oltre la perfezione nel ruolo che le è stato dato, parliamo solo del film nel complesso.
Alla faccia dei troiai di moccia e del binbomnkismo tipicamente italico che vanta una videoteca fatta di moccia, costantino, vaporidis e scamarcio, all'estero si fanno anche film "per ragazzi" veramente belli, e che vogliono dire qualcosa.
I questo film quell'introspezione psicologica che manca al petroliere è puntuale, progressiva, addirittura brutale, evita gli stereotipi del padre orco e della matrigna di cenerentola, racconta una storia di una ragazzina che non cresce come un'eroina perché toccata da un evento difficile, ma lo vive crescendo quel poco che si cresce a 16 anni, non ne ha 30 alla fine della storia, ne ha 17, è una storia "vera" che vale molto più dei deliri di Ferrara.
Manca dal mio punto di vista nel momento prima della scelta, la "conversione" è forse risolta troppo velocemente, la si coglie solo più tardi.
Un film meraviglioso, un oscar ultrameritato, Diablo Cody ha scritto con un ritmo spettacolare. I dialoghi di questo film sono la dimostrazione che si possono scrivere dialoghi "attuali" frenetici, brutali, necessari, reali, senza scadere nel chiacchierismo di "the gilmore girls".
Film semplicemente meraviglioso, che va ben oltre le poche pretese che aveva.



Chiudo con Into the Wild. Giudico male questo film perché tempo 10 minuti e mi ha coinvolto con una forza da far quasi male. Una storia che nella società di oggi è quantomeno da illustrare, una storia che non può non aprire la mente di chi non sia un irrimediabile ottuso. Christopher McCandless è da solo una storia perfetta, ma il film non si limita alla riproposizione della storia e del diario del ragazzo, va ben oltre, sceglie una fotografia ottima, trova personaggi secondari incredibili (non ricordo il nome dell'attore che fa il vecchio intagliatore di cuoio, PERFETTO), tiene un ritmo non lento, calmo, il che è diverso, segue il ritmo dei pensieri di un ragazzo che rifiuta la frenesia di una vita che non gli appartiene.
Il punto risolutore è la voce fuori campo della sorella, che mi commuove anche ora solo a pensarci, non so se i monologhi siano tratti dal diario di lei o siano originali o adattati, ma raccontano l'amore vero, altro che 3 metri sotto la spazzatura, questo è amore, un'amore incondizionato un amore che accetta la sofferenza personale nella certezza che questo sia il bene dell'amato.
Un film libero da difetti e profondamente toccante, un film ben recitato anche da Emile Hirsch, basta vedere la foto di MacCandless per riconoscere lo stesso sorriso curioso di Hirsch nel film, ed è forse esclusivamente quel sorriso curioso, sono quegli occhi aperti ad ospitare il mondo che rappresentano MacCandless.

Concludo: l'anno prossimo, l'Oscar datelo pure a casaccio perchè dei due film migliori dell'anno, uno non è stato nominato, l'altro ha semplicemente perso.

Buona visione.

Coltello

Corre. Corre e non si volta. Nessuno la nota, pare essere invisibile, ma io la vedo, la vedo correre tagliando a metà un mondo che nella sua frenetica lentezza non riesce neanche a percepire un corpo estraneo che così violentemente ne viola le regole. Lei non sta suonando un clacson urlando improperi, non sta bruciando semafori rossi, non si avventura tra le auto con il suo scarabeo 50, regalatole dal padre a 14 anni che ha macinato 200km all’anno ed è invecchiato stanco e triste perché vinto da un’orribile sensazione di inutilità. No, lei è una che corre. Oppure no?
Chi è lei? Dove sta andando, dove deve arrivare? Sono le 18, sta tornando, dove sta tornando?Verso quella casa dove la aspetta un marito sposato troppo presto, un matrimonio che non ha già più nulla da dire? Dove un bambino aspetta la mamma di cui sente la mancanza, mentre si diverte annoiandosi alla Playstation? O sta tornando a casa da Barattolo? Il Labrador battezzato da una nipotina vestita di rosa con una gonnellina svolazzante e 2 treccine da Heidi. O forse deve tornare a casa ad occuparsi di quella madre che non ricorda più neanche il nome della figlia? Ma perché corre? Questa pioggia non è così insistente, è quasi un piacevole solletico, non è la pioggia che le suggerisce di correre; correndo non può che guadagnare pochi secondi; forse semplicemente deve prendere un treno, che stupido, non era difficile da capire, sta correndo verso la stazione; ma allora perché non ha svoltato? Avrebbe fatto prima, non avrebbe dovuto correre, no, non sta pensando a ciò che ha davanti, sta pensando a ciò che le è dietro, che la incalza, ha il pensiero al futuro ma gli occhi al passato, adesso si guarderà indietro. No, non si volta, non un segno di interesse da lei per questa città che non la nota mentre lei la sta affettando, mentre lei, corpo estraneo, la percorre senza produrre dolore, rumore, senza una cicatrice. Perché non si volta? Perché non controlla se la sua corsa è stata sufficiente a fuggire da quel marito che abusa di lei? Da quel protettore che le ha promesso un bancone in tv e la ha costretta ad un lampione in tangenziale? Perché non controlla se quel cane senza catena la sta ancora inseguendo? Perché è così sicura che la banca non le abbia fisicamente messo qualcuno dietro perché non paga i suoi debiti? Non si volta. È sicura, non ha bisogno di controllare cosa la incalza alle spalle. E allora? Lei corre in avanti, il suo fisico corre in avanti, ma dove va il suo pensiero, cosa la fa correre? Non sono i sogni di un futuro che potrebbe sfuggire, non sono le paure di un passato che potrebbe rincorrerla, e allora?
E se fosse solo una che corre? Se non ci fosse un motivo? Se la città la stesse ignorando perché alla città non interessa quel corpo estraneo? Se lei stesse correndo come tutti, senza motivo, solo per assecondare una frenesia urbana che ha deciso improvvisamente di farsi rappresentare anche correndo e non fosse un corpo estraneo? Ma lei lo è, lo capisco, lo percepisco, lei corre, nasconde quelle gambe troppo belle per essere nascoste da quei pantaloni che vogliono scoraggiare ogni sguardo malizioso, quei pantaloni così anonimi che cozzano con quel vezzoso cappellino rosso fatto a maglia in un’estate adolescenziale quando a casa, da sola dopo la lite con quel padre che non voleva farla uscire con quel ragazzo troppo grande, quel cappellino era l’unica promessa di quel riscatto sociale che l’università le prometteva; corre e non apre quell’ ombrello che sembra colorato con una di quelle fantasie da ragazza che non vuole abbandonare del tutto la propria adolescenza, ma non per paura, per convinta rivendicazione di un passato prossimo che non può finire perché deve ancora essere riscattato; avevo ragione, non è la pioggia che la fa correre, non la preoccupa, non è un problema quell’acqua su quel cappotto di lana di un colore scuro che è più verde che blu, forse quella pioggia la aiuta nel raggiungere il suo scopo che non esiste, perché lei è solo una che corre.
Attraversa tagliandola una città indifferente con la leggerezza e la facilità con cui un coltello taglia un fiume: senza ostacolo e senza produrre alcun effetto; ma forse oggi no, oggi io l’ho notata, oggi lei mi ha costretto a notarla e qualcosa è cambiato, lei corre ma non è invisibile. Eppure lei è solo una che corre. Non è proiettata verso il futuro, non fugge da un passato che rinnega. Lei è solo una che corre. Lei è solo una che corre! Lei è solo una che corre?

Racconti

Mi sono trovato in più di un'occasione a pensare a delle persone o a delle situazioni che mi colpiscono, mi distraggono, mi incuriosiscono, ed ogni tanto ho voluto scrivere le mie impressioni. Mi sono accorto con il tempo di aver lentamente messo insieme pochi pezzi di un mosaico probabilmente non molto bello, sicuramente molto complesso, che forse altro non è che la complessità della vita e la meraviglia delle diversità di cui si compone.

Ho deciso di pubblicare qui questi racconti, forse uno alla settimana, tanto per staccare la spina dai miei rompimenti di coglioni per cadere nei miei vaneggiamenti.

Buona lettura (sperando non legga gente che si intende di letteratura e abbia voglia di andarci giù peso con le critiche).

mercoledì 26 marzo 2008

Pallavolo: sport completo o sport mancato?

Mi sono sempre interrogato su questo sport: è la sintesi di sport di squadra e sport individuale o è negazione di entrambi.

Frequenti scontri con chi questo sport lo ama mi hanno portato a voler parlare anche di questo.
Per come la vedo io il bello dello sport individuale è lo scontro psicologico, non mi piace il prevalere del fisico, apprezzo lo scontro tecnico e tattico, ma mai fisico; non mi piace il sollevamento pesi, non mi appassiona l'atletica, mi annoia il nuoto (adoro i tuffi, tutto tecnica e psicologia), sono sport che seguo solo a livello di nazionali, quando c'è da tifare.
Il bello dello sport di squadra è la tattica, adoro il Basket europeo, odio l'NBA, il primo è uno SPORT DI SQUADRA, il secondo è un one man show di atleti fenomenali, come tecnica ma sopratutto come fisico.

Fatte le premesse su quelli che sono i miei gusti cerco di inserire la pallavolo da un punto di vista psicologico e tattico.
Guardo un Federer-Nadal o un Williams-Henin e oltre a notare un differenza tecnica, vedo un gioco psicologico, vedo che ognuno fa forza sui propri pregi, vedo che ogni punto ha un valore diverso a seconda di come pensi che l'altro potrebbe reagirvi. Vedo che se vai sotto di un break o ti riprendi da solo o perdi.
Poi guardo la pallavolo e vedo che in ricezione entra il libero, quindi ad esempio la psiche di quella banda di 2,20 che non sa difendere non è un grosso problema, vedo che sono in 6 a gestire una partita e se va in crisi uno lo possono ritirare su gli altri o lo può sostituire il mister, vedo cioè che la psiche dei giocatori non è mai messa in una crisi da aut aut (piccola notazione, ho letto "out out" da un binbominkia che si lamentava della riforma Fioroni) solo quando un giocatore serve sul match point altrui ha una vera pressione addosso, ma è una pressione che dura il tempo di un gesto tecnico, è solo un momento della partita e vale per un solo giocatore. A livello psicologico è uno sport che non ha la difficoltà, la spettacolarità del Tennis, del Ciclismo ma anche dei tuffi. Paga moltissimo sotto questo punto di vista.

Da un punto di vista tattico, vedo sport diversissimi, il Football americano, con azioni brevi quanto quelle di pallavolo ma con giocatori che DEVONO conoscere a memoria CENTINAIA di schemi, e in carriera ne giocano più di mille, disegnati a tavolino, vedo il Calcio, che è la massima espressione della tattica applicata allo sport, penso in italia non ci sia neanche bisogno di sottolineare il perchè, vedo il Basket, dove la complessità dei ruoli, degli schemi, delle sostituzioni, permettono una variabilità virtualmente infinita di possibilità, uno mi dirà "eh va beh, quasi tutti palla al play, pick and roll, penetra e scarica sulla guardia o sull'ala" a chi dice così suggerisco di guardare una partita di Capo d'Orlando, una di Roma e una di Siena, per rendersi conto di quanto vario può essere questo sport.
Guardo la pallavolo e cosa abbiamo?
1-la palla la tocchi 3 volte, alla terza deve andare di la
2-non la puoi trattenere
questo a livello tattico ammazza tutto: il primo tocco è necessariamente il tentativo di salvare il punto in modo tale che la palla sia giocabile, generalmente il secondo spetta all'alzatore, che ha 2 sole scelte: la conclusione o l'assist, non può temporeggiare, non può iniziare un nuovo gioco; se sceglie la conclusione, ha solo delle variabili tecniche, delle scelte su dove e come cercare di fare il punto, non ha opzioni tattiche (ad esempio nel tennis la tatticha c'è, nell'aprirsi il campo, nello spiazzare l'avversario, nella pallavolo ognuno ha la sua zona e la palla non ti torna subito, non puoi dunque aprirti il campo perchè quando ti torna la palla il campo è già chiuso da una vita); se scegli l'unica opzione "tattica" può decidere se alzare, che io sappia a 3 giocatori, banda, opposto o centrale, quindi le ozpioni di un alzatore, che è il perno tattico della squadra, sono 4, conclusione o un passaggio a uno dei 3, un regista di Basket può portare la palla, può concludere da 3 o 2 punti (la differenza tattica è enorme anche nel tipo di tiro, tra un tiro da 3 da pick and roll e una penetrazione in faccia al centro, c'è grande differenza tattica, tra un lob e una schiacciata di un alzatore ad occhio c'è differenza quasi esclusivamente tecnica), può far partire schemi di ogni tipo, ha un numero di opzioni virtualmente infinito, il pallavolista ne ha 4 e non si scappa; se si prende in considerazione poi il calcio che non ha limiti di tempo, le ozpioni tattiche sono effettivamente SEMPRE infinite. Si giunge al terzo ed ultimo passaggio dell'azione di pallavolo, la finalizzazione, la palla arriva a te, non c'è muro che tenga, devi "tirare" devi cercare il punto, non puoi far altro, sta a te cercare di fare il punto, un terzo del gioco della pallavolo si esaurisce, nel calcio, al momento in cui l'attaccante è solo davanti al portiere ED HA GIA' DECISO DI NON DRIBLARLO, FINTARE O PASSARE LA PALLA (cosa che invece potrebbe tranquillamente fare).

Quindi la pallavolo psicologicamente non "vale" il tennis o il ciclismo, o comunque uno sport individuale; tatticamente non vale il calcio, il basket, o il ciclismo (se qualcuno chiede posso parlare della tattica nel ciclismo e portare ad esempio il meraviglioso mondiale di Zolder vinto da Cipollini, capolavoro tattico molto più che fisico e tecnico; tecnicamente non vale ginnastica ritmica e figuriamoci artistica; fisicamente non vale nuoto, podismo, ciclismo.

Ma la mia perplessità qual'è? La Pallavolo è compromesso, è sintesi tra tattica, tecnica, fisico e psicologia o è negazione delle 4? La pallavolo è cioè sport abbasanza tattico, abbastanza tecnico, abbastanza fisico e abbastanza psicologico da essere sintesi di tutti gli aspetti salienti delle discipline sportive ovvero è tatticamente limitante, fisicamente non provante, psicologicamente semplice e tecnicamente non impegnativo?

La mia impressione è che questo sport manchi sotto ogni punto di vista e che pecchi di "cerchiobottismo", cioè per farle tutte non ne è venuta bene una, e delle partite non si resce ad apprezzare effettivamente nulla. Dalla mia c'è il fatto che una mia piccolissima statistica tra conoscenti vuole che la pallavolo la segua solo chi gioca e tifa o simpatizza, invece partite di calcio, di basket, Giro e Tour, Roland Garros e Wimbledon, le segua anche gente che questi sport non li ha mai praticati, il che farebbe pensare che sia uno sport che non offre un vero spettacolo se non agli addetti ai lavori; mentre gli altri sport che citavo sono seguiti anche da terzi che apprezzano, a seconda del gioco, una o due categorie delle 4 che citavo ad altissimo livello piuttosto che tutte e 4 ma a livello piuttosto basso.

Sperando che qualcuno sia in disaccordo e mi dia l'opportunità di polemizzare, vi saluto.

Buono sport.

Par condicio

L'articolo di repubblica.it

Secondo il monitoraggio dell'ultima fase di campagna elettorale
è stato dato troppo spazio a Pd e Pdl. Con preferenza a quest'ultimo
Par condicio, il richiamo del Garante
"Servono telegiornali più equilibrati"
Le percentuali dal 10 al 17 marzo: sui tg della Rai al Pdl il 37,24% contro il 29,75% del Pd
Sulle reti Mediaset il Pdl registra il 45,99% contro il 23,80% del Pd


Ora si discute tanto di par condicio, o meglio, ne discute Berlusconi, io mi sono interrogato sulla questione e non riesco a trovare un valido motivo per cui una forza politica debba avere, prima delle elezioni, più spazio di un'altra.
Mettendo da parte il problema tutto italiano del conflitto di interessi in ambito televisivo, è giusto permettere a chiunque di farsi pubblicità spendendo quanto vuole e garantire così a chi maggiori possibilità economiche ha di avere maggiore visibilità e possibilità quindi di essere votato?
In Italia, bocciati dal Referendum i finanziamenti pubblici ai partiti, questi sono rientrati dalla finestra facendosi chiamare rimborso elettorale; detto in Italiano, milioni di euro restituiti in base ai voti ottenuti in fase di elezione.
Il che significa che chi più ha, più spende, dopo le elezioni rientra in parte più o meno significativa dell'esborso (solo Forza Italia è sempre andato in passivo con questi conti. Immaginate il partito più grande d'Italia, che prende quindi il rimborso più alto, quanto spende di campagna elettorale...), ma una spesa così alta, e la richiesta di libertà di ulteriore spesa, che porterebbe conseguentemente a grande ricerca di fondi a cosa porterebbe? Prendiamo lo scenario attuale.
Berlusconi ha libertà di spesa e sa che di rimborso elettorale rientrerà approssimativamente della cifra "x", lui finanzia di tasca propria le proprie campagne, già oggi spende circa 2x, reclama maggiore libertà, ammettiamo che arrivi a spendere 5x (dato più pessimista che realista), bene, quei 4x di cui è andato sotto (rendiamoci conto che ogni x sono una decina di milioni) chi glieli restituisce?
Nessuno al mondo butta 40milioni nel cesso solo per lo sfizio di governare un paese, tra l'altro in un momento complesso come questo dal quale un politico ultra settantenne avrebbe tutti gli interessi a distaccarsi, ammettendo il fallimento della propria generazione politica e l'impossibilità di una rinascita. E' evidente, quei 40 milioni in qualche modo devono rientrare, berlusconi non li prenderà certo dalle casse dello stato, ma come è stato per l'abbassamento delle tasse ai più ricchi, per i condoni fiscali (più di 400 milioni condonati per Mediaset), per la tassa di successione, e per la Gasparri che costringe l'UE a multare l'Italia, lasciando perdere le questioni penali, dovrà rientrare di quei 40 milioni.
Dall'altra parte prendiamo il PD, Veltroni i soldi suoi non li ha, se vuole competere con Berlusconi deve spendere anche lui quei 5x, o qualcosa di molto simile, come fa uno che non è miliardario a trovare 50 milioni? Banche ed Assicurazioni, che sono i veri signori del paese. Mi finanziano la campagna elettorale ed evidentemente poi Bersani le liberalizzazioni non le potrà fare, se anche non ci fosse un accordo scritto, mi pare evidente che se uno mi finanzia la campagna elettorale quantomeno io non gli rompo i coglioni, se non proprio lo agevolo.
Questo per i partiti principali, ma tutti gli altri, in scala ridotta, farebbero lo stesso, con quale risultato?
Con il risultato che se siano le aziende di Berlusconi, di De Benedetti, degli Agnelli, di Caltagirone, Geronzi o chi altro, non importa, ci sono milioni di euro di "ringraziamenti" da fare, e questo sulle spalle di chi? Ovviamente sulle nostre, che abbiamo un sistema assicurativo che fa impressione, tutti i continui furti di periti e carrozzieri, impiegati e automobilisti, le cause per ogni sciocchezza le paghiamo noi con delle RCA che fanno spavento, per citare una polizza che, essendo obbligatoria, è una tassa ai privati. Sulle nostre che abbiamo i costi bancari più alti del mondo. Sulle nostre che viviamo in un paese comandato da lobbies e cartelli, in faccia ad un antitrust che semplicemente non funziona.

Eio devo sentire adesso su Sky, nel programma della Latella, Bonaiuti dire "gli italiani vogliono eliminare la legge sulla par condicio"? Ma come si permette il signor Bonaiuti di andare in pubblico a dire cosa voglio io? E come si permette di dire che io voglio una legge che spinga il mio paese al protezionismo dei soliti trust? Che siano di Berlusconi, che siano le banche, le assicurazioni o i petrolieri.
Come si permette Bonaiuti di credere che noi italiani siamo tutti idioti che amano talmente tanto i propri politici da averli sempre tra i piedi anche a costo di rovinarsi la vita per favorire i gruppi di potere già fin troppo consolidati nel paese?

Esiste poi un'altra corrente di pensiero sulla par condicio, che è più propria dei moderati di sinistra, oggi PD (mai voci ufficiali dal PD, sono voci che ho raccolto personalmente) che vorrebbero una par condicio basata sugli ultimi risultati elettorali.
Questo sistema è meno pericoloso, perché comunque non permette il delirio di spesa personale, ma è profondamente ingiusto: è un sistema oligarchico che fa sì che un giovane che voglia avvicinarsi alla politica debba necessariamente entrare, e probabilmente farsi stritolare, dagli ingranaggi dei partiti più grandi per giungere alla ribalta pubblica solo una volta che l'uomo sia ormai un pezzo di partito, non un uomo con delle idee, ma un portavoce di idee costruite a tavolino.

Insomma viva la par condicio, la possibilità per tutti di dire come la pensano su cosa e siano le elezioni future a determinare chi si sia mosso meglio in sede di campagna elettorale.
Esistono mille modi per fare campagna elettorale, almeno il più democratico, la televisione, lasciatecela!!!

Auguri Italia.

martedì 25 marzo 2008

Fascismo-Comunismo e lo stupro della lingua

Continuo ad imbattermi in gente che si proclama con orgoglio fascista; in berluscones che parlano di comunisti; in revisionisti (ma anche sionisti, geniale questo nostro paese) che ci tengono a precisare che il comunismo ha prodotto più morti del nazismo.

Ora io mi chiedo, ma perchè ognuno usa le parole come gli pare?

Vediamo se si riesce a far chiarezza.

Come punto di partenza è singolare che il fascismo sia rivendicato da chi oggi vota democristiano e si professa di destra, poichè il fascismo è semplicemente SOCIALISMO cui è aggiunto un senso di forte appartenenza statale, e si giunge al nazional-socialismo; il fascismo altro non è se non nazional-socialismo (cioè sinistra) imperniato su razzismo, squadrismo, imperialismo ed amore per la guerra.
Ne segue che chi oggi si dichiari fascista altro non è se non un razzista, squadrista e guerrafondaio, altrimenti si definirebbe "nazional-socialista" (e ricordiamoci che il socialismo è sinistra).

Il comunismo è una cosa che non è interpretabile, Marx ed Engels le hanno scritte le loro teorizzazioni, il comunismo è praticamente una scienza esatta, una dottrina sociale che forse non è neanche utopia, una dottrina economica fallimentare a dir poco, ma che con Joseph Stalin non ha nulla a che vedere (stesso dicasi per Tito) e basterebbe avere una vaa idea del testamento ideologico che Lenin si preoccupò di lasciare poco prima della sua morte.
La dittatura del proletariato di cui si parla nel Manifesto e nel Capitale nulla hanno a che vedere con la dittatura di un tiranno schizofrenico come Stalin, ed è per questo che è stato coniato il termine Stalinismo e non ad esempio "Leninismo", essendo il secondo con poche distinzioni, riconducibile appunto al comunismo.
Stesso dicasi per il nazional-socialismo (dico, ma qualcuno conosce il nome del partito di Hitler prima di trasformarlo in Partito Nazista?) diventato Fascismo, Nazismo, o Franchismo (in un caso piuttosto differente però) perchè semplicemente non si può in "nazional" inserire i disastri che Hitler, Mussolini e Franco hanno aggiunto a dottrine socio-economiche perfettamente delineate.
Dire che il comunismo non funziona, e non ci va manco vicino, è diverso da dire che ha prodotti milioni di morti nei gulag, la differenza è quella che passa tra verità e menzogna. In Italia tra cultura ed ignoranza da populismo.

Francamente il terrore rosso statunitense o da berluscones non ho la pazienza di trattarlo ora, è ovviamente un fenomeno mediatico.
Basterebbe usare le parole per il significato che è loro proprio invece che "random" si capirebbe ad esempio che usare comunismo per parlare di un partito con una come la Binetti dentro è più o meno ridicolo; che sostenere che oggi in Russia ci sia il comunismo, quando è il paese più ultracapitalista del pianeta, lo è altrettanto, e via andando.

Buon italiano...

lunedì 24 marzo 2008

Magdi Allam e la conversione mediatica

L'articolo di repubblica.it

"La mia conversione al cattolicesimo è i punto di approdo di una graduale meditazione. Ho raggiunto la consapevolezza - scrive in una lunga lettera pubblica sul Corriere - che la radice del male è insita in un islam che è fisiologicamente violento e storicamente conflittuale"

Ora io mi chiedo due cose:

1-Come ci si fa a convertire al cattolicesimo? Cioè, impressione mia era che dopo Martin Lutero il cattolicesimo fosse morto, ho sempre inteso il protestantesimo semplicemente come un cattolicesimo senza lo Stato del Vaticano. Mi pare che il cattolicesimo sia l'unica confessione tecnicamente sbagliata, e invece ad oggi un uomo che vive in Italia, che ha sentito prima Bagnasco e poi Ruini parlare di tutto, dimostrare che il cattolicesimo rivendica un ruolo politico in stati sovrani, rivendicare l'adozione in paesi sovrani di leggi che violano l'unico comandamento decente della religione cristiana (ama il prossimo tuo come te stesso),
ha deciso di accettare questa confessione come meritevole della propria osservanza spirituale. Ma io mi domando, una conversione è un fattore spirituale, credi nel dio cristiano invece che nel dio musulmano, e per quale motivo, una volta scelto il dio scegli di osservare i dettami di chi, stante lo stesso dio, invece che dirti di coltivare la tua spiritualità e farti da essa guidare nella vita, ti dice di pubblicizzare la tua confessione, promuovere un' organizzazione che persegue anche il profitto (in barba al primo comunista della storia, che era quel Gesù cui offri obbedienza)
e costringere gli altri a sottostare ai tuoi dettami religiosi?
Eppure io sapevo "ama il prossimo tuo come te stesso", perché convertirsi oggi, convincersi che il dio cristiano è quello "giusto" e poi scegliere una confessione che apertamente, dichiaratamente, scientemente, persegue invece un comandamento che recita "ama il prossimo tuo dopo che lo hai costretto ad essere come te stesso"?
Bene o male l'unica vera testimonianza del dio cristiano sono quei 10 comandamenti (già falsificati nel Concilio di Nicea del 787 quando fu eliminato il secondo comandamento per agevolare il merchandising, ha modificato "non commettere adulterio" con "non commettere atti impuri" e fu data una versione del decimo che non presentasse, come era invece stante la parola di dio, equiparata ad un asino, uno schiavo- mancava, lo schiavismo-, o un bue) che dovrebbero essere la volontà di quel dio che vorrebbe amore per il prossimo nostro.
Beh, Magdi Allam compie una scelta che così, ad occhio, sembrerebbe poco intelligente, poco sensata, ma forse un senso lo si ritrova nella mia seconda perplessità.

2-"la radice del male è insita in un islam che è fisiologicamente violento"
Uno che sostenga questa cosa (a parte il fatto che io ho sempre sentito parlare di fede, la scelta di cambiare confessione la capisco perfettamente, si tratta di stabilire chi interpreta meglio la tua religione, la scelta di cambiare divinità da venerare mi pare ridicola: e la fede? Decidere di abbandonare una divinità perché non ti piace come si comporta la comunità che sostiene di seguirne gli insegnamenti mi pare un modo ipocrita di giustificare una scelta singolare.) con quale faccia si slancia in un gesto palesemente provocatorio come la conversione pubblica, quasi evento mediatico, nel paese di chi, da presidente del consiglio sostenne che "Noi dobbiamo essere consapevoli della superiorità della nostra civiltà", nel paese che ospita le gerarchie ecclesiastiche dell'altra religione più diffusa nel mondo, quelle gerarchie che già hanno dimostrato scarsa attenzione alle parole come nella Conferenza di Ratisbona?

In sostanza a me questo gesto di Magdi Allam sembra un'azione se non terrificante perché meditata, desolante perché troppo ingenuamente pericolosa.
Allam accusa l'islam di violenza e si presta, o sceglie, una provocazione eclatante sbattuta in faccia a chi mosso dalla "radice dell'odio" è "fisiologicamente violento".
Un gesto stupido e decisamente irresponsabile, per come la vedo io la religione è cosa privata, mai pubblica, mai provocazione.

domenica 23 marzo 2008

Benvenuti a tutti (???)

Chi lo sa se qualcuno verrà mai a ficcare il naso nei meandri delle mie elucubrazioni mentali, nel frattempo alle 6.10 di un giorno di Pasqua scrivo il mio primo post su un blog.
Se vi aiutasse a capire il personaggio mi sono alzato alle 6 per guardare un gran premio...




...che inizia alle 8.
Approfitto di questo tempo per scrivere qui perchè non ho altro da fare e mi sentirei troppo idiota ad ammettere che ho semplicemente messo la sveglia a caso perchè "in oriente i gp sono alle 6 di mattina".


Bene, dunque benvenuti; in questo blog ho intenzione di scrivere quello che penso, e se volete, potete dedurre da questo ciò che sono, perchè in linea di massima non ho intenzione di parlare degli affari miei o di riempire questo blog di "xke" o "sei bravixximo" (magari però con tutti i "perchè" con l'accento al contrario...).

Ciao e grazie a tutti i curiosi e a breve comincerò a rendervi partecipi dei miei deliri, sperando di trovare qualcuno che abbia voglia di dirmi la sua sui temi che tratterò.