giovedì 27 marzo 2008

Coltello

Corre. Corre e non si volta. Nessuno la nota, pare essere invisibile, ma io la vedo, la vedo correre tagliando a metà un mondo che nella sua frenetica lentezza non riesce neanche a percepire un corpo estraneo che così violentemente ne viola le regole. Lei non sta suonando un clacson urlando improperi, non sta bruciando semafori rossi, non si avventura tra le auto con il suo scarabeo 50, regalatole dal padre a 14 anni che ha macinato 200km all’anno ed è invecchiato stanco e triste perché vinto da un’orribile sensazione di inutilità. No, lei è una che corre. Oppure no?
Chi è lei? Dove sta andando, dove deve arrivare? Sono le 18, sta tornando, dove sta tornando?Verso quella casa dove la aspetta un marito sposato troppo presto, un matrimonio che non ha già più nulla da dire? Dove un bambino aspetta la mamma di cui sente la mancanza, mentre si diverte annoiandosi alla Playstation? O sta tornando a casa da Barattolo? Il Labrador battezzato da una nipotina vestita di rosa con una gonnellina svolazzante e 2 treccine da Heidi. O forse deve tornare a casa ad occuparsi di quella madre che non ricorda più neanche il nome della figlia? Ma perché corre? Questa pioggia non è così insistente, è quasi un piacevole solletico, non è la pioggia che le suggerisce di correre; correndo non può che guadagnare pochi secondi; forse semplicemente deve prendere un treno, che stupido, non era difficile da capire, sta correndo verso la stazione; ma allora perché non ha svoltato? Avrebbe fatto prima, non avrebbe dovuto correre, no, non sta pensando a ciò che ha davanti, sta pensando a ciò che le è dietro, che la incalza, ha il pensiero al futuro ma gli occhi al passato, adesso si guarderà indietro. No, non si volta, non un segno di interesse da lei per questa città che non la nota mentre lei la sta affettando, mentre lei, corpo estraneo, la percorre senza produrre dolore, rumore, senza una cicatrice. Perché non si volta? Perché non controlla se la sua corsa è stata sufficiente a fuggire da quel marito che abusa di lei? Da quel protettore che le ha promesso un bancone in tv e la ha costretta ad un lampione in tangenziale? Perché non controlla se quel cane senza catena la sta ancora inseguendo? Perché è così sicura che la banca non le abbia fisicamente messo qualcuno dietro perché non paga i suoi debiti? Non si volta. È sicura, non ha bisogno di controllare cosa la incalza alle spalle. E allora? Lei corre in avanti, il suo fisico corre in avanti, ma dove va il suo pensiero, cosa la fa correre? Non sono i sogni di un futuro che potrebbe sfuggire, non sono le paure di un passato che potrebbe rincorrerla, e allora?
E se fosse solo una che corre? Se non ci fosse un motivo? Se la città la stesse ignorando perché alla città non interessa quel corpo estraneo? Se lei stesse correndo come tutti, senza motivo, solo per assecondare una frenesia urbana che ha deciso improvvisamente di farsi rappresentare anche correndo e non fosse un corpo estraneo? Ma lei lo è, lo capisco, lo percepisco, lei corre, nasconde quelle gambe troppo belle per essere nascoste da quei pantaloni che vogliono scoraggiare ogni sguardo malizioso, quei pantaloni così anonimi che cozzano con quel vezzoso cappellino rosso fatto a maglia in un’estate adolescenziale quando a casa, da sola dopo la lite con quel padre che non voleva farla uscire con quel ragazzo troppo grande, quel cappellino era l’unica promessa di quel riscatto sociale che l’università le prometteva; corre e non apre quell’ ombrello che sembra colorato con una di quelle fantasie da ragazza che non vuole abbandonare del tutto la propria adolescenza, ma non per paura, per convinta rivendicazione di un passato prossimo che non può finire perché deve ancora essere riscattato; avevo ragione, non è la pioggia che la fa correre, non la preoccupa, non è un problema quell’acqua su quel cappotto di lana di un colore scuro che è più verde che blu, forse quella pioggia la aiuta nel raggiungere il suo scopo che non esiste, perché lei è solo una che corre.
Attraversa tagliandola una città indifferente con la leggerezza e la facilità con cui un coltello taglia un fiume: senza ostacolo e senza produrre alcun effetto; ma forse oggi no, oggi io l’ho notata, oggi lei mi ha costretto a notarla e qualcosa è cambiato, lei corre ma non è invisibile. Eppure lei è solo una che corre. Non è proiettata verso il futuro, non fugge da un passato che rinnega. Lei è solo una che corre. Lei è solo una che corre! Lei è solo una che corre?

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