domenica 24 marzo 2013

Sepang 2013 Vettel vs Webber

Oggi ennesima dimostrazione di quanto grande sia un pilota come Vettel. Non riesco ad esimermi dal commentare l'ennesima dimostrazione di classe di quello che è l'unico pilota (e ogni riferimento a spioni spagnoli è assolutamente evidente) attualmente in pista a poter pensare di essere l'erede di quella dinastia di fenomeni che dopo l'abbandono di Mansell e Prost è andata avanti solo con un pilota per volta, che ha lasciato il testimone al successivo: prima Senna, poi Schumacher, oggi Vettel.

Con una strategia scellerata Red Bull col primo Pit Stop retrocede Vettel che alla fine decide di farsi giustizia da solo.
Già da ieri in qualifica con pista bagnata si poteva intuire qualcosa, con Vettel in pole con 1:49:684, Webber quinto con 1:52:244.
Oggi in gara dopo l'ultimo Pit Stop (giro 41) Webber rientra in pista poco prima di Vettel e parte il duello. Al giro 45 Vettel decide che è l'ora di far vedere chi comanda e sul rettilineo del traguardo passa dove lo spazio non c'è, incrocia le traiettorie verso la curva 3, dove passa all'esterno, bacchetta Webber e va a vincere la gara con mezzo secondo al giro di ritmo in più.


A fine gara partono i piagnistei di Webber, i primi direttamente dalla fidanzata che piagnucola sventolandosi col ventaglio, poi i suoi senza ventaglio.
E mi chiedo: cos'è lo sport se non il tentativo di arrivare primi? Di VINCERE? Perchè nella storia, nei cuori, rimangono coloro ai quali fa schifo il secondo posto? Perchè ancora oggi, a nove anni dalla morte, si trovano per strada più scritte per Pantani che per Ivan Basso? Perchè lo sportivo che emoziona è quello che non molla, che non fa giochetti, che lotta e prova il tutto per tutto per vincere, perchè è vincere che conta, non firmare i contratti con gli sponsor, quella è roba per burocrati, non per atleti.
Oggi Vettel ha dimostrato una volta su tutte di essere un pilota vero, un atleta vero, uno sportivo vero, un fenomeno vero.
E quindi chiudo con un GRAZIE SEB, perchè uno sport fatto di tanti Vettel è uno sport magnifico da godere, uno sport fatto di questo Webber piagnucolante è solo una gran rottura e una prova di masturbazione degli ingegneri. Io preferisco lo sport in pista, la lotta, la battaglia, e lo spettacolo.

domenica 10 marzo 2013

Educazione Siberiana

Voglio spendere due parole sul nuovo lavoro di Gabriele Salvatores. Tratto dall'omonimo romanzo di Nicolai Lilin il film tratta la storia di due ragazzi cresciuti in Transnistria, regione del Sud dell' URSS utilizzata da Stalin per levarsi dai piedi i piantagrane. Una popolazione formatasi attorno a tante tribù di criminali e tenuta emarginata dal resto dell'Unione Sovietica dal freddo e dai chilometri. La storia narra del codice di onore, sostanzialmente anarchico, di una di queste tribù e di come un patriarca (Kuzja, interpretato da Malkovich) cresca il nipote Kolyma. Il film si impernia sulle relazioni tra bambini che si formano crescendo con un codice d'onore tanto rigido e particolare. Kolyma cresce facendolo proprio, l'amico Gagarin se ne discosta per avere un approccio più pragmatico, o forse edonista, alla vita, di quanto il codice permettesse. La sceneggiatura offriva tanti spunti interessanti ma Salvatores si perde in un ritmo lentissimo che fa sì che i tanti temi interessanti (sostanzialmente il rapporto di Kolyma, che dovrebbe essere il protagonista, con il nonno, con l'amico, con l'amica Xenja, ragazza ritardata, e con se stesso) siano solo accennati per poi perdersi in pause che a me sono risultate francamente noiose. I ritmi lenti li ho sempre digeriti con una certa fatica ma in questo caso si ha anche una storia che per nulla si presta a certi ritmi di narrazione. Alla fine del film resta in bocca l'amaro di un'occasione sprecata per fare un film veramente compiuto. Salvatores dribbla la violenza visiva, ma anche psicologica, accenna solamente ai turbamenti dei protagonisti e alla fine lascia l'impressione di non aver compicciato niente, di aver cincischiato molto e non aver concluso nulla.
Sulla regia poco da dire, anche sulla fotografia, tutto non sgradevole ma senza picchi. Tradisce la sceneggiatura, forse anche il montaggio. Rimane solo la bella scena della giostra, quella in cui viene scoperta ben più di quella, lunghissima, in cui viene goduta (esempio di tempo sprecato: hai molte cose da raccontare, scegli un ritmo lentissimo, almeno queste parentesi sarebbero da evitarsi se per concedersele poi mancano aspetti ben più importanti).
Insomma per vedere un prodotto italiano consiglio sempre di andare al cinema ma giusto per autarchia, perchè altrimenti suggerirei di aspettarlo su SKY.