domenica 24 luglio 2011

Veleno

Un quarto alle dieci e Veleno è seduto da Mario davanti a una grappa e un posacicche pieno. Una foto di donna gli brucia da dentro la giacca, chiaramente dalla parte del cuore. Veleno è uno che non prega, Veleno a 13 anni disse, ma che cazzo vuole questo Dio da me? Io le cose me le faccio da solo, vada a fare in culo lui e i suoi soldi. Il pederasta incappucciato con la croce al collo provò a raddrizzarlo alla maniera degli uomini incappucciati. Veleno a 13 anni ha dimostrato che nel culo di un uomo incappucciato un badile ci entra tutto. Poi quello muore, ma la scienza richiede sacrifici ed oggi a Saint Sulpice si sa dove può stare un badile, grazie a Veleno. Ha ancora il gambo di sedano in bocca ma il Bloody Mary l'ha finito da un pezzo, il terzo. Veleno beve solo Bloody Mary. Quando passò a Death Town un gruppo di balordi gli fece notare che bere Bloody Mary è bere da finocchi. La città non si chiamava Death Town prima di quel giorno, ma dall'altra parte della valle hanno visto un bellissimo falò. Veleno scorre i fogliacci delle taglie, otto. Ha fatto i suoi conti, quel coglione dello Scintilla gli dovrà abbastanza soldi da aprirsi finalmente il suo bordello e vivere nella veranda a bere Bloody Mary guardando le sue puttane che lo mantengono. Il palazzo lo ha già scelto, ma è a Crossing Deep, e a Crossing Deep le cose non si prendono come di solito preferisce fare Veleno, si devono comprare, o lo Scintilla crea problemi. In tasca mette le quattro taglie che deve riscuotere, nel sacco le quattro teste dei Fratelli Storpi; era storpio solo il maggiore ma gli altri tre erano solo leccapiedi dello Storpio e si fa prima così, tanto che senso ha impararsi il nome di uno che serve solo per scambiare la sua testa con il denaro per il bordello.
Allo scintilla hanno combinato diversi casini, a Veleno non gliene batte un cazzo, anzi, i giochetti che ha combinato lo Zippo gli erano proprio piaciuti, ed ha pure imparato qualcosa. L'Elegantone, il Benzina, BlackJack e il Piegato.

venerdì 22 luglio 2011

Il Benzina

Il Benzina si sveglia di soprassalto sputando una bestemmia sul cuscino sudato. La puttana che gli giace accanto sobbalza e il Benzina risolve la situazione con un calcio nel culo che la vola giù dal letto. Ci mette poco a vestirsi e a partire col primo giro di Whisky. La Colt a destra, il Winchester in spalla imbragato sui cinturoni incrociati. Nessuno ha mai capito da che cosa venga Benzina, ma il nome gliel'ha dato il vecchio del suo vecchio, un uomo dei tempi che furono, uno di quelli che si muoveva con quelle carcasse di ferro che oggi disegnano le piste delle carovane attraverso il deserto. La caccia pare andare a rilento, non è che gliene freghi poi niente di infilare la testa di quel tale in mezzo al cappio di Devine City, ma quando ha lanciato la moneta è uscita croce, e la sua moneta quando chiede una croce, deve avere una croce. Gli sono sempre stati sui coglioni quegli incappucciati che parlano di croci e di un tizio che crea tutto, fa di qui e fa di là, ce l'ha lungo mezzo metro, ma ha sempre bisogno che il Benzina dia il proprio denaro ai suoi grassi incappucciati pederasti. Il Benzina è uomo generoso, ha sempre avuto un argomento per ognuno di quei grassoni incappucciati, uno degli argomenti del Winchester che porta in spalla, ma all'educazione ci tiene e mai si permetterà di lasciare una delle loro richieste senza una delle sue risposte. Ma coi suoi morti, beh, una croce sulla buca ce la mette sempre, gli pare quasi dovuto, soprattutto per quelli che gli sono costati una certa fatica o un certo ingegno.
Il Benzina esce dal Tango 'n' Tango pensando che non ne bastava uno di coglioni che si chiama Tango, ce ne volevano due, e che si trovassero pure!Bah...
E' in quel momento che vede un merdoso mangiafagioli volargli incontro con un cavallo da dritto urlando come un invasato. Il Benzina si è appena alzato ed ha mal di testa, se quel coglione avesse avuto uno di quei ronzini da mangiafagioli lo avrebbe già steso col fedele Winchester assicurandosi poi di spiegargli che non si fa rumore vicino al Benzina quando il Benzina si è appena alzato sbronzo accanto a una puttana che non lo ha svegliato all'alba come avrebbe dovuto. Ma quel cavallo è un cavallo da pistolero, e quel mangiafagioli l'ha rubato, e se ha tutto quel pepe al culo, il pistolero ce lo avrà dietro, e il Benzina ha bisogno di saperne di più. Lo tira giù con un'asse di legno, il cavallo lo fermano i passanti venti metri più in giù, il mangiafagioli lo ferma il terreno con un tonfo sordo. Si riprenderà tra una mezz'ora, nel frattempo il Benzina metterà quel cavallo da pistolero sotto la sua sella.

martedì 19 luglio 2011

L'Ele

Esistono esistono, eccome se esistono quelle balle di rovi che rotolano per il deserto. Ele lo chiamano, che cazzo di soprannome, ma Elegantone era troppo lungo. Il risolvere i problemi di chi lo chiamava Eleonora non è mai costato più di un paio di proiettili. Sotto quel centimetro di sabbia e quel cappellaccio nero, ancora più sotto, ben nascosto sotto un mese di deserto, c'è l'Ele, quella roccia non è comoda, ma è più faticoso pensarci che adattare il culo a quegli spigoli. Un filo di erba diavola in bocca mentre rolla una canna. Il trasporto passerà tra qualche ora, quando il sole finalmente deciderà di andare a rompere i coglioni a quegli stronzi che fanno pascolare le loro vacche al di là del Picco Nero. Gli serve un cavallo, quel messicano mangiafagioli gli aveva rubato il suo, beh, sarà contento di averlo scambiato per quei merdosi dei suoi 5 fratelli e quella vacca della madre dei suoi figli. Quelli no, l'Ele i bambini non li ammazza, ma dal Mercante c'ha fatto 60 pezzi, 15 per i maschi e 5 per le femmine. Ma il cavallo non ha intenzione di comprarselo, per poi magari vederselo rubare da un altro schifoso gringo mangiafagioli. L'attesa non l'ha mai infastidito, l'Ele è uno che aspetta, e pensa. Pensa molto, risolve un sacco di problemi, e non spiega mai un cazzo a nessuno. Sono tre quelle mosche, una però non si ferma, è bene che lo faccia alla svelta. L'Ele finisce la canna e la accende sulla brace che gli ha fatto compagnia dalla notte scorsa. La terza mosca, quella impertinente, finalmente si ferma, sulla punta dello stivale destro, quello che nell'incrocio resta sotto. Lo sguardo mette a fuoco a 300 metri, due ragazzotti a cavallo. Il figlio del prete, quel finocchio pederasta ha pure due mogli e dicine di figli cacati in giro negli ultimi 20 anni. L'altro è il suo amico spaccone, quello che si crede un uomo perché ha sempre avuto il culo di evitarne uno nervoso, o senza cavallo. L'Ele l'ha già sentito chiamarlo Eleonora qualche mese prima mentre lui stava andando di sopra con una puttana, Eleonora, lei sì. E il cicciottello giù di sotto diceva qualcosa su lui che con l'Eleonora non scopa, fa scopa.
C'ha messo un po' l'Elegantone a capirla, e quando l'ha capita aveva altro da fare.
I due ragazzi ormai sono arrivati. Si fermano, il figlio del pederasta lo saluta con un "Haye", l'Ele gli presenta l'unica amica. La sei colpi saluta due volte, l'Ele si è trovato due cavalli nuovi.

Il terzo sgabello

Il Tacca è curvo sul bancone. Non gli devi rompere i coglioni al Tacca quando è curvo sul terzo sgabello da sinistra del Napoleone. Ne ha cinquanta di quelle camicie a maniche corte, mezza fuori dai jeans e mezza dentro. Gli occhiali rossi sul naso, il solito aspetto da secchione, magari non così tanto mingherlino quanto ti aspetteresti dal tipico nerd, ma di certo non ha il fisico da tronista. La borsa da lavoro appoggiata ai piedi dello sgabello, a stretto col bancone. E' il quarto Bayliss con ghiaccio che beve. Il taglio precisino con la riga a sinistra comincia a scompigliarsi leggermente e un ciuffo cade sopra gli occhiali. Che immagine del cazzo, non c'è uno che non lo chiami sfigato, e quando è curvo sul terzo sgabello del Napoleone nessuno lo va mai a cercare.
Quattro ragazzini seduti al tavolino lo stanno prendendo per il culo da almeno 20 minuti. Il tavolo ormai è vuoto di bicchieri pieni e pieno di bicchieri vuoti. Cazzo quant'è grosso quello che si alza, non ha neanche capito se la scommessa l'ha vinta o l'ha persa, perché aveva proprio voglia di andare da quello sfigato al bancone a fargli notare che lui è un sacco giusto. Il ragazzino palestrato si avvicina, gonfia il petto, forse non ha vent'anni, il Gomma lo vede dal suo angolo del Napoleone e fa segno al Cazzimia, i due già se la ridono.
Il ragazzino si assicura che si noti il segno dei pettorali sotto la maglietta e tocca tre volte la spalla del Tacca "oh, te...". Il Gomma e il Cazzimia hanno cominciato a ridere ben prima che il Tacca, senza risposte, senza voltarsi, assestasse la solita gomitata alla mandibola del solito imbecille che va a rompergli i coglioni quando è al terzo sgabello del Napoleone. Il Tacca si toglie la cintura, prende le chiavi, e ci fa un altro segno sopra. Comincia ad essere tempo di una nuova cintura. Infila di nuovo la cintura e si rimette a bere. Gli altri tre ragazzini trascinano fuori quello che ha rotto i coglioni al Tacca. Domani dovrebbe riuscire a parlare abbastanza bene da chiamare il dentista.

martedì 5 luglio 2011

Trentacinquemila

Marco studia. Quelle carte solo due mesi fa non volevano dire un cazzo, un mucchio di righi, pochi colori, tratteggi, simboli...Si era detto che sarebbe servito studiare ingegneria elettroqualcosa, si era detto che forse così avrebbe potuto provvedere alla sua famiglia, a tutti i suoi fratelli. Che vita di merda, perché Alessio doveva ammalarsi? Per quale motivo servono tutti questi soldi per curarlo? Perché suo padre è finito in galera? Ha solo detto quello che pensava! Per quale cazzo di motivo li hanno cacciati di casa? In qualche modo avrebbe potuto pagare, quella era casa sua. Marco guarda la foto con le sue sorelline più piccole, Marta e Serena, uccise all'ultima manifestazione, 12 anni, due gemelle dai capelli del colore del grano estivo, pettinati come il vento pettina quest'ultimo. Non riuscirà mai a dimenticare quegli occhi, verdi quelli di Marta, azzurri quelli di Serena, due bambine così diverse e così perfettamente raccontate da una sola foto, Serena lo abbraccia e lo guarda con occhi sognanti, Marta gli si arrampica addosso e ride di un riso che più contagioso è difficile immaginarselo.
Riprende le carte, arrotola il primo foglio, formato A3, ormai un po' sporco, un oggetto che racconta di non essere stato letto, ma vissuto. Studia il secondo foglio e si gira a controllare i circuiti. Sembra tutto a posto. Arrotola il secondo foglio. Il terzo A3 è una mappa. Beh, Marco l'ha decisamente personalizzata, ha attaccato la foto di suo padre, delle sue sorelle, ha attaccato la foto di sua madre, prima dell'ospedale, si è scritto diverse cifre, alcune in euro, altre in dollari, sottrazioni, tante somme, qualche rapporto; la matematica gli piaceva tanto a scuola, almeno fino a quando non è rimasto lui a doversi prendere cura della famiglia. Finalmente Eleonora è pronta per gestire i conti di tutti i fratelli e dell'ospedale della mamma. Niente soldi, ma qualcuno che saprebbe gestirli, Eleonora saprebbe portare Alessio a Seattle a curarsi se avesse quei venticinquemila dollari. E chi li ha mai visti questi soldi?
Marco ha studiato inglese per insegnarlo ad Eleonora, che ovviamente non poteva farlo in altro modo, sa che dovrà essere lei a portare Alessio a Seattle, lui non potrà farlo. Le ha detto e ripetuto che deve rimanere lui a casa. Non ha detto la stessa cosa a Riccardo, l'amico di una vita, a lui ha spiegato tutto. Tommaso l'hanno conosciuto insieme, Riccardo non ha ancora deciso di fare l'ultimo passo, Marco sì. Cos'altro potrebbe fare? Suo padre è in prigione perché parla, sua madre sta morendo in ospedale, le sue gemelle più piccole sono state uccise lo stesso giorno, la stessa ora, lo stesso minuto, con la stessa raffica ad alzo zero, Alessio morirà se lui non farà niente. Gli rimane Eleonora, porterà Alessio a Seattle e una volta lì forse le cose potrebbero andare meglio.
Arrotola la carta leggendo per l'ultima volta venticinquemila scritto sotto la foto di Alessio e la cifra più sotto, trentacinquemila. Con diecimila dollari Eleonora sa prendere i biglietti per Seattle e può tirare avanti per un po'. Il the è pronto, prenderà un the con lei, come ai tempi in cui lo preparava la mamma. Prima deve sbaraccare tutto e preparare lo zaino. Butta le carte nel fuoco, chiude la Bibbia, mette la bomba nello zaino, lo chiude. Prenderà l'ultimo the con Eleonora, saluterà Alessio, andrà a farsi saltare in aria e spera che quei trentacinquemila dollari che domani daranno a lei, basteranno per far avere ad almeno due dei suoi cari la vita che meritano.
Poco importa se invece che Marco, si chiama Hamed.