martedì 25 dicembre 2012

1631984

Sta seduta allo Starbucks dell'aeroporto di Amsterdam, posa sul tavolo un peluche portachiavi, cinquantun'anni e una tazza di caffè. Fissa la sua tazza di caffè e ci infila lo sguardo talmente dentro da far pensare che non lo tirerà mai più fuori. La Patrizia la chiamano tutti Patty, praticamente da sempre, fin da quando era una bambina bionda che andava sempre in giro con una gallina di peluche che chiamava Gallina (beh oddio, all'inizio si chiamava Gaiina). Ormai è passato qualche anno da quando ha cominciato ad odiare il suo principe ed ha cominciato solo a piangere, odiare, ed odiarsi. Lei si era sempre sentita la sua principessa, era sempre stata al centro dei suoi pensieri, sapeva di avere sempre il suo principe pronto a correre a salvarla sul bianco Pony, già, un Pony, perché alla Patty da piccola piacevano i Pony, i cavalli seri le erano sempre sembrati troppo grandi e non aveva mai avuto un peluche di un cavallo vero, quindi il suo principe arrivava sul bianco Pony. Poi arrivò il 16 marzo 1984. Da qualche tempo la Patty aveva trovato un altro principe, e tenuto sempre più lontano il primo, che non riusciva ad accettare di perdere la sua principessa. La Patty ormai non voleva più suo padre come principe sul Pony, si era trovata il suo Principe Azzurro sul bianco destriero e si sentiva di volare. Fu quel 16 marzo che il Principe Azzurro sparì, una lettera, roba da non crederci oggi... "Credo che abbia ragione tuo padre, addio, ti amerò per sempre". Cazzo, conciso il ragazzo, con quello che costavano i francobolli poteva sforzarsi di più. E' da allora che la Patty ha bisogno di un principe, non le interessa più il colore, o il cavallo, chiama principe chi le sorrida tre volte di fila e le parli di peluches; ne ha conosciuti tanti, ed è stata la principessa di tutti, o meglio ha detto, prima di tutto a se stessa, di esserlo stata. La principessa di tutti, o la principessa di nessuno, il confine lo sente più labile che mai. E' oggi, in quel caffè, che rivede se stessa e realizza di non averlo mai cercato, dopo quel 16 Marzo 1984, ma di aver solo chiamato "principe" un passante dietro l'altro, e di non aver mai voluto essere una principessa, ma solo di averlo detto, di esserselo detto, solo di aver cercato di farla pagare ai suoi due principi, quelli che le hanno creato quel grande vuoto: quello che ha cacciato il Principe Azzuro, e il Principe Azzurro che non ha lottato per lei. Si sentiva rasserenata nella vendetta, a chiamare principe chiunque incontrasse, a sbatterlo in faccia a quelli che sapeva essere gli unici due a poterla far essere una principessa ma che non l'avevano voluto fare. Posa il cucchiaino e si chiede se invece non avessero potuto. Beve un altro sorso di caffè e pensa che forse non erano riusciti. Alza lo sguardo verso il tramonto e, a cinquantun'anni, si rassegna all'idea di essere stata lei ad averglielo impedito.

sabato 1 dicembre 2012

Partito! Democratico?

In preda a un'incazzatura con pochi precedenti, mi permetto una bella caduta di stile: voglio pubblicare quello che ho scritto alla sede locale (Arezzo) del PD dopo la notizia del respingimento di tutte le richieste di votare per il secondo turno delle Primarie. Nel resto di Italia non è andata meglio, ma vorrei proprio vedere la faccia di chi ha pensato di poter avere la faccia di presentarsi a dire "le abbiamo respinte TUTTE".

La notizia.
La notizia a livello nazionale qui e qui.

Bravissimi, complimenti vivissimi. 2900 persone chiedono "posso votare?" e voi rispondete "no!".
Cosa avete di democratico? Cosa c'è di democratico nel vietare alle persone di votare?
Sostenete che Renzi non sia di sinistra (insultando chi, come me, lo sostiene), e voi per dimostrare di essere di sinistra cosa fate? Pagine e pagine di regole (tra l'altro modificate il 26 Novembre, dopo il primo turno: prima bastava un'autocertificazione, non serviva alcuna accettazione da parte di qualche utilissimo personaggio come Berlinguer, utile soprattutto a dimostrare che non basta il cognome per capire il valore di una persona. Poi vorrei capire a quale titolo vi permettete di chiedere alle persone cosa hanno fatto un tal giorno: in una repubblica dignitosa una cosa del genere la può chiedere solo un magistrato, non certo un privato cittadino) volte a non far votare le persone. Cioè più burocrazia e meno democrazia. Siete dei geni. Potevate governare un anno fa col 60%, avete deciso di perdere e far vincere Monti, potevate governare domani, avete deciso di promettere solo più burocrazia e meno democrazia, più vecchi che non hanno niente più da dire (se mai hanno avuto qualcosa da dire) e meno giovani che portano idee decenti e voglia di fare: perderete per la prossima volta. Questo PD di Bersani avrebbe vinto col 60% a tavolino l'anno scorso, riuscirà a prendere il 23% ad Aprile: complimentoni. Avete buttato più del 35% in un anno e mezzo e correte adesso il serissimo rischio di non essere manco più il primo partito in Italia (a vantaggio di quel delirio di non-partito di Grillo). Avrete bisogno di tirare a bordo cani e porci e dovrete fare un governo tecnico Monti, sostenendolo insieme adUDC e PDL. Bravi, siete riusciti a perdere un'altra volta. Avete seguito quel gran tattico di D'alema e come al solito avete perso (D'Alema bisogna dire che è intelligente, ma è talmente intelligente che non ne azzecca mai una. Vorrei capire cosa deve fare uno perchè voi lo definiate "stupido" o "cialtrone"), e continueremo ad avere un paese in mano a vecchi inutili burocrati. L'immagine della Bindi ce l'avete stampata in fronte.
Vergognatevi, e studiate l'italiano: più burocrazia e meno diritto al voto non vi permettono di definirvi "Partito DEMOCRATICO".
Domani andremo a votare e inviterò ad andarci anche chi si è visto respingere la propria richiesta, e vi vorrò vedere a dire a qualcuno che siete del partito DEMOCRATICO ma non fate votare la gente. Non ce la faremo a portare nel mondo reale un partito di ignobili burocrati parassiti, ma almeno ci proveremo, e battuti non si parte.

 Una persona che dopo 25 anni di attività politica ritiene di non aver avuto il tempo di dire tutto quello che aveva da dire, c'è qualcun'altro al mondo che ritenga che ci sia ancora bisogno di questa persona in politica? Che in 25 anni non abbia combinato quasi niente per caso? Che dopo 25 anni di "niente o quasi" possa adesso decidersi a fare qualcosa tutto insieme? Per il momento ha scelto tante regole e poca democrazia. Io dubito che possa avere qualcosa da dare. Penso che l'unica cosa che possa dare sia una grande serenità a chi, come me, le augura di godersi una lunga pensione.

 Una persona che dopo 40 anni di attività politica ritiene di non aver avuto il tempo di dire tutto quello che aveva da dire, c'è qualcun'altro al mondo che ritenga che ci sia ancora bisogno di questa persona in politica? Che in 40 anni non abbia combinato quasi niente per caso? Che dopo 40 anni di "niente o quasi" possa adesso decidersi a fare qualcosa tutto insieme? Per il momento ha scelto tante regole e poca democrazia. Io dubito che possa avere qualcosa da dare. Penso che l'unica cosa che possa dare sia una grande serenità a chi, come me, le augura di godersi una lunga pensione.

mercoledì 28 novembre 2012

Primarie Centro-Sinistra 2012

Oggi voglio riproporre una cosa che mi ha fatto morire dal ridere.




Concludo con l'appello ad andate a votare a quanti più possibili: ogni occasione di votare è sempre un'occasione di realizzare la democrazia.

domenica 18 novembre 2012

Sei proprio un... Alonso

E' da qualche anno che non posso più tifare Ferrari e tifo Vettel (che ha vinto la prima gara in carriera su quella che si chiamava Toro Rosso ma era ancora poco più di una Minardi, a Monza), esattamente da quando la Ferrari, avendo da sostituire Raikkonen, non scelse Vettel, non scelse Kubica, non scelse Rosberg e neanche Hamilton, scelse Alonso, quello che era il protagonista della Spy-Story, lo sportivo che si scambiava con il collaudatore De La Rosa le mail in cui commentava il lavoro sui particolari rubati proprio alla Ferrari. La Ferrari ha cioè assunto quello che ricettava ciò che le veniva rubato, e già la dignità è finita sotto i piedi. Nel passato di Alonso però c'era dell'altro: c'erano i due mondiali più fortunosi della storia, uno per la stagione Bridgestone-Micheline (quella del famoso Indianapolis), l'altro, quello del Mass Dumper, vinto all'ultima gara con Fisichella, compagno di Alonso, che guardacaso sperona Schumacher che buca; ma non è quello l'unico episodio con i compagni di Alonso: nel 2008 scatta la radiazione per Briatore che dice a Piquet di andare a muro a Singapore per favorire, con la Safety Car, il successo di chi? Ma di Alonso ovviamente. Ma l'anno precedente, c'è il fulcro della questione: Spy-Story. Alonso si scambia con De La Rosa i dati dei settaggi di Raikkonen, dati rubati da Stepney, passati a Coughlan e poi girati appunto ad Alonso e De La Rosa. Questo è il profilo del pilota che Ferrari si è tirata in casa e dopo altri anni di mortificazioni di Massa, che quest'anno, in Korea si è pure sentito dire "sei troppo vicino ad Alonso" perchè lo stava raggiungendo e si trovava a 2". E quest'anno dopo la gestione vergognosa delle Safety Car a Valencia e la discutibile penalità data a Vettel a Monza, si arriva al nuovo Gran Premio di Austin. Alonso in qualifica va più piano di Massa, Massa si qualifica settimo con 1:36.937 , Alonso nono con 1:37.300. Poi avviene una cosa: Grosjean si qualifica quarto e viene retrocesso di 5 posizioni in griglia per aver sostituito il cambio e finisce esattamente dietro ad Alonso (poi non è vero che ha più culo che anima) che così si ritrova ottavo. A questo punto in Ferrari decidono di penalizzare Massa sostituendo un cambio perfettamente funzionante per far perdere 5 posizioni a lui e far quindi scalare ad Alonso una posizione e passare sul lato pulito della pista. Che schifo. Non ci sarebbe altro da aggiungere ma proprio non ci riesco:
1-intanto una menzione per lo squallore che rappresenta Massa, pilota mediocre pagato più di quello che ha vinto gli ultimi tre mondiali che quando indovina una gara accetta di farsi umiliare così, e di umiliarsi per primo: una persona normale si sarebbe rifiutata di scendere in pista a queste condizioni.
2-quando c'è qualcosa che fa schifo in F1, guardacaso di riffa o di raffa c'è sempre in mezzo Alonso
3-cosa cambia tra l'episodio della radiazione di Briatore e questo? di certo non cambia il fatto che si rovina la gara di un pilota deliberatamente per avvantaggiare quella del compagno di squadra; di certo non cambia il fatto che chi si avvantaggia di queste schifezze è sempre Alonso; vedremo se cambieranno i provvedimenti, di certo l'Italia e la Ferrari non hanno bisogno di questa banda di cialtroni che collezionano tali figure vergognose.
Montezemolo mandi a casa questi ignobili figuri, a farsi da Domenicali e Alonso e se si deve perdere, almeno si perda con dignità: che valore avrebbe una vittoria portata a casa con una truffa del genere? che schifo.

Fonti.

martedì 18 settembre 2012

Quarant'anni

Il Terza si chiama così dall'anno in cui s'è diplomato: era la terza volta che ci provava. Ha sempre fatto casino e studiato poco, ma il problema di fondo è che il Terza, senza girarci tanto intorno, è stupido. Il Terza è stupido ma oggi che abbiamo tutti quarant'anni, vaffanculo, è l'unico che sorride davvero.

lunedì 17 settembre 2012

Prometheus

Eccomi qui, dopo aver visto questo film non potevo esimermi dal recensirlo.
E colgo l'occasione per girare a Ridley Scott i complimenti del mio gastroenterologo, altro che lo yogurt della Marcuzzi!

Arrivo a prendere i biglietti e già mi si dice che c'è solo la versione 3D: ecco arrivare il forte sospetto di assistere ad un'esperienza grafica senza capo ne coda e piena zeppa di banalità (Avatar ricorda niente).
Comincia il film con un sonoro che pare fastidioso fin dall'inizio ma che poi si rivelerà inutile (dove sono i silenzi di Alien?) quando non dannoso (una colonna sonora autoreferenziale e francamente poco comprensibile, spesso capita di soffermarsi sulla musica perché non sta succedendo niente sulla scena. Se l'idea voleva essere quella di fare una specie di intermezzo musicale, avrei suggerito This must be the place cantata da David Byrne nell'omonimo capolavoro di Sorrentino).
Effetti speciali non invasivi, effettivamente il 3D non ha voluto prendere il ruolo da protagonista, il problema è che questo ruolo non lo ha certamente preso una storia sconclusionata e piena di buchi narrativi e logici.
Si torna al vecchio filmetto americano che si impernia su qualcosa di stupido fatto da qualche stupido. L'aria sembra respirabile, quindi via i caschi protettivi; la nave arriva sul pianeta ed atterra, nessuna ricognizione; appena atterra, esce una squadra in moto e camion, niente sonde; dentro la struttura, si mandano finalmente delle sonde che la mappano; due membri della spedizione si impauriscono quindi decidono di andarsene (ma roba da rincoglionire: in mezzo a una spedizione la gente fa quel che vuole? ma manco alle gite che organizza il prete!!!); i due che si impauriscono sono quelli che hanno mappato la caverna, ma nell'uscire, si perdono; i due dispersi sono in contatto radio con gli altri e con il ponte della nave, che vede una ricostruzione 3D della caverna con la posizione di tutti, ma nessuno li indirizza verso l'uscita; dopo che sono rimasti da soli, visto che volevano andarsene in quanto spaventati, cominciano a toccare tutto quel che vedono e a giocare coi serpentelli del luogo; nel frattempo c'è un uomo solo a controllare, sul ponte di comando, la mappatura della struttura, ma questi decide di andare a divertirsi con Charlize Theron senza farsi sostituire da nessuno. Mi fermo per affaticamento e per non spoilerare oltre un film che comunque scoraggio dal guardare, non certo perché manchino esempi di comportamenti idioti. Ho citato Charlize Theron, ecco, ho visto il film in italiano quindi non saprei dire della sua prova (come quella della Rapace, che a livello di mimica non sembrava affatto male, ma non saprei cosa possa succedere non essendo madrelingua), ma di certo interpreta un personaggio che sembra un modo per riequilibrare il 3D: un personaggio piatto, inutile, sconclusionato quanto tutti gli altri ad eccezione del robot, che pare effettivamente l'unica cosa interessante di tutto l'orribile film.
Fotografia che non ha lasciato alcun tipo di ricordo positivo, ma neanche negativo, della colonna sonora insopportabile ho già detto, della profondità dei personaggi e dell'intelligenza della trama pure, e ora voglio approfondire la sceneggiatura.
Sono andato a guardarmi chi fosse quel Damon Lindelof che mi sembrava un nome noto tra gli sceneggiatori. Eccoci, svelato l'arcano: uno dei creatori di Lost, quel delirio di inconcludenza che avrebbe dovuto, e fortunatamente non ha, rivoluzionare il mondo della fiction. Le tessere vanno al loro posto, si capisce finalmente il perchè di tanta inconcludenza, di tante parentesi non chiuse, come in Lost si rimanda continuamente al futuro per le spiegazioni e questo non avviene mai (esattamente come nel telefilm). Nell'alone di misticismo e spiritualità che pare debba per forza esistere in qualsiasi opera del Lindelof, anche qui emergono diversi riferimenti, per altro costantemente invasivi, che interrompono la narrazione (già inceppata di suo), alla spiritualità cristiana che non è ben chiaro (e cosa lo è in questo film?) se voglia essere proposta come "la migliore delle prospettive possibili" o "una superstizione buona solo quando si ha paura"; pare più fondata la prima tesi, con una sorta di retrogusto da punizione divina per chi non abbia avuto fede, ma di certo la questione non viene mai approfondita, in modo tale da gettare il sasso, nascondere la mano e far la figura del mediocre equidistante.
Tirando le somme, una buona gestione del 3D per delle scenografie gradevoli anche se non coraggiose, una colonna sonora troppo invasiva e che lascia l'impressione dell'aggiunta posticcia, un comparto audio per nulla sfruttato nella creazione dell'atmosfera, dialoghi mediamente poco significativi e una sceneggiatura sciatta, inconcludente, tronca, che non permette non solo di godersi una storia, ma neanche di godersi l'approfondimento di uno solo dei temi sfiorati quasi a casaccio (dalla paura della morte alla curiosità, dal "chi siamo e da dove veniamo" al "perché dobbiamo morire", dalla morale della guerra alla religione cristiana, dalla maternità al sospetto per il diverso); la sceneggiatura ricorda uno scolapasta tanto è piena di buchi narrativi e logici, i personaggi agiscono e parlano senza alcuna logica, il ritmo spesso si impantana nel niente, aiutato dalla colonna sonora. Due parole le merita il finale, di una banalità sconcertante soprattutto nel cliffhanger che rimanda al prossimo capitolo, la cui banalità è al limite dall'offesa all'intelligenza dello spettatore.
Pessimo film, in due parole: inconcludente e illogico.

giovedì 13 settembre 2012

Bionda

Si guarda allo specchio e non si stupisce per niente nel rendersi conto di non ricordare quando s'è fatta bionda. Chi se ne frega, pazienza. Va a sedere sul suo mobilino Ikea davanti alla piccola finestra 80x80, guarda fuori come ha guardato fuori praticamente tutte le sere da cinquant'anni a questa parte. Non piove mai allo stesso modo, e oggi comincia a piovere come un giorno di vent'anni prima, come quel giorno. Chi se ne frega di quanto bagna i vestiti, la pioggia la senti dentro, e oggi la pioggia che sente è quella. Vent'anni e lo sguardo su quello che poteva essere. Suona il telefono, è lui, è la solita telefonata "sto tornando, butta la pasta", le viene da piangere. Per vent'anni ha lasciato se stessa alla finestra ed ha portato qualcun'altro in giro per la vita. Voleva viaggiare, non ha viaggiato, voleva imparare il russo, ha solo sentito russare, voleva buttarsi da un aereo, oggi le importerebbe poco del paracadute, voleva fare la foto a un pinguino nella Terra del Fuoco, non trova più Pinguino, il pupazzetto di pezza che le aveva regalato la migliore amica. E' vent'anni fa che ha scelto, che ha lasciato andar via sotto la pioggia quello che poteva essere mentre avrebbe voluto urlare da una finestra che al tempo era bloccata. Fu il giorno dopo che chiamò il falegname per rifarla, perchè si potesse aprire, per poter urlare fuori qualcosa che non avrebbe mai urlato. Solo due volte in questi vent'anni ha aperto la finestra, ma l'ha sempre richiusa con una smorfia, una di quelle smorfie che potevano significare tutto e niente, gioia e imbarazzo, rimpianto e rimorso, tristezza ed esaltazione. E ora è lì a guardare quella stessa pioggia, a girarsi gli anelli, a sentirseli sui polsi, a pensare che troppe volte negli ultimi vent'anni ha scelto la via vecchia per la nuova, anche se sapeva benissimo che la vecchia andava a finire davanti ad una finestra chiusa e non nella Terra del Fuoco in mezzo ai pinguini; l'ha sempre saputo, ma ha semplicemente messo se stessa alla finestra mentre un'altra lei guidava su di una strada che non le apparteneva. Non l'ha mai fatto pesare a nessuno, forse ha sempre avuto bisogno di portarlo lei un peso, le risultava più facile lo scegliere di apparire quello che ci si aspettava, non vivere, illudere, è sempre sembrata una brava ragazza, una brava donna, una brava moglie, è sempre stata semplicemente una persona triste. Oggi per la terza volta in vent'anni apre la finestra, e si rende conto che ormai quello che poteva essere non può più essere, per la prima volta accetta che quella che non ha mai saputo se potesse essere la sua direzione, lo era. Ha capito che era come lei, che era lei, ma che aveva meno coraggio, o semplicemente ne aveva di più. Non è mai voluta andare a trovarlo, non riesce a pensarlo disteso dietro quella foto sorridente, da quando ha capito che tipo di sorriso fosse. La finestra è ancora aperta, il volto segnato da una smorfia, da una di quelle smorfie che per tutti potevano significare tutto e niente, per tutti meno che per uno, che era come lei, quella smorfia che altro non è che lei che si separa da se stessa. Chiude la finestra, si allontana, si gira, e per la millesima volta in vent'anni si guarda mentre cerca di aprire la finestra ed urlare qualcosa fuori.

domenica 2 settembre 2012

Grillo e la storia

Oggi voglio spendere due parole su Beppe Grillo. Comico che si è preso per gioco la responsabilità di dare una svegliata al paese e che adesso, a mio modo di vedere, si è trovato sulle spalle un peso ben più grande di quello che si aspettava di dover sostenere. Grillo rappresenta oggi uno dei soggetti politici (e la parola "politici", tanto quanto quella "politica" qui dentro non si usano in senso qualunquista e populista) più importanti del pianeta, ma è persona che secondo me non si è voltata a guardare chi lo stia seguendo. Grillo ha radunato attorno a dei discorsi che non sembrano poi così nuovi (vedremo poi se si possono trovare delle somiglianze con qualcosa) un sacco di gente, e tra questa gente c'è anche un notevole esercito di squadristi da tastiera che avanzano liste di proscrizione (c'è finita la Idem, per capirsi, perchè alle offese di grillo agli atleti "burattini di governi nazionalisti" ha risposto con "è un patacca") e a vario titolo avanzano minacce nei confronti "dei partiti". Si scagliano contro il PD perchè brontosauro della politica e lo accomunano al PDL e alla Lega Nord. Per me qui cominciano i cortocircuiti, temo dettati dal solito amore che noi Italiani abbiamo per il salvatore (chissà da dove arriva questa idea balzana di un salvatore che smette di fare il suo, si fa uomo, e viene a salvarci. o lascia le imprese e scende in campo. o smette di fare il comico e fonda il movimento. io comincio a notare delle brutte similitudini), per l'odio populista (quante volte avete sentito dire "i politici rubano"? deriva qualunquista del già qualunquista "i parlamentari rubano"...) verso chi ci sembra lavorare meno di noi, o guadagnare di più. Si comincia a sostenere che il PD sia una specie di brontopartito, e lo voglio dare per buono (diciamo che a studiare un po' di politica non è così, ma lo do per buono) e lo si accomuna al PDL, nato da una persona sola che ha smesso di fare quello che stava facendo per entrare in politica dicendo di farlo per noi, che denunciava i partiti ladri di tangentopoli, strizzava l'occhio ai magistrati (voleva Di Pietro alla giustizia), voleva di nuovo il vecchio "uomo qualunque" in politica (imprenditori, operai, casalinghe, ma non politici di professione), aveva un leader portavoce che metteva la faccia (o il simbolo) sul partito (o movimento); siamo così sicuri che le similitudini siano tra PD e PDL e non che il primo PDL fosse perfettamente sovrapponibile al primo Movimento 5 stelle? Siamo così sicuri di non averle già sentite queste cose?
"... milioni di persone hanno perduto i loro ultimi risparmi, milioni di altre sono senza lavoro. Tutto ciò che prima esisteva è stato sconvolto, tutto ciò che un tempo sembrava grande è crollato. Una sola cosa ci è stata lasciata: gli uomini e i partiti responsabili di tanta rovina. Questi continuiamo ad averli tra i piedi."
Si nota qualcosa di diverso da quello che dice Grillo? E voi direte: "beh, è condivisibile, che c'entra?!" Vero. L'idea c'è, infatti ho premesso che considero Grillo un soggetto politico importantissimo, il problema non è in Grillo, ma in chi lo ascolta, che ancora non ha capito in che modo debbano farsi nostre le sue idee, le sue proposte. Si continua in Italia a non imparare niente dalla storia: il capo-popolo ci racconta che un mondo migliore è possibile e invece che pensare, criticare, elaborare, fare nostro il concetto, gli diamo le chiavi della patria e gli diciamo "bene, bravo, bis, pensaci tu!"
"...non voglio vivere in un paese illiberale, governato da forze immature e da uomini legati a doppio filo a un passato politicamente ed economicamente fallimentare..." 
"...la vecchia classe politica italiana è stata travolta dai fatti e superata dai tempi. L'autoaffondamento dei vecchi governanti schiacciati dal peso del debito pubblico e dal sistema di finanziamento illegale dei partiti, lascia il paese impreparato ed incerto..." 
"Mai come in questo momento l'Italia, che giustamente diffida di profeti e salvatori (già, bella cazzata. ndr) ha bisogno di persone con la testa sulle spalle e di esperienza consolidata, creative ed innovative, capaci di darle una mano, di far funzionare lo stato." 
"...Ciò che vogliamo farne (del movimento. ndr) è una libera organizzazione di elettrici ed elettori di tipo totalmente nuovo, non l'ennesimo partito..."
Questi discorsi non li avete sentiti fare anche a Grillo? La storia non insegna niente eh? Appena qualcuno se la prende "coi partiti" e dice di essere diverso, noi non ascoltiamo ciò che dice per cambiare la democrazia prendendo spunto dal discorso, no, gli diamo le chiavi e gli diciamo "bravo, hai sempre ragione, salvaci!". Salvaci da questi ladri, che si trovano a Roma, salvaci da "Roma Ladrona"...
La servitù, in molti casi, non è una violenza dei padroni, ma una tentazione dei servi. (Indro Montanelli)
Voglio comunque lasciare un indizio: le iniziali dell'autore del primo discorso sono A.H. Quelle dell'autore del discorso da cui arrivano gli altri quattro estratti sono S.B. Fate un po' voi, e vedete se è bene seguire quel che dice Grillo come si sono seguiti tutti i capo-popolo fino ad oggi.

domenica 19 agosto 2012

Michele

Michele passa le giornate a guidare il taxi in quel cazzo di città incasinata e le notti ad uccidere Michela. Sono passati due anni e gli occhi sorridenti di quella donna incinta che ha caricato oggi a Termini sono bastati a farla rivivere. Con un paio di madonne Michele annuncia di aver capito di dover ricominciare tutto da capo, chissà quanto tempo gli servirà questa volta per uccidere Michela, e chissà se sarà l'ultima.

martedì 14 agosto 2012

Sei

Ieri Elisabetta ha vinto al Superenalotto e finalmente oggi si è sentita realizzata nel guardare con disprezzo i suoi ex-colleghi pranzare nella gavetta.

lunedì 13 agosto 2012

Pagina 63

Dopo quattro ore con il capo chino su pagina sessantatre si "Il Diritto Romano", Marco decide che nella prossima vita suonerà la chitarra. Marco esce e a sua madre che gli chiede dove stia andando a mezzanotte e un quarto di Martedì sera risponde "A suonare la chitarra".

sabato 11 agosto 2012

E' stato bello sognare insieme

Con queste parole meravigliose ci saluta un'atleta strepitosa, Josefa Idem si congeda con una frase che vale cento volte le gioie e l'esempio che ci ha regalato.



Per il suo addio, per il caso doping di Schwazer, sono venute fuori delle polemiche su cui mi vorrei soffermare: perchè dobbiamo pagare questi atleti per non fare niente? Sono tutti in corpi militari o di polizia e li paghiamo senza che lavorino, e poi migliaia di euro per ogni medaglia. Mettendo da parte il cosa debba essere il lavoro di un militare in un paese che ripudia la guerra, qui viene fuori proprio l'Italia peggiore.

Voglio presentarvi alcuni esempi, pescati un po' qua e un po' la, senza cercare tra cose particolarmente complesse, perchè per me è proprio nella semplicità che si trova quanto voglio dire.


Comincio da Renzi.

"Un Garage e l'A.S.L."

Ha fatto notizia che Google si compra il garage della Silicon Valley (Menlo Park) dove Larry Page e Sergey Brin hanno iniziato il cammino di questa società. Pagavano 1700 dollari al mese di affitto. La notizia, in realtà, non è questa. È che in America sono nati in garage Apple, Hewlett Packard, Microsoft. In Italia se apri una fabbrica di idee in un garage arriva l’ASL e ti fa chiudere. Cosa c’è che non va? E, soprattutto, chi ha torto? (Matteo Renzi)


Vado avanti con Pif.



Non c'è verso, siamo fatti così, ammazziamo i sogni dei nostri figli, come genitori, come nonni, come burocrati, come governanti, in buona o cattiva fede, costantemente ammazziamo i sogni dei nostri figli. "Studia, prenditi una laurea anche se non ti interessa, fai un lavoro ben retribuito anche se non ti piace, sposa una brava ragazza anche se non ne senti il bisogno, fai dei figli anche se non te la senti e insegna loro a studiare, fare un lavoro, sposare una brava ragazza e fare dei figli".
"Voglio fare il tennista"-"Sì va beh, per passare il tempo. Tu studia"
Renzi sbaglia da un certo punto di vista: i due ragazzi è già difficile che arrivino al garage, prima qualcuno avrà detto loro "ma smettete di perdere tempo con queste scemenze e andate a lavorare alla Ford in catena di montaggio".
Ad un bambino, ad un ragazzo, c'è bisogno di insegnare a sopravvivere? C'è tutta questa fretta di affossare i suoi sogni? Non riusciamo ad aspettare che faccia la sua strada, le sue scelte, le sue esperienze, non vogliamo imporgli niente, ma speriamo di convincerlo a non provarci, a non rischiare di perdere l'occasione di trovare un bel posto fisso che non gli piace. Non provare a vivere il tuo sogno, perchè potresti iniziare troppo tardi a fare una vita che non ti interessa. Non siamo disposti ad aspettare che il posto fisso lo cerchino i nostri figli quando lo decidono, vogliamo convincerli che sia la cosa migliore anche quando ancora stanno sognando, quando sono quello che non possiamo più essere, quando fanno la cosa più bella che si possa fare nella vita: sognano.

A cosa serve pagare un militare, o un poliziotto o comunque un dipendente pubblico? A far vedere ai nostri ragazzi che è possibile vivere un sogno, che devono lottare contro una società che non vuole farli sognare ma possono riuscirci, quale che sia il loro sogno, dal fare il chirurgo in Angola al suonare i Bonghi in Cambogia, dal fare il veterinario al vincere un oro olimpico, dal pilotare aerei all'inventare il personal computer. Gli atleti pagati dallo stato servono proprio a questo: a far capire che ogni sogno è possibile anche il più strano, come diventare il più forte giocatore di ping pong del mondo.

Vi saluto con un dialogo.






E grazie Josefa, è stato bellissimo sognare insieme.

lunedì 23 luglio 2012

Il Joker e Julia Roberts


E’ ingrassata un bel po’ l’Ele, e si scopre a sorridere di una macabra battuta pensando a quelle anoressiche o bulimiche che finiscono per togliersi la vita per aver messo su peso. In effetti cambiare jeans per poi abbandonarli definitivamente per le tute non è gradevole. E scoppia in una risata isterica a vedersi in paranoia per il proprio aspetto. Sostanzialmente sempre battuta i coglioni lei, giusto quel minimo di attenzioni che è necessario per evitare i commenti degli amici in quelle sere in cui decide di mettersi in tiro: se uno standard medio, anche se di basso profilo, lo mantieni sempre, poi quando ti metti in tiro ti eviti il simpatico che “guarda stasera come siamo belli”, un po’ come quando si prendono per il culo i bambini.
Adesso tocca a lei, rimette a posto i suoi fogli, controlla che non manchi niente e finisce per contemplare uno smalto in condizioni incredibilmente perfette per risalire alla mattina prima. Non ti fermi mai a pensare al perché decidi di muovere un braccio per spostare un foglio di carta, ma quando ti capita poi è sistematico che ti capiti di pensare “che pensiero del cazzo”, e all’Ele scappa un sorriso che non è più macabro né la risata isterica di pochi istanti prima, questo è amaro, è un sorriso consapevole, è quello che viene a ripensare a quei due sorrisi di tre mesi prima. Una stanza bianca e illuminata male dietro  una porta decisamente vecchiotta. Questi posti te li immagini come nei film americani ma non sono altro che normalissime stanze, con la solita triste balsa asettica verdognola, una scrivania, un lettino e un armadietto.
Tanti sorrisi per poco meno di dieci minuti, quasi senza soluzione di continuità, e il ricordo oggi oscilla tra un’insopportabile Julia Roberts e il Joker di Nolan, quello di Ledger che a lei era piaciuto tanto e per il quale aveva litigato con chi le diceva che le lodi sperticate erano solo per la prematura morte dell’attore.
Meno di dieci minuti, un sorriso alla presentazione, un sorriso a lei, un sorriso su e uno giù, sorrisi ovunque e un gran parlare; non ha voglia di sentire parlare oggi, figuriamoci allora, nel secondo giorno più brutto della sua vita. Un paio di mesi di riflessioni, di introspezione, di sofferenza, di domande, di domande insistenti, di domande pressanti, di rompicoglioni che non sanno farsi i fatti propri, e poi di consigli non richiesti, opinioni non gradite, responsi non accettati, sentenze non rispettate e alla fine il Joker e Julia Roberts. Il mostro stava più in silenzio, a parlare era per lo più il Joker, ed era piuttosto bravo. Col senno di poi l’Ele aveva colto il momento della svolta: non aveva mai parlato di religione fino a che, facendo domande sull’infanzia, non aveva colto un sussulto. Meno di dieci minuti, cinque a far leva su un passato messo da parte quasi più per pigrizia che per una vera scoperta di sé stessa, o degli altri, o del divino e del rapporto di lei con esso. Cinque minuti e tante lacrime, tanta fatica, un mezzo sorriso e due sorrisi nuovi nelle due donne, questa volta due sorrisi sinceri, ma non solo di gioia, forse anzi più da “mission accomplished”.
Certo in piena estate non se l'aspettava questo vento freddo, anche se in effetti è bello alto lassù. Ormai di mesi ne sono passati cinque dall'incontro con il Joker e Julia Roberts e l'Ele fa il passo oltre il parapetto. Un po' le spiace, aveva da fare, ma il figlio di quello stupro proprio non riusciva a metterlo al mondo.



sabato 12 maggio 2012

Morto un papa, se ne fa un altro

Domani, Domenica 13 Maggio 2012 Arezzo avrà il molto costoso onore di ospitare una visita papale. Il papa è tedesco, passa per antipatico, non lo sopporta nessuno, ma al sig. Ratzinger ho sempre riconosciuto una certa onestà intellettuale: si tende a considerarlo una specie di signore dei Sith, ma è semplicemente una persona che dice quel che pensa. Ci tengo oggi a pubblicare una lettera delle madri di Plaza de Mayo invece rivolta al suo predecessore, quel sig. Wojtyla che è sempre, non si capisce a che titolo, passato per persona di grande cuore tanto da stimolare, con la propria morte, quei deprimenti cori da parte dei propri ultras "santo subito".


Sig. Giovanni Paolo II Ci è costato diversi giorni assimilare la richiesta di perdono che Lei, Sig. Giovanni Paolo II, ha inoltrato in favore del responsabile di genocidio Pinochet. Ci rivolgiamo a Lei come cittadino comune, perchè ci sembra aberrante che dalla sua poltrona di Papa in Vaticano, senza conoscere, senza avere sofferto sulla sua pelle la tortura con scariche elettriche, le mutilazioni e le violenze sessuali, abbia il coraggio di chiedere, in nome di Gesù Cristo, clemenza per l’assassino Pinochet. Gesù è stato crocifisso e la sua carne è stata lacerata dai Giuda come Lei che oggi difende gli assassini. Sig. Giovanni Paolo II, nessuna madre del Terzo Mondo che ha dato alla luce, allattato e curato con amore un figlio che è stato mutilato dalle dittature di Pinochet, Videla, Banzer, Stroessner, accetterà con rassegnazione la sua richiesta di clemenza. Noi Madri ci siamo incontrate con Lei in tre occasioni, ma Lei non ha impedito i massacri, non ha alzato la voce in difesa delle nostre migliaia di figli durante quegli anni di terrore. Adesso non abbiamo più dubbi su da quale parte sta Lei, ma sappia che malgrado il suo potere immenso, non potrà arrivare nè a Dio nè a Gesù. Molti dei nostri figli si sono ispirati a Gesù nel loro impegno per il popolo. Noi Membri dell’Associazione delle Madri di Plaza de Mayo, attraverso una preghiera immensa che arriverà al mondo, chiediamo a Dio che non perdoni Lei, Sig. Giovanni Paolo II, perchè Lei denigra la Chiesa del popolo che soffre. Lo facciamo in nome dei milioni di esseri umani che morirono e continuano a morire ad opera degli assassini che Lei difende e sostiene. DICIAMO: SIGNORE NON PERDONARE GIOVANNI PAOLO II 
Associazione Madri di Plaza de Mayo 
Hebe Bonafini Presidentessa

domenica 22 aprile 2012

Oggi voglio riproporre un servizio che ho visto alle Iene, un messaggio che mi è parso veramente fortissimo con l'ironia di Enrico Lucci e che risponde semplicemente con un "NO" a quello che oggi pare essere un imperativo biologico.
Forse il suo "NO" è più forte, anche perché più conciso, del mio "PERCHE'?".
-Hai un account su Twitter?
-Certo!
-Perché?
-...

Cosa ti spinge a fare un account Twitter? Cosa hai bisogno di sapere che sia così importante da doverlo sapere subito ma così insulso da poterlo liquidare in 140 caratteri? Con che spirito entri su Twitter?
Completa la frase: Mi faccio un account su Twitter per ..........

Beh, un NO è quanto di più incoraggiante si possa trovare oggi nel panorama dei social network.


mercoledì 21 marzo 2012

Lo scintilla

Lo scintilla comincia a credere che effettivamente potrebbe risparmiare molto in jeans se avesse un po’ meno da grattarsi le palle durante le giornate; lui pensa che lo chiamino Scintilla per quanto brilla la sua stella, che ha decisamente il tempo per tenere costantemente lucida, ma lo chiamano così perché il riflesso del sole su quella stella entra per tutta l’estate dalla finestra del Toxic tra le 3 e le 6 del pomeriggio; lo Scintilla sta sempre seduto sulla chaise longue che ha messo sotto il portico della centrale, non muove il culo da almeno 10 anni, a crossing deep lo chiamano così perché “è un coglione che sta seduto tutto il giorno”, anche se l’ultimo che gliel’ha detto non ha fatto in tempo ad arrivare alla “e” di coglione, lui invece è convinto che il soprannome nasconda un certo timore riverenziale. E se gli abitanti di crossing deep li prendi uno per uno, ha pure ragione. Nelle celle ci sono 4 ubriaconi del cazzo, e se il suo aiutante, uno che gira con la sedia a rotelle da quando non ha pagato il pattuito alla Serena, non arriva alla svelta, li butta fuori perché di certo lo Scintilla non cucina per gli ubriaconi. La Serena era la sua prima puttana, ormai non lavorava più molto, ma il pompino della serena è ormai leggenda che solca tutto il deserto e lei lavora sempre meno perché ne ha meno voglia, non per mancanza di clienti. Oggi lo Scintilla farà un salto al Lady S, la Serena oggi gli da l’ultima quota e si libera, lei, il locale e le gemelle; le è costato 5000 pezzi il giochino ma alla fine per un bordello da 6 stanze con saloon, la propria libertà e quella delle tre gemelle, le tre puttane più ambite fino a Novac, lo Scintilla le aveva chiesto proprio poco, c’era una specie di amicizia tra i due. Lui non pagava mai, e lei a volte si poteva anche rifiutare di offrirgli quello che era venuto a cercare, questa cosa si avvicina molto ad una solida amicizia a crossing deep. Lui si prenderà i soldi di lei, e le provvigioni delle sue ultime tre puttane, come sceriffo non guadagna un cazzo, ha i suoi 5000 pezzi, le sue tre puttane e la sua stella, il progetto è semplice: vendere quelle tre, fare un salto a death city, caricare dieci ragazzine sui cavalli e riportarle a crossing deep dove avrebbe comprato un bordello molto più grande, molto più bello è sufficiente a godersi la pensione senza fare niente. L’informazione delle ragazzine gli era costata molto, 6 mesi prima un incappucciato che riuscì non si sa come ad evitare di presentarglisi gliel’aveva venduta per 100 pezzi, e lo Scintilla vide l’acquisto a scatola chiusa subito come un buon affare. A ripensarci il suo comportamento gli sembra strano ma quando è andato a death town e le ha viste, beh, effettivamente l’incappucciato era stato di parola. Dieci ragazzine rimaste orfane dopo un gran casino successo quando la città ha cambiato nome. Per ora se ne stanno prendendo la massima cura i tre incappucciati rimasti sul posto, ma è bastato freddarne uno ed offrire 200 pezzi a testa agli altri due per convincerli. Tra poco tornerà a riprendersi le ragazzine, e staranno bene. Da come è morto il loro compare gli altri due incappucciati hanno capito bene che devono essere perfette al momento della consegna. Lo scintilla alza il culo dalla chaise longue e si incammina scrollandosi la polvere di dosso verso il Lady S.

Il piegato

Di incappucciati ce ne sono un sacco, e quasi tutti sono dei maledetti gobbi portasfiga. Il piegato però lo riconosci dall’aria. Quando passa il piegato ti viene voglia di guardare da un’altra parte, e quando ti fa l’onore di parlarti, ti viene voglia di fare quello che il piegato vuole che tu faccia. Non va in giro gobbo, porta solo il cappuccio molto calato e la gobba gliela fa qualcosa sotto la tunica. Nessuno ha mai potuto raccontare cosa trasporti li sotto, ma pare che in diversi l’abbiano scoperto, e avrebbero preferito non farlo. Sono passati diversi anni da quando il piegato ha smesso di cercare la Carta, fotte più un cazzo di gente crocifissa, non gliene fotteva un cazzo neanche prima, da quando gli dissero che sto tizio inchiodato era biondo e pallido pur essendo nato sotto il sole del deserto. Il Piegato non è un coglione, e se ti sembra che stia abboccando alle tue balle, vuol dire che sta aspettando il momento giusto per fotterti, spesso in senso letterale. Andò così, ripensa spesso allo spettacolo di finire 4 pederasti rincoglioniti ficcandogli la colt su per il culo e facendo fuoco; ultimamente tende a preferire il suo punteruolo su per la gola, il Piegato è diventato una persona sobria. Di certo come si raccontano stronzate e le si fanno bere a quasi tutti lo ha imparato dagli incappucciati, ma il Piegato racconta quello che vuole anche alle persone intelligenti, nessun incappucciato ci era mai riuscito prima, a parte le leggende dei tempi che furono, che parlavano di ori, agi e potere. Il Piegato vende informazioni, non vende bambini, poi se l’informazione è “dove andare a trovare bambini” a lui che cazzo gliene frega. Con questo sistema non si campa male, ma bisogna girare parecchio, e ricordarsi le età di tutti e tutte. L’ultimo affare a crossing deep l’aveva concluso 6 mesi prima con lo sceriffo. Un cliente facile, la testa di un coglione, ma di un coglione che ha incisi negli occhi gli ultimi sguardi terrorizzati di centinaia di persone; il Piegato rispetta gli intelligenti, ma quelli come lo Scintilla, un coglione che neanche capisce perché lo chiamano così, sa che è bene lasciarli in pace. E’ l’ora di tornare, questa volta ha molte informazioni da vendere, potrà riposarsi per qualche tempo.

Blackjack

Quando Blackjack perde a carte ti tromba la moglie. Quando Blackjack ti tromba la moglie è bene che tu ti faccia i cazzi tuoi. Non è difficile, anche un ritardato la capisce sta cosa, quel rosso quattrocchi no, lui doveva avere qualcosa da ridire a tutti i costi. Adesso Blackjack deve ripulire la sua carta d’acciaio da tutto quel sangue e sopportare quella vacca nella stanza di là che sta urlando sul collo falciato del rosso. Però mentre Blackjack la puntava contro il muro non si stava lamentando, poteva dire a quel coglione di un roscio di andarsene, o restare a guardare, o comunque di non fare tutto quel baccano. “io ti ammazzo”? beh se dici “io ti ammazzo” a Blackjack dove vuoi andare? Uscirà dalla casa di quella vacca senza preoccuparsi tanto, ma è bene che cambi aria per qualche tempo, e allora tanto vale che dia una curiosata in giro. Spiega alla vacca che ha stile e come prostituta può vivere agiatamente: Blackjack vede il bicchiere mezzo pieno, mentre ti rapina ti fa capire che la tua vita può svoltare, probabilmente si crede una sorta di Guru, e mangia le mele. I gioielli non li tocca, gli paiono roba sacra, privata, trova 100 pezzi in un baule, ne prende 50 soli, e la sua attenzione viene attirata da una scatola. La scatola di un baro, appunti, note, carte segnate. Beh, Blackjack non è abituato a giocarsela alla pari, questa volta gli è andata male, ma poi si è rifatto. La scatola suona a vuoto. La chiusura sembrava complessa, ma se non devi fare silenzio una scatola la apri senza tanti problemi. Difficile sorprendere Blackjack, ma questa non se l’aspettava proprio. In quel doppio fondo un pezzo della Carta. Di leggende sulla Carta ne hanno sentite tante in tanti, ma chi cazzo mai se ne era ritrovato un pezzo in mano? Uno dei sei pezzi della Carta. Blackjack si deve essere accorto tutto d’un tratto che si è fatto tardi. Nasconde la mappa, vola le scale, esce, monta sul destriero e comincia a far finta di niente. Non ha mai attirato tante attenzioni. Di questa mappa gli aveva parlato uno straccione qualche anno prima, un pezzente veloce come il diavolo con il quale è bene non avere conti in sospeso. A quei tempi Blackjack bazzicava per crossing deep, comincerà la ricerca da lì, tanto doveva cambiare aria lo stesso. Blackjack lascia Novac con la stessa carica di quando stava iniziando la carriera da baro, questa è grossa. La mappa esiste ancora, e un pezzo ce l’ha lui.

venerdì 20 gennaio 2012

Il primo sole di primavera

Le mani cominciano a far male, e qualche dubbio a farsi largo: forse la corda doveva essere più sottile, meno fatica e più efficacia; gli basta ripensare a quanto tempo ha passato a studiare il tema per fugarli tutti. Del sorridere ha fatto un'arte, oggi è riuscito pure ad attirarsi l'odio di quanti trovavano da star male anche nel caldo del primo sole di primavera. Sai cosa mi è successo oggi, capitano tutte a me, non me ne va bene una. La cosa non gli è mai pesata, e forse ora che sta appollaiato su quella sedia assurda sulla quale si sta quasi in ginocchio a fare bricolage si rende conto che è l'unica cosa che sia mai riuscito a fare, ascoltare problemi, dispensare sorrisi. Che cazzo ha da sorridere, come cazzo fa a vedere del buono anche in una notte senza stelle, ma vada affanculo lui che non ha mai un problema. La cosa non gli è mai pesata, e forse ora che sta appollaiato su quella sedia assurda sulla quale si sta quasi in ginocchio si rende conto che forse è riuscito anche a far sfogare la frustrazione di tanta gente. Beh allora sono due cose, non male! Ha sempre trovato seccante ricevere più di quanto non riuscisse a dare, e più o meno ogni sera si trova a sperare di essere riuscito ad evitare questa seccatura. Passa l'ultimo giro di corda, toglie i guanti con la calma e la serenità di chi sa di aver finito, si lava le mani, apre una lattina di Coca Cola e gode al suono dell'alluminio che cede sotto la linguetta. Dopo il primo sorso toglie la maglietta sudata, va in bagno a darsi una sciacquata, torna alla sua Coca, a torso nudo. Due minuti e quarantasei secondi per finirla. Sciacqua la lattina sotto l'acqua, la svuota, la mette nel sacchetto dell'alluminio, cerca di chiuderlo ma quello stupido laccino gli scivola di mano e non riesce a stringere il nodo. La cosa è piuttosto stupida ma gli sembra tremendamente importante; raccoglie il laccio e chiude il sacchetto, poi lo va a portare in strada; domattina passerà la raccolta differenziata. Si va a mettere una camicia pulita e non impiega meno di cinque minuti a scegliere se metterla nei pantaloni o fuori. Nei pantaloni è meglio. Non gli dispiace per niente quella camicia bianca, soprattutto coi jeans blu scuro e le scarpe chiare. Per la prima volta si rende conto di aver lasciato qualcosa al caso ma decide che non sarà ora che smetterà di essere ottimista: il lampadario reggerà. Mette la sua nuova cravatta ormai convinto che non fosse necessaria una corda più sottile e saluta la morte come non ha mai fatto con la vita, con un sorriso sincero.