giovedì 27 marzo 2008

Oscar 2008-Miglior Film

Non ho visto abbastanza film da permettermi di giudicare, ad esempio, attore ed attrice protagonista, quindi aspetto, ma ho ormai visto i film favoriti per il miglior film (No Country for Old Men e There Will Be Blood), la rivelazione (Juno) e il grande escluso (Into The Wild).

No Country for Old Men e Juno in inglese, il che mi aiuterà magari per la recitazione.

Ecco, visti questi 4 film io mi domando chi cazzo è che appiccica a casaccio gli oscar e chi estrae a sorte le nomination.

Non c'è paragone tra questi 4 film, Into the Wild e Juno stanno semplicemente un gradino sopra, ora, diciamo che Juno l'hanno risarcito con la sceneggiatura originale, ma Into the Wild?

Copio incollo da un altro sito il mio parere sul vincitore per il miglior film, Into the Wild, OTTIMO FILM, ci tengo a precisare, ma ricco di errori grossolani (più a livello di regia) e mancanze fondamentali. Diciamocelo chiaro senza un Javier Bardem PERFETTO in un ruolo MERAVIGLIOSO, questo film sarebbe finito nel "limbo" di film discreti e nulla più.

-----contiene spoiler-----


un film fatto male. bello ma fatto male. con 2 difetti enormi. il doppio ritmo tommy lee jhons-javier bardem non riesce bene (ed in inglese ancora peggio) per gli intermezzi dello sceriffo vengono utilizzati dal pubblico per rilassarsi, riprendere fiato fino al nuovo cambio di ritmo, fino ad arrivare dopo il rintocco della seconda ora, ad avere una sala rilassata cui sfuggono i due discorsi dello sceriffo che risolvono l'intero film. in pratica questo film porta lo spettatore a perdersi tutto il film, perché è in quei due monologhi che lo sceriffo, vecchio, spiega come e perché questo paese non è più per quelli come lui. all'uscita dalla sala si erano distratti tutti sul più bello, me lo son dovuto riguardare in inglese per capirlo. sorvolando sulla scarsa gestione del doppio ritmo, bella l'idea di non usare colonna sonora (mi ha fatto sorridere chi ha detto "non l'ho notata") ma non sorretta dalle fasi di ritmo lento (e questo è un gran colpo per la regia.......), arriviamo al problema quello grosso. quale paese? dov'è il paese? qui non c'è neanche la scusa di traduzioni strane, quel "country" non c'è, non esiste, tutto ruota attorno ad un'unica storia, ad un javier bardem irraggiungibile. in un film che ha nel titolo il "paese" e il "vecchio", dove il vecchio, se pur alla fine e sottovoce, viene fuori in tutta la potenza del suo personaggio non può perdersi nel nulla che il paese finisce per essere. il paese non è cioè caratterizzato, il titolo poteva essere "no adventure for old men" "no story", qui il country non esiste, non c'è nessun paese, c'è solo una storia di ordinaria criminalità, quell'ordinaria criminalità che il vecchio non può sostenere, ma in questo film manca l' "ordinaria", cioè questa è l'unica storia, lo sceriffo molla perché questo non è un caso per lui, il paese non ha fatto nulla. per me quindi a questo film manca la caratterizzazione del "paese". tommy lee jones alla fine svela il titolo, risolve tutto il film, ma lo risolve in modo errato, perché non è il country che non può permettersi, è bardem. un film quindi per me mutilato in fase di sceneggiatura e poi anche in fase di regia. un bel film che non può vincere l'oscar come miglior film e come miglior regia. sono indeciso tra 6 e 7, darei 6 per le aspettative tradite, ma forse è più giusto un 7.

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Ora, non mi sono avventurato in una recensione così puntuale anche sugli altri 3 film, perché mi pare che il mio giudizio fosse difficilmente comprensibile solo su questo film. Un bel film, che senza Bardem non avrebbe meritato neanche la candidatura.




Ho visto il petroliere in italiano, non posso giudicare Daniel D. Lewis, mi limito al film: semplicemente inconcludente. Troppo vago per essere documentario, troppo piatto per essere un racconto. Bravo Paul Dano in un bel ruolo secondo me risolto male in fase di sceneggiatura. E' un bel film, un film finalmente senza buoni, praticamente pieno di stronzi, ma in questo mi sarebbe piaciuta un po' più di introspezione psicologica (ad esempio il fratello, se lo tratti così di sfuggita, tanto vale non trattarlo proprio). Diciamo che la storia corre lenta, si sofferma su cose inutili e non lo fa laddove sarebbe più interessante. Altro bel film a metà.




Ho da poco visto Juno. Ecco, questo è uno di quei film che andrebbero fatti vedere nelle scuole, accantonando una recitazione di quelle da ricordare per sempre, da parte di Ellen Page, ben oltre la perfezione nel ruolo che le è stato dato, parliamo solo del film nel complesso.
Alla faccia dei troiai di moccia e del binbomnkismo tipicamente italico che vanta una videoteca fatta di moccia, costantino, vaporidis e scamarcio, all'estero si fanno anche film "per ragazzi" veramente belli, e che vogliono dire qualcosa.
I questo film quell'introspezione psicologica che manca al petroliere è puntuale, progressiva, addirittura brutale, evita gli stereotipi del padre orco e della matrigna di cenerentola, racconta una storia di una ragazzina che non cresce come un'eroina perché toccata da un evento difficile, ma lo vive crescendo quel poco che si cresce a 16 anni, non ne ha 30 alla fine della storia, ne ha 17, è una storia "vera" che vale molto più dei deliri di Ferrara.
Manca dal mio punto di vista nel momento prima della scelta, la "conversione" è forse risolta troppo velocemente, la si coglie solo più tardi.
Un film meraviglioso, un oscar ultrameritato, Diablo Cody ha scritto con un ritmo spettacolare. I dialoghi di questo film sono la dimostrazione che si possono scrivere dialoghi "attuali" frenetici, brutali, necessari, reali, senza scadere nel chiacchierismo di "the gilmore girls".
Film semplicemente meraviglioso, che va ben oltre le poche pretese che aveva.



Chiudo con Into the Wild. Giudico male questo film perché tempo 10 minuti e mi ha coinvolto con una forza da far quasi male. Una storia che nella società di oggi è quantomeno da illustrare, una storia che non può non aprire la mente di chi non sia un irrimediabile ottuso. Christopher McCandless è da solo una storia perfetta, ma il film non si limita alla riproposizione della storia e del diario del ragazzo, va ben oltre, sceglie una fotografia ottima, trova personaggi secondari incredibili (non ricordo il nome dell'attore che fa il vecchio intagliatore di cuoio, PERFETTO), tiene un ritmo non lento, calmo, il che è diverso, segue il ritmo dei pensieri di un ragazzo che rifiuta la frenesia di una vita che non gli appartiene.
Il punto risolutore è la voce fuori campo della sorella, che mi commuove anche ora solo a pensarci, non so se i monologhi siano tratti dal diario di lei o siano originali o adattati, ma raccontano l'amore vero, altro che 3 metri sotto la spazzatura, questo è amore, un'amore incondizionato un amore che accetta la sofferenza personale nella certezza che questo sia il bene dell'amato.
Un film libero da difetti e profondamente toccante, un film ben recitato anche da Emile Hirsch, basta vedere la foto di MacCandless per riconoscere lo stesso sorriso curioso di Hirsch nel film, ed è forse esclusivamente quel sorriso curioso, sono quegli occhi aperti ad ospitare il mondo che rappresentano MacCandless.

Concludo: l'anno prossimo, l'Oscar datelo pure a casaccio perchè dei due film migliori dell'anno, uno non è stato nominato, l'altro ha semplicemente perso.

Buona visione.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Dal titolo Juno sembrava il solito horror giapponese.....