lunedì 8 novembre 2010

The Butterfly Effect

La notizia interessante del giorno è invece un'altra.

Iran: Teheran sovrappopolata, via in 3 milioni.
Ahmadinejad offre incentivi per trasferirsi in altre città.

E qui mi è venuta in mente una vecchia idea: è possibile che in questo paese, ma anche altrove, ovunque forse, anche se in misura minore, ci sia sempre paura di dire cose nuove?
E' possibile che se la cosa nuova la dice il pazzo di turno e non viene sonoramente fischiata, solo allora qualcuno timidamente riesca a prendere il "coraggio" di riproporla?

Mi riferisco a due aspetti di ciò che ha detto Ahmadinejad: in primo luogo il concetto di poter convincere qualcuno a lasciare la propria casa quando questo sia necessario per far funzionare meglio l'intero paese; in seconda istanza il fatto che una città non può crescere a dismisura e probabilmente esiste un limite, neanche esagerato, oltre il quale neanche con una perfetta attuazione di un perfetto strumento urbanistico si possa rendere vivibile una città.

Per il secondo punto rimando a Nikos Salingaros, matematico australiano che vanta certamente più titoli per esser definito "urbanista" di molti personaggi che affollano le università usando parole a caso, definendo cioè "genio" Le Corbusier e "geniale" lo zoning, quando una parola sola sarebbe ottima per definire entrambi: "dannoso". E così questo interessante "duetto" con Leon Krier, altro non architetto (forse qualcuno dovrebbe porsi degli interrogativi).

E consiglio una volta di più la lettura del blog dell'amico (spero che mi permetta) Architetto Pietro Pagliardini, De Architectura, già segnalato tra i "blog interessanti".

Per il primo punto invece si torna al mio vecchio pallino: un piano di sostituzione edilizia. L'Italia è piena di edifici, socialmente pericolosi (non mi dilungo e cito semplicemente Le Vele a Scampia e lo Zen a Palermo), architettonicamente inaccettabili (finestre orizzontali, mostre sottodimensionate, terrazzi "a tasca", volumi addossati gli uni agli altri senza alcuna gerarchizzazione, in sostanza, totale mancanza di grammatica), urbanisticamente struggenti (edifici disallineati tra loro e con la viabilità, villettopoli alienanti per i cittadini, assenza di rapporto edificio-città, quartieri dormitorio). In un panorama del genere, con le decine di miliardi di metri cubi che sarebbe opportuno demolire e ricostruire il settore edile non deve poter conoscere crisi almeno per i prossimi 150 anni. Perché non si incentivano le persone a lasciare quei posti che non dovrebbero più esistere?Perché non riusciamo a dire che una città non può occupare un area di 10km di raggio?
Perché c'è sempre paura di affrontare un problema? "Eh, ma come fai?", "E' troppo difficile", "Nessuno abbandona la propria casa". Vogliamo veramente ridurci ad ammirare un mezzo-dittatore mezzo-pazzo?
Vogliamo davvero aver da imparare anche dall'Iran. Dopo essere diventati il paese più immobile e immobilista (e immobiliarista nel caso specifico ci sta bene), d'Europa dobbiamo per forza cercare di diventare il più immobile del mondo?

Nessun commento: