venerdì 16 ottobre 2009

Il calzino stravagante.

Oggi siamo arrivati alla fine. Il paese è tecnicamente finito: se una trasmissione come quella di Brachino può fare una cosa del genere senza avere la matematica certezza che questa comporti l'abbandono del programma da parte di tutti gli spettatori, significa che in Italia il tasso di imbecillità ha raggiunto e superato il punto di non ritorno.
Non è tanto il servizio in quanto tale, diciamocelo, Brachino lavorava a studio aperto nel periodo di direzione di Giordano, quindi è evidente che non abbia nulla a che vedere con il giornalismo, ma se la rete gli permette di andare in onda con un servizio del genere, essendo rete commerciale, significa essere matematicamente certa che non perderà ascoltatori, e questo significa che almeno quel pubblico è completamente andato.

E gustatevi il servizio sullo stravagante giudice che passeggia mentre attende il proprio turno dal barbiere, interrompe la passeggiata per accendere una sigaretta e udite udite: indossa calzini celesti!!!Questo si che è uno stravagante!Fa quasi paura.

Il servizio stravagante.

Risponde piccata l'associazione nazionale magistrati.Qui.


Ora, a me verrebbe quasi da sorvolare sulla democrazia, evidentemente attaccata ad un filo se il corruttore sguinzaglia i propri giornalisti (diciamo i propri iscritti all'albo, che "giornalista" è una parola seria) per pedinare il giudice che ha quantificato il suo furto figlio di corruzione e questi sostengono che una persona coi calzini celesti sia uno squilibrato che non può giudicare il padrone, e soffermarmi sulla demenza del pubblico.
Non riesco a rassegnarmi all'evidenza che mediaset non rischierebbe mai di ammazzare una trasmissione e quindi ha la certezza che i suoi spettatori siano ormai stati ridotti a bande di soggetti degni della tettona del grande fratello che sostiene che Rita Levi Montalcini sia morta.



Purtroppo a una trentina d'anni dall'arrivo della "TV commerciale" il cervello dell' italiano è andato a D'Addario e per ego particolarmente grandi non c'è evidentemente niente di meglio che plasmare un paese a propria immagine e somiglianza.

Consiglio a questo proposito Videocracy, di Erik Gandini, film i cui trailers sono stati censurati sulla TV italiana, che offre il punto di vista di un italiano che vive in Svezia ormai da anni e guarda al bel paese dal punto di vista di chi, non essendoci dentro non ne è stato fortunatamente fagocitato.

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