martedì 22 marzo 2011

Amici Miei. Come tutto ebbe inizio.


Perchè?

Questa domanda descrive perfettamente il film, e con ogni probabilità non ci sarebbe bisogno di allungare oltre una recensione.


Voglio comunque spendere due parole su questo piccolo grande capolavoro, un bignami perfetto di cosa è aberrante al cinema: una sceneggiatura raccapricciante, una regia incomprensibile in quasi tutte le sequenze, piatta ed inutile in tutte, una fotografia di "borisiana" memoria ("che famo?smarmellamo?", "Eh, vai Biascica smarmella, smarmella tutto!"), una recitazione imbarazzante (si nota che De Sica saprebbe essere attore ma gode nel fare figuracce) particolarmente in coloro che cercano di avventurarsi in un toscano che non gli appartiene, una comicità penosa, di quelle che riescono a far sentire in imbarazzo lo spettatore, personaggi disegnati non si capisce bene come (nessuno è personaggio, son cinque tizi tanto inutili quanto perfettamente intercambiabili) e, a guarnire l'opera, anche una lunghezza decisamente eccessiva (sarebbero stati eccessivi 20 minuti, il film ne dura 108) che riesce ad ospitare una parentesi di un quarto d'ora sul finale nel quale oltre a "perchè?" sorge spontanea un'altra domanda: "ma quanto dura ancora?".

In buona sostanza quello che si definisce un insulto a Mario Monicelli, proprio a pochi mesi dalla sua scomparsa e al cinema italiano, di cui Neri Parenti cerca da una vita di accelerare la scomparsa.


1 commento:

sandra ha detto...

smetti di celarti dietro l'alibi che ti sei sacrificato a vedere 'sto film per un'analisi sociologica!