domenica 27 marzo 2011

Exit

Vent'anni. Sembra un lasso di tempo, è un'eternità. L'alienazione l'ha scavato dentro, la routine l'ha inquadrato in uno schema mentale che ormai lo comanda, i rapporti umani gli hanno offerto solo una grande diffidenza verso i suoi simili. Sono vent'anni che sogna questo momento, anela un "altro da " che ha ogni giorno di più idealizzato, che ormai è per lui dose di eroina senza la quale non può superare la giornata. Per vent'anni si è isolato dal mondo e fatto della sua droga, ed oggi ha forti difficoltà a credere che tra breve l'estasi sarà sua. Il timore comincia ad attanagliarlo, non quello di non sapere cosa fare di , ma quello di non trovare il paradiso che per vent'anni ha sognato, quegli spaghetti alle vongole che non sa neanche più di cosa possano sapere, quel grande pastore maremmano con cui vuole giocare su un prato senza orizzonte, quella donna che vuole sua dopo aver dimenticato cosa questo voglia dire.
Che presa per il culo, sono venti anche le firme da apporre su tutte quelle scartoffie. Posa la penna, restituisce i documenti, riprende i suoi effetti personali, un portafogli, un accendino, la catenina d'oro della prima comunione; quei soldi non esistono più, ma non ha voluto cambiarli quando gli fu offerta la possibilità, che siano di ricordo per ciò che ha fatto, non è passato un giorno senza che si fosse punito con il ricordo del suo passato, ma vuole mantenerne anche un ricordo tangibile.
Le serrature blindate fanno un suono sinistro tetro, terrificante, per chi entra, o resta dentro, suonano note incredibilmente dolci per chi le attraversi nel senso opposto.
Il primo sole primaverile è inaspettatamente freddo, il vento incanalato nella strada taglia il volto in due, l'aria è così pulita da bruciare i polmoni da dentro, il ricordo di sua figlia nel bagno di sangue della sua ira lo investe come un treno in corsa.
L'estasi altro non è se non una insopportabile crisi di astinenza, è già morto prima di tornare a casa sua. Vedere quella cucina, quella dove uccise Martina, lo finisce. Non è il cappio stretto attorno al collo, era già morto.

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