domenica 29 marzo 2009

Treppiede

Pare concentrato nel proprio lavoro ma privo di una qualsivoglia cognizione di causa. Lo sgabellino richiudibile su cui siede pare essere il suo campo molto più della videocamera digitale che maneggia.
E' emozionante la curiosità di bambino che lo spinge ad armeggiare su quella videocamera che h probabilmente chiesto al nipote di procurargli.
L'espressione avidamente curiosa ritmicamente si chiude nel broncio di chi perde il bandolo della matassa per poi riaprirsi nel sorriso compiaciuto di chi lo ritrova.

E' passata quasi mezza giornata ma lui imperterrito insiste nell'esplorazione di quel mondo fino ad allora sconosciuto alternando delle espressioni da mimica teatrale che rendono impossibile non capire quando incontri un intoppo e quando lo superi. La bella giornata, rigida ma soleggiada, lo ha evidentemente stimolato a farsi questa profonda lezione da autodidatta all'aperto. Estrae un cavalletto treppiede ed incomprensibilmente appare più impacciato con l'abc della meccanica che con i prodigi dell'elettronica. L'impegno è tale da costringerlo, per la prima volta da ore, ad abbandonare quel trespolo su cui era appollaiato. Piazza il cavalletto, il lavoro fa schifo e lui ha un'espressione che lascia intendere un consapevole "chi se ne frega" più che un compiaciuto "missione compiuta" o un rassegnato "non so fare di meglio" e riporta la sua attenzione sulla videocamera.
La sicurezza del momento rivela che le mosse sono quelle provate qualche ora prima. Armeggia con più veemenza del necessario e con qualche sforzo di troppo riesce a sistemare la telecamera. Punta verso il suo palazzo. Raccoglie orgoglioso il proprio sgabellino, lo richiude, lo mette sotto il braccio e se ne va.

Sono passati 3 giorni. La videocamera è sempre lì, in giardino, con il tappo. Un'ambulanza a sirenza spenta si ferma nel parcheggio del palazzo.

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