domenica 10 marzo 2013

Educazione Siberiana

Voglio spendere due parole sul nuovo lavoro di Gabriele Salvatores. Tratto dall'omonimo romanzo di Nicolai Lilin il film tratta la storia di due ragazzi cresciuti in Transnistria, regione del Sud dell' URSS utilizzata da Stalin per levarsi dai piedi i piantagrane. Una popolazione formatasi attorno a tante tribù di criminali e tenuta emarginata dal resto dell'Unione Sovietica dal freddo e dai chilometri. La storia narra del codice di onore, sostanzialmente anarchico, di una di queste tribù e di come un patriarca (Kuzja, interpretato da Malkovich) cresca il nipote Kolyma. Il film si impernia sulle relazioni tra bambini che si formano crescendo con un codice d'onore tanto rigido e particolare. Kolyma cresce facendolo proprio, l'amico Gagarin se ne discosta per avere un approccio più pragmatico, o forse edonista, alla vita, di quanto il codice permettesse. La sceneggiatura offriva tanti spunti interessanti ma Salvatores si perde in un ritmo lentissimo che fa sì che i tanti temi interessanti (sostanzialmente il rapporto di Kolyma, che dovrebbe essere il protagonista, con il nonno, con l'amico, con l'amica Xenja, ragazza ritardata, e con se stesso) siano solo accennati per poi perdersi in pause che a me sono risultate francamente noiose. I ritmi lenti li ho sempre digeriti con una certa fatica ma in questo caso si ha anche una storia che per nulla si presta a certi ritmi di narrazione. Alla fine del film resta in bocca l'amaro di un'occasione sprecata per fare un film veramente compiuto. Salvatores dribbla la violenza visiva, ma anche psicologica, accenna solamente ai turbamenti dei protagonisti e alla fine lascia l'impressione di non aver compicciato niente, di aver cincischiato molto e non aver concluso nulla.
Sulla regia poco da dire, anche sulla fotografia, tutto non sgradevole ma senza picchi. Tradisce la sceneggiatura, forse anche il montaggio. Rimane solo la bella scena della giostra, quella in cui viene scoperta ben più di quella, lunghissima, in cui viene goduta (esempio di tempo sprecato: hai molte cose da raccontare, scegli un ritmo lentissimo, almeno queste parentesi sarebbero da evitarsi se per concedersele poi mancano aspetti ben più importanti).
Insomma per vedere un prodotto italiano consiglio sempre di andare al cinema ma giusto per autarchia, perchè altrimenti suggerirei di aspettarlo su SKY.

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