giovedì 13 settembre 2012

Bionda

Si guarda allo specchio e non si stupisce per niente nel rendersi conto di non ricordare quando s'è fatta bionda. Chi se ne frega, pazienza. Va a sedere sul suo mobilino Ikea davanti alla piccola finestra 80x80, guarda fuori come ha guardato fuori praticamente tutte le sere da cinquant'anni a questa parte. Non piove mai allo stesso modo, e oggi comincia a piovere come un giorno di vent'anni prima, come quel giorno. Chi se ne frega di quanto bagna i vestiti, la pioggia la senti dentro, e oggi la pioggia che sente è quella. Vent'anni e lo sguardo su quello che poteva essere. Suona il telefono, è lui, è la solita telefonata "sto tornando, butta la pasta", le viene da piangere. Per vent'anni ha lasciato se stessa alla finestra ed ha portato qualcun'altro in giro per la vita. Voleva viaggiare, non ha viaggiato, voleva imparare il russo, ha solo sentito russare, voleva buttarsi da un aereo, oggi le importerebbe poco del paracadute, voleva fare la foto a un pinguino nella Terra del Fuoco, non trova più Pinguino, il pupazzetto di pezza che le aveva regalato la migliore amica. E' vent'anni fa che ha scelto, che ha lasciato andar via sotto la pioggia quello che poteva essere mentre avrebbe voluto urlare da una finestra che al tempo era bloccata. Fu il giorno dopo che chiamò il falegname per rifarla, perchè si potesse aprire, per poter urlare fuori qualcosa che non avrebbe mai urlato. Solo due volte in questi vent'anni ha aperto la finestra, ma l'ha sempre richiusa con una smorfia, una di quelle smorfie che potevano significare tutto e niente, gioia e imbarazzo, rimpianto e rimorso, tristezza ed esaltazione. E ora è lì a guardare quella stessa pioggia, a girarsi gli anelli, a sentirseli sui polsi, a pensare che troppe volte negli ultimi vent'anni ha scelto la via vecchia per la nuova, anche se sapeva benissimo che la vecchia andava a finire davanti ad una finestra chiusa e non nella Terra del Fuoco in mezzo ai pinguini; l'ha sempre saputo, ma ha semplicemente messo se stessa alla finestra mentre un'altra lei guidava su di una strada che non le apparteneva. Non l'ha mai fatto pesare a nessuno, forse ha sempre avuto bisogno di portarlo lei un peso, le risultava più facile lo scegliere di apparire quello che ci si aspettava, non vivere, illudere, è sempre sembrata una brava ragazza, una brava donna, una brava moglie, è sempre stata semplicemente una persona triste. Oggi per la terza volta in vent'anni apre la finestra, e si rende conto che ormai quello che poteva essere non può più essere, per la prima volta accetta che quella che non ha mai saputo se potesse essere la sua direzione, lo era. Ha capito che era come lei, che era lei, ma che aveva meno coraggio, o semplicemente ne aveva di più. Non è mai voluta andare a trovarlo, non riesce a pensarlo disteso dietro quella foto sorridente, da quando ha capito che tipo di sorriso fosse. La finestra è ancora aperta, il volto segnato da una smorfia, da una di quelle smorfie che per tutti potevano significare tutto e niente, per tutti meno che per uno, che era come lei, quella smorfia che altro non è che lei che si separa da se stessa. Chiude la finestra, si allontana, si gira, e per la millesima volta in vent'anni si guarda mentre cerca di aprire la finestra ed urlare qualcosa fuori.

1 commento:

patatina ha detto...

quando lo scrivi un bel libro? io lo compro sicuro!