E’
ingrassata un bel po’ l’Ele, e si scopre a sorridere di una macabra battuta
pensando a quelle anoressiche o bulimiche che finiscono per togliersi la vita
per aver messo su peso. In effetti cambiare jeans per poi abbandonarli
definitivamente per le tute non è gradevole. E scoppia in una risata isterica a
vedersi in paranoia per il proprio aspetto. Sostanzialmente sempre battuta i
coglioni lei, giusto quel minimo di attenzioni che è necessario per evitare i
commenti degli amici in quelle sere in cui decide di mettersi in tiro: se uno
standard medio, anche se di basso profilo, lo mantieni sempre, poi quando ti
metti in tiro ti eviti il simpatico che “guarda stasera come siamo belli”, un
po’ come quando si prendono per il culo i bambini.
Adesso tocca
a lei, rimette a posto i suoi fogli, controlla che non manchi niente e finisce
per contemplare uno smalto in condizioni incredibilmente perfette per risalire
alla mattina prima. Non ti fermi mai a pensare al perché decidi di muovere un
braccio per spostare un foglio di carta, ma quando ti capita poi è sistematico
che ti capiti di pensare “che pensiero del cazzo”, e all’Ele scappa un sorriso
che non è più macabro né la risata isterica di pochi istanti prima, questo è
amaro, è un sorriso consapevole, è quello che viene a ripensare a quei due
sorrisi di tre mesi prima. Una stanza bianca e illuminata male dietro una porta decisamente vecchiotta. Questi
posti te li immagini come nei film americani ma non sono altro che normalissime
stanze, con la solita triste balsa asettica verdognola, una scrivania, un
lettino e un armadietto.
Tanti
sorrisi per poco meno di dieci minuti, quasi senza soluzione di continuità, e
il ricordo oggi oscilla tra un’insopportabile Julia Roberts e il Joker di
Nolan, quello di Ledger che a lei era piaciuto tanto e per il quale aveva
litigato con chi le diceva che le lodi sperticate erano solo per la prematura
morte dell’attore.
Meno di
dieci minuti, un sorriso alla presentazione, un sorriso a lei, un sorriso su e
uno giù, sorrisi ovunque e un gran parlare; non ha voglia di sentire parlare
oggi, figuriamoci allora, nel secondo giorno più brutto della sua vita. Un paio
di mesi di riflessioni, di introspezione, di sofferenza, di domande, di domande
insistenti, di domande pressanti, di rompicoglioni che non sanno farsi i fatti
propri, e poi di consigli non richiesti, opinioni non gradite, responsi non
accettati, sentenze non rispettate e alla fine il Joker e Julia Roberts. Il
mostro stava più in silenzio, a parlare era per lo più il Joker, ed era
piuttosto bravo. Col senno di poi l’Ele aveva colto il momento della svolta:
non aveva mai parlato di religione fino a che, facendo domande sull’infanzia,
non aveva colto un sussulto. Meno di dieci minuti, cinque a far leva su un
passato messo da parte quasi più per pigrizia che per una vera scoperta di sé stessa,
o degli altri, o del divino e del rapporto di lei con esso. Cinque minuti e
tante lacrime, tanta fatica, un mezzo sorriso e due sorrisi nuovi nelle due
donne, questa volta due sorrisi sinceri, ma non solo di gioia, forse anzi più
da “mission accomplished”.
Certo in piena estate non se l'aspettava questo vento freddo, anche se in effetti è bello alto lassù. Ormai di mesi ne sono passati cinque dall'incontro con il Joker e Julia Roberts e l'Ele fa il passo oltre il parapetto. Un po' le spiace, aveva da fare, ma il figlio di quello stupro proprio non riusciva a metterlo al mondo.
1 commento:
Piuttosto "attuale" come racconto...
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