domenica 8 novembre 2009

4 parole in croce.

Oggi mi sono preso del tempo per dire la mia su questa storia del crocifisso e lo faccio "rispondendo" a Marco Travaglio che sul sito "L'antefatto" che consiglio a tutti, e forse anche sul quotidiano, ha scritto il seguente pezzo, che non condivido. Non voglio tagliarlo, evidenzierò i passaggi che più mi interessano.

Dipendesse da me, il crocifisso resterebbe appeso nelle scuole. E non per le penose ragioni accampate da politici e tromboni di destra, centro, sinistra e persino dal Vaticano. Anzi, se fosse per quelle, lo leverei anch’io.

Fa ridere Feltri quando, con ignoranza sesquipedale, accusa i giudici di Strasburgo di “combattere il crocifisso anziché occuparsi di lotta alla droga e all’immigrazione selvaggia”: non sa che la Corte può occuparsi soltanto dei ricorsi degli Stati e dei cittadini per le presunte violazioni della Convenzione sui diritti dell’uomo. Fa tristezza Bersani che parla di “simbolo inoffensivo”, come dire: è una statuetta che non fa male a nessuno, lasciatela lì appesa, guardate altrove. Fa ribrezzo Berlusconi, il massone puttaniere che ieri pontificava di “radici cattoliche”. Fanno schifo i leghisti che a giorni alterni impugnano la spada delle Crociate e poi si dedicano ai riti pagani del Dio Po e ai matrimoni celtici con inni a Odino. Fa pena la cosiddetta ministra Gelmini che difende “il simbolo della nostra tradizione” contro i “genitori ideologizzati” e la “Corte europea ideologizzata” tirando in ballo “la Costituzione che riconosce valore particolare alla religione cattolica”. La racconti giusta: la Costituzione non dice un bel nulla sul crocifisso, che non è previsto da alcuna legge, ma solo dal regolamento ministeriale sugli “arredi scolastici”.

Alla stregua di cattedre, banchi, lavagne, gessetti, cancellini e ramazze. Se dobbiamo difendere il crocifisso come “arredo”, tanto vale staccarlo subito. Gesù in croce non è nemmeno il simbolo di una “tradizione” (come Santa Klaus o la zucca di Halloween) o della presunta “civiltà ebraico-cristiana” (furbesco gingillo dei Pera, dei Ferrara e altri ateoclericali che poi non dicono una parola sulle leggi razziali contro i bambini rom e sui profughi respinti in alto mare).

Gesù Cristo è un fatto storico e una persona reale, morta ammazzata dopo indicibili torture, pur potendosi agevolmente salvare con qualche parola ambigua, accomodante, politichese, paracula. È, da duemila anni, uno “scandalo” sia per chi crede alla resurrezione, sia per chi si ferma al dato storico della crocifissione. L’immagine vivente di libertà e umanità, di sofferenza e speranza, di resistenza inerme all’ingiustizia, ma soprattutto di laicità (“date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”) e gratuità (“Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”).

Gratuità: la parola più scandalosa per questi tempi dominati dagli interessi, dove tutto è in vendita e troppi sono all’asta. Gesù Cristo è riconosciuto non solo dai cristiani, ma anche dagli ebrei e dai musulmani, come un grande profeta. Infatti fu proprio l’ideologia più pagana della storia, il nazismo – l’ha ricordato Antonio Socci - a scatenare la guerra ai crocifissi. È significativo che oggi nessun politico né la Chiesa riescano a trovare le parole giuste per raccontarlo.

Eppure basta prendere a prestito il lessico familiare di Natalia Ginzburg, ebrea e atea, che negli anni Ottanta scrisse: “Il crocifisso non genera nessuna discriminazione. Tace. È l’immagine della rivoluzione cristiana, che ha sparso per il mondo l’idea dell’uguaglianza fra gli uomini fino ad allora assente… Perché mai dovrebbero sentirsene offesi gli scolari ebrei? Cristo non era forse un ebreo e un perseguitato morto nel martirio come milioni di ebrei nei lager? Nessuno prima di lui aveva mai detto che gli uomini sono tutti uguali e fratelli.

A me sembra un bene che i bambini, i ragazzi lo sappiano fin dai banchi di scuola”. Basterebbe raccontarlo a tanti ignorantissimi genitori, insegnanti, ragazzi: e nessuno – ateo, cristiano, islamico, ebreo, buddista che sia - si sentirebbe minimamente offeso dal crocifisso. Ma, all’uscita della sentenza europea, nessun uomo di Chiesa è riuscito a farlo. Forse la gerarchia è troppo occupata a fare spot per l’8 per mille, a batter cassa per le scuole private e le esenzioni fiscali, a combattere Dan Brown e Halloween, e le manca il tempo per quell’uomo in croce. Anzi, le mancano proprio le parole. Oggi i peggiori nemici del crocifisso sono proprio i chierici. E i clericali.


Premetto la mia posizione e poi nel discorso nè darò anche ragione: secondo me il crocifisso nelle scuole, e negli edifici dello stato tutti, non dovrebbe starci, pur non dando fastidio a me come individuo.



Travaglio esordisce definendo come ridicoli, insensati, assurdi tutti gli sproloqui che si sentono a difesa della presenza del crocifisso nelle aule di scuola, e conclude sostenendo che invece una ragione c'è, ed è morale: il crocifisso sarebbe cioè per lui simbolo di ideali grandissimi quali fratellanza, pace, perdono, altruismo.

Condivido la sua analisi sulle motivazioni addotte dai vari Bersani, Gelmini, Bertone, lasciamo pure perdere la Lega che se volete un blog comico c'è Spinoza.it; trovo raccapricciante che il Ministro dell' Istruzione (un minuto di silenzio per la parola "Pubblica" ormai da tempo scomparsa) se ne esca con un brillante (parafrasando) "Il crocifisso non è un simbolo cattolico, è una tradizione italiana", come la pizza, la mafia o il mandolino, per dire, E verrebbe poi da chiedersi come mai, se il crocifisso non è un simbolo cattolico, le chiese ne siano piene...Curioso...Direi che il fiato per questa gente è sprecato, madre natura ha già detto tutto.
Passando a Bertone e Bersani, che perlomeno non si sono allontanati dal "che male fa", io mi domando: ma può "che male fa?" essere una ragione di opposizione ad una sentenza della Corte Europea dei diritti dell'uomo che sancisce che invece può creare disagi?
Può un dibattito culturale vertere sul "ma che sarà mai" pronunciato da un individuo? Sarebbe un mondo serio quello in cui le decisioni fossero prese sul "eh va beh..." piuttosto che su studi, analisi, indagini statistiche,sociologiche e contingenti?
A me pare di no, pur essendo uno di quelli che a vedere delle rune del Corano appese in aula non sarebbe infastidito e direbbe "A ME non frega niente"; mi pare però piuttosto brutto sostenere che non deve fregare niente neanche ad altri, che invece hanno detto esserne infastiditi.

E passiamo a Travaglio: secondo me l'inconsistenza delle tesi "difensive" testimonia esattamente il contrario di quel che dice travaglio. Un uomo torturato a livello figurativo è solo una macabra visione, va interpretato perchè gli possa essere dato il giusto significato, e se il giusto significato, al momento di giusitificarne la presenza a scuola, non la danno nè il portavoce della Cei nè il Ministro dell'Istruzione, cosa può far pensare che lo facciano i professori? Se nessuno di coloro che vogliono il crocifisso nelle scuole sostiene che sia messaggio di fratellanza e perdono, come si può credere che lo pensino i bambini?

Il crocifisso a me risulta poi essere simbolo cattolico, mi pare che le altre confessioni, fin da Lutero, abbiano "sceso" Gesù dalla croce per dare loro maggiore enfasi alla resurrezione, e quindi alla sua mancanza sulla croce piuttosto che al martirio per salvare l'umanità come hanno deciso i cattolici, e il crocifisso è per questo che fa pensare alla chiesa, un ritratto di gesù già potrebbe suscitare un dibattito più interessante, ma il crocifisso è simbolo cattolico, non ricorda un uomo, un rivoluzionario, un pacifista, un no global, quale Gesù era, rievoca il passato della chiesa (personalmente la prima cosa che mi viene in mente è la croce rossa su fondo bianco dei cavalieri crociati, ma ognuno pensi a ciò che preferisce).

Se l'immagine di Gesù, la cui esistenza è comunque piuttosto fumosa (non se ne sa nulla per 20 anni, due terzi della vita, e ci sono teorie diverse su chi questa persona fosse), sarebbe ben più apprezzabile, io onestamente credo che il ritratto di Gandhi sarebbe molto più universalmente riconosciuto come simbolo di pace e fratellanza, testimonianza che anche le minoranze, o maggioranze, oppresse possono dire la loro, e farla valere, senza prevaricare, negare, opprimere, e credo anche che Marthin Luther King e il discorso del 28 Agosto 1963 al Lincoln Memorial sia da solo, anche solo nella sua parte conclusiva, un immediato messaggio di fratellanza.

Quello che oggi si vuol difendere senza dirlo è un simbolo che può non interessare a nessuno, ma può costituire una sorta di monito "ricordati che sei un ospite", può rendere disagevole l'inserimento di uno straniero o la possibilità di sentirsi normale per un non cattolico italiano. Non ha alcuna ragione per stare al proprio posto, ne ha alcune, se pur queste non denotino un'emergenza, per essere deposto, ma si prova a inventare le peggio stupidaggini per difenderne l'esposizione. E questo non può "caro Travaglio" che farmi pensare che "debba" stare nelle aule proprio perchè chi ce lo vuole gradisce che il bambino che lo vede non si senta padrone in casa sua, ma ospite, non dell'Italia, ma del cattolicesimo. Solo che questo non si può dire, e allora ci si attacca al "ma che fale fa" o "è come la pizza e il mandolino".

A quei geni poi che ne sostengono l'esposizione al grido di "Eh, ma nei paesi loro non ci farebbero questo favore, anzi..." suggerisco di non usare i "loro" ed i "noi" in modo così viscido e dedico la chiusura del topic.

Occhio per occhio...e il mondo diventa cieco. (Mahatma Gandhi)

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