venerdì 18 gennaio 2013

Django, la D è muta

Eccoci qua, un mago del cinema torna nelle sale dopo il vergognoso furto delle tre statuette che contano per la pagliacciata del 8 Marzo (ringrazia lo scialbo sminatore), e io non posso non parlarne.
Tarantino torna con Django Unchained e offre al mondo la sua visione del Western. Una visione che risente tantissimo dello Spaghetti Western per un prodotto che racconta tutto Tarantino. Bello, bellissimo, che ci sia qualcuno i cui film sono immediatamente riconoscibili e il personaggio del solito Waltz è tanto eccezionale quanto il Colonnello Landa (i due personaggi, a dirla tutta, si somigliano moltissimo).
Django Unchained è Tarantino, più nella prima parte che nella seconda, un film che parte surreale solo come i film di Tarantino sanno essere per poi allinearsi un po' di più e arrivare ad uscire in parte dalle corde del regista. Solito film stracolmo di citazioni, la più bella a mio modo di vedere è stilistica, e risiede nei primi piani degli sguardi dei protagonisti, marchio dei Western all'italiana. Poi una chicca di cui parlerò alla fine.
Tarantino cede qualcosina sui suoi famigerati dialoghi (non abbiamo il quarto di libbra con formaggio nè il latte delle vostre vacche nè qualcuno che ha fatto un bingo) ma costruisce alcuni personaggi strepitosi, Schultz (Waltz) è un personaggio riuscitissimo, il Django (Foxx)che si sceglie i vestiti è uno spettacolo, Monsieur Candy (Di Caprio) altro personaggio riuscito, ma il capolavoro è messo in mano a uno degli alfieri di casa Tarantino, Samuel L.Jackson che con il maggiordomo Stephen offre (almeno a livello di mimica) una prova degna del miglior Bud Spencer. E voi direte, ma che paragone cretino è? Certo, ma Jackson, attore strepitoso, entra in un personaggio comico di tale forza da ricordare, in un film che è omaggio allo Spaghetti Western, quello che per me era il "buffo" per antonomasia dei nostri sceriffi e banditi.
Il titolo che ho dato a questa recensione ha un senso, ed è un dialogo meraviglioso tra Foxx e Franco Nero, con il primo che, quasi risentito, spiega a Nero (Django nel '66) come doveva pronunciarsi il nome.
Tarantino si butta nella commedia alla Stanlio e Ollio in una scena e torna se stesso subito dopo, crea i suoi personaggi assurdi e spiazzanti ma intreccia una trama che nella seconda parte è quasi lineare, cede un millimetro sui dialoghi ma resiste coi suoi innumerevoli omaggi. Questo non è il suo capolavoro Sipovich, ma è un gran film in cui c'è tanto Tarantino, c'è una grande fotografia, c'è una regia di grande impatto, c'è una sceneggiatura che in fase di montaggio ha subito qualche aggiustamento, c'è una colonna sonora che è un tributo continuo, non c'è tanto Tarantino, c'è tutto Tarantino.
Forse gli manca lo spunto eccezionale di Inglourious Basterds, ma è un filmone.
Per ogni maschio italiano normale tra i 25 e i 45 anni l'ultima scena, gli ultimi 3 minuti di film, valgono almeno cinque volte il prezzo del biglietto. Non cercatevelo su youtube, andatevi a vedere un gran film e rimanete indecisi nel finale: mi diverto o mi commuovo.
Filmone.

2 commenti:

Il NoVe ha detto...

Mi fai venire ancora più voglia di andare a vederlo.

Il NoVe ha detto...

E invece devo dire che sono un po' deluso, forse c'erano troppe aspettative, e non solo per quello che ho letto qua.
Sono d'accordo sulla magistrale interpretazione di Samuel L. Jackson, ma la colonna sonora spesso non ci sta per niente.
Bel film, ma ne preferisco altri.