martedì 14 dicembre 2010

Punto Due: regime fiscale.

Oggi, in linea con i dati devastanti sul nostro debito pubblico mi pongo le mie solite domande retoriche sul perché non vengano risolti problemi evidentemente "non problemi" per qualcuno.

Mi chiedo io: il regime fiscale attuale è sicuramente il migliore possibile? E' accettabile lametarsi dell'evasione fiscale quando esista un sistema fiscale scellerato?

Parto dal presupposto che come dice, giustamente, la costituzione all'articolo 53:
Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.

Ciò che mi interessa è valutare questa norma programmatica nelle sue due parti sembrandomi la seconda a livello filosofico in pieno contrasto con la prima. Ciò che sarebbe opportuno è ovviamente che l'aliquota fiscale fosse una sola e che se chi guadagna 10 paga 2 e chi guadagna 100 paga 20 è pienamente rispettato il concorso alle spese secondo le proprie capacità.
Questo probabilmente all'atto pratico è impossibile ovunque nel mondo, ma è ovvio che la tensione debba essere verso un obiettivo simile, e il primo Berlusconi pallista delle due aliquote (23% e 33%) l'aveva sparata intelligente (poi sta alla sensibilità dei singoli il definirsi per aver creduto ad un proposito del genere espresso da un soggetto del genere).

Partendo da questa premessa salto direttamente alla seconda, e cioè che si stima che l'evasione fiscale in Italia si attesti attorno ai 150 miliardi annui, anche senza le manovre di riciclaggio legali volute proprio da Tremonti con lo scudo fiscale.

E di qui giungo alla mia conclusione: non è forse più intelligente il far scaricare TUTTO ai cittadini e tassare poi "ciò che rimane loro in tasca" a fine anno?
Porre due aliquote (ipotesi a caso, 70% e 75%) ma solo su ciò che è rimasto?
In questo modo l'evasione viene completamente ammazzata, non avendo io alcuna convenienza a pagare in nero, a non richiedere ricevute e scontrini...

E faccio un esempio.
Se io devo pagare 100 e il negoziante, o il professionista, mi chiede 70 ma in nero, oggi io risparmio 30. Posso essere incentivato a commettere un reato. Un domani io mi troverei a pagare 70 e lo stato vedrebbe che io non ho speso quei 100, quindi mi tasserebbe al 75% i miei 100, quindi io avrei pagato 70 al negoziante e poi 75 allo stato, quindi avrei pagato 145 ciò che mi sarebbe costato 100. Non solo commetto un reato, ma ci rimetto anche un sacco di soldi. Sarei un coglione oltre che un disonesto.
Il negoziante mai mi farà uno sconto dell'80% et voilà, cancellata l'evasione fiscale.

Si tratta di fare un po' di ricerca per stabilire quali siano le aliquote giuste e trovare dei correttivi per chi decida di risparmiare denaro in previsione di una spesa importante da farsi, ad esempio, nell'anno fiscale successivo.


E' così difficile prendere in considerazione una possibilità del genere?
Si può continuare a non investire e vedere il debito pubblico continuare a salire senza alcun freno?
Che altre speranze ci restano se non il vero recupero del sommerso per avere fondi da utilizzare?
A fronte di 160 mld. di evasione anche solo il recuperarne 100 (perché, nella conversione, diciamo che si operi anche una riduzione fiscale di 60 miliardi, che a fare un conto semplice sono 1000 euro in tasca per ogni cittadino) e destinarne 50 alla copertura parziale del debito e 50 al finanziamento dei settori strategici sarebbe un problema?
A me sembrerebbe una risorsa.


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