sabato 3 dicembre 2011

La retromarcia

Ormai cominciano ad essere diversi giorni che si vocifera di manovra parlando sempre di misure che a me paiono, purtroppo, tra lo stupido e l'imbecille.

ICI
Sento parlare di super ICI su seconde e terze case. Mi potrebbe pure stare bene, ma cosa aspettiamo a legare l'ICI alla classe energetica dell'unità immobiliare? Si incentiverebbero piccole spese per gli artigiani (vetrai, falegnami, caldaisti...), si abbasserebbe la bolletta energetica del paese e si potrebbero muovere i piccoli risparmi.
Si parla di ICI in tutte le salse, mai una volta, e dico una, che si sia sentito dire che l'ICI su un albergo, o su una clinica, la devono pagare tutti, enti ecclesiastici compresi. Ammirevoli tra l'altro le innumerevoli dichiarazioni della CEI che si propone continuamente di smettere di usufruire di un privilegio tanto vergognoso. Ammirevole la CEI quando dice "non vogliamo questa agevolazione anche perché le nostre strutture che fanno profitto sono ben separate dai nostri luoghi di culo, essendo noi portatori del messaggio di chi i mercanti li cacciava dal tempio, e non ce li nascondeva dentro". Ah non avete mai sentito dire cose del genere? Che strano.

IRPEF
Adesso si parla di un incremento delle aliquote più alte di 2 punti percentuali: geniale. Sono proprio le due aliquote più alte quelle che incentivano l'evasione e si pensa di alzarle? Il discorso è semplice: se posso risparmiare il 45% di certo ho più possibilità di pensare "io ci provo, se va bene ho risparmiato un sacco, se va male vediamo, forse riesco anche a portarmela in prescrizione". Il tutto poi appare clamorosamente incostituzionale, sostenendo la Costituzione che ogni cittadino contribuisce proporzionalmente alle proprie risorse, e questo significa che chi ha dieci paga uno e chi ha cento paga dieci, e non che chi ha dieci paga uno e chi ha cento paga cinquanta. Un'aliquota unica pare decisamente irrealizzabile, e quindi è ovvio, giusto e doveroso che debba contribuire chi ha di più, ma la forbice si dovrebbe cercare di ridurla, non di aumentarla, per giustizia e per intelligenza: una differenza più ampia non può che rendere più appetibile l'evasione, la cui lotta più seria dovrebbe necessariamente partire dal richiedere una cifra che possa far pensare "ma chi me lo fa fare di rischiare per risparmiare così poco". Manovrà importante sarebbe stata quella di rendere unica l'aliquota più alta e portarla al 40%, disincentivi l'evasione ed essendoci meno sommerso, diventa anche più semplice l'azione della finanza, che poi deve poter contare su un sistema giudiziario che preveda la prescrizione solo fino a rinvio a giudizio e permetta quindi di fare un'effettiva lotta e di richiedere però cifre più normali per il livello di servizi che il paese offre.

IVA sul lusso.
Si parla di supertasse sul lusso. Quindi cosa si cerca di colpire? Barche, settore nautico, e l'Italia è leader mondiale nel settore; auto sportive, e l'Italia è leader mondiale nel settore; alta moda? L'Italia è leader mondiale nel settore. Cerchiamo in pratica di rendere meno appetibili i nostri prodotti: geniale!
Perché non mettere un superbollo e l'IVA al 25% sui SUV invece? Oggetti inutilmente inquinanti, inutilmente ingombranti, inutilmente pericolosi sia in fase di circolazione (non ci si vede attraverso) che in fase di impatto (non colpiscono i roll-bar delle auto, montano loro sopra). Oggetti MAI italiani. Tu togli dalla strada un mucchio di problemi tedeschi (quasi sempre), fai un po' di cassa, togli dalle strade degli oggetti pericolosi, inquinanti ed ingombranti e rendi maggiormente appetibili altri tipi di vetture, tra le quali l'industria italiana non offre un gran che, magari non la incentiverai tanto, ma di sicuro non la mortifichi come andando a complicare la vita a Ferrari, Maserati o Lamborghini. Sarà meglio penalizzare Audi, Porsche, Bmw e Mercedes o Ferrari, Maserati e Lamborghini?

Mancano i soldi.
Ogni anno il mercato della prostituzione in Italia vale circa dieci miliardi.
Anche solo al 30% di IRPEF sono tre miliardi all'anno che mancano alle casse. Sono miliardi che in parte vanno in mano alla criminalità organizzata e in parte nascondono il dramma del trafficking, della tratta di essere umani, della riduzione in schiavitù, della incolumità di persone che si prostituiscono e clienti. Problemi che verrebbero eliminati in toto con la reintroduzione delle case chiuse, con una guardia giurata ed una guardia medica, con certificati medici, con la prostituzione resa illegale al di fuori delle strutture ad essa adibite. Troppi problemi risolti tutti insieme (soldi per lo stato, danno per le mafie, sicurezza per persone che si prostituiscono e clienti) per essere presa in considerazione?

Ogni anno il mercato delle droghe derivate dalla canapa si attesta attorno ai dieci miliardi.
Mai prese in considerazione poi le altre possibilità della canapa, non necessariamente la specie da cui si ricava la Marijuana. Mai presa in considerazione il fatto che se l'erba la prepara un farmacista, uno che ha studiato chimica, si sa cosa ti fornisce, e ti sa spiegare perché e come ti fa male. Qualcuno conosce un adolescente che abbia evitato di fare qualcosa perché un adulto gli ha detto -"non farlo, fa male"-"perché?"-"perché sì"-? Non si arriva a capire che un adolescente non accetta mai un dogma arrivato dall'autorità costituita, ma può capire una spiegazione arrivata dall'autorità culturale. "La droga fa male", pochi sono i modi più idioti di questo di affrontare un tema molto complesso e difficile, e invece che spiegare quale sostanza, agendo in quale modo, provoca quale effetto, si preferisce dire "la droga fa male" e lasciare che i ragazzi gli effetti se li vadano a sperimentare in auto dopo che qualche pusher ha detto loro che "non c'è problema".


Si comincia molto male caro Monti, se le voci sono fondate, si sta semplicemente continuando sulla stessa stupidissima strada che ci ha portato in condizioni così preoccupanti e questa manovra ricorda molto da vicino questa.




mercoledì 30 novembre 2011

Oltre

Pronti via. A vederlo barcollare su quei tacchi vengono i brividi, non si capisce quando, ma prima o poi si spezzerà una caviglia a metà, qualche mezza risata dalla navata principale è un incoraggiamento ben più che sufficiente, l' Oltre avanza come mezza bottiglia di Jack Daniel's, un bel paio di tacchi 12 e una gonna da cheerleader slabbrata rubata a chissà chi, possano consentire. Lo chiamano Oltre dai tempi del liceo, quando tutti ritenevano di poter fare i coglioni solo fino ad un certo limite, lui no. L' Oltre arriva a metà navata e pare perplesso, si ferma, guarda fisso davanti a sé come se qualcosa non stesse andando per il verso giusto. La navata offre la eco giusta per risolvere l'empasse: un rutto fragoroso ricorda che sull'acustica anche nel quattordicesimo secolo sapevano qualcosa, pur senza formule e teoremi. L' Oltre arriva all'altare, pacca sul culo alla sposa, si beve il vinsanto del prete, decide di far capire ai presenti che non ha chiaro quale differenza di intimo ci sia tra il portare una gonna o un kilt e con un paio di madonne brinda a quella gran maiala della mamma della sposa. E anche questa giornata è guadagnata.
Quando l' Oltre arriva al Bar la mattina dopo e fa i complimenti al Rossini per il matrimonio; nessuno ha il coraggio di dirgli che il matrimonio del Rossini era a San Francesco e l' Oltre a San Francesco non s'è proprio visto. Sono le 8:45, l' Oltre prende il suo caffè corretto e oggi è un nuovo giorno.

lunedì 28 novembre 2011

Romanzi

Ormai è una settimana che siede sulla stessa panchina, e non è che abbia capito perchè, però c'è il sole, e ogni mattina alle otto arrivano quelle due a fare ginnastica. A sessant'anni, dopo quaranta di un lavoro che si è sempre un po' vergognato a definire tale, si ritrova a passare le proprie mattinate a pensare su di una panchina, a guardare culi e leggere i libri che avrebbe sempre voluto scrivere. Non è che sia più così facile capire quando ha smesso di raccontare gli orgasmi cui ha assistito, o alla realizzazione dei quali ha contribuito, e quando ha cominciato a descrivere quelli che ha sognato, però gli è sempre rimasto piuttosto chiaro il periodo in cui ha iniziato a inventarseli di sana pianta. Un biglietto in cucina, poche righe, e all'improvviso la consapevolezza che oltre al cesso, al suo studio, e alla camera da letto, la sua casa aveva un sacco di altre stanze con un sacco di robaccia mai vista. Scrivere romanzi e racconti Hard gli ha permesso di fare un mucchio di soldi senza che nessuno gli andasse a rompere i coglioni, niente foto in quarta di copertina, uno pseudonimo che già sembrava imbecille quarant'anni fa, venticinque milioni di copie vendute, la ricchezza dei ricchi veri, quella di chi la Ferrari la nasconde, non la mostra. Da quel biglietto ha scritto un solo romanzo, e poi si è messo a pensare, sono cinque anni che pensa, e nell'ultima settimana pare essere una panchina di abete, o pino, o ciliegio, si è chiesto più volte perché non gliene freghi niente di quale sia il legno giusto, il suo pensatoio. Sono cinque anni che cerca di capirsi, di capire la sua vita, il perché abbia sempre evitato il proprio pubblico, il perché abbia scelto la ragazza più bella del cineforum, e cosa esattamente lei abbia fatto nella propria vita per vent'anni accanto a lui, il perché non l'abbia mai tradita, il perché la sua casa sia piena di oggetti di cui non conosce neanche il nome, figuriamoci la funzione. Si chiede il perché di vent'anni con quella donna. Il perché quella panchina possa essere di abete, o di pino o di ciliegio. Il perché i due corpi plastici delle ragazze che fissa da una settimana non rappresentino più lo stimolo per scrivere qualcosa, o anche solo per andarsi a masturbare da qualche parte. Oggi Marco tornerà a casa, scoprirà quale sia l'essenza delle doghe della panchina, capirà il perché, e scoprirà che a sessant'anni non si è troppo vecchi per accettare di essere gay.

domenica 13 novembre 2011

La crisi e la medaglia dell'infinito

Sono ormai praticamente tre anni che si va parlando solo di questa crisi, indubbiamente vera, clamorosamente sottovalutata e sempre trattata con grande miopia, o malafede.
Ci sono due facce della stessa medaglia che mi colpiscono. La prima è quella che questa crisi è nata come dimostrazione che un pianeta che decida di vivere meglio se aumenta il P.I.L. è un pianeta imbecille: tu compra, compra tutto, anche se non lo puoi pagare, ma ogni anno compra sempre di più, compra la casa sempre più grande, la banca ti darà un mutuo sempre più grande, poi ad un certo punto c'è da pagare, e i soldi non ci sono; comincia un puttanaio senza precedenti, se non in un particolare seminterrato lombardo.
Ma ancora si parla di ripresa relazionata all'aumentare del P.I.L., cioè io vivo meglio se ogni anno lavoro più del precedente, mangio più del precedente, vado in palestra più del precedente, vado in vacanza più del precedente; ma come faccio ad andare di più in vacanza, e quindi far lavorare di più l'albergatore, se devo lavorare di più? Come faccio a comprare più cibo al supermercato se devo andare più spesso al ristorante? Come si può essere così imbecilli da credere di applicare il concetto di infinito (crescita costante di un valore) ad un sistema finito (il pianeta Terra è un solido, finito, è quasi una sfera. E se la Gelmini dovesse pensare, e probabilmente lo fa, che sia piatta, beh, sempre un pianeta finito sarebbe)?
E da qui deriva l'altra faccia della stessa medaglia: come è possibile che nessuno si renda conto che questo pianeta non può ospitare, agli standard di vita considerati accettabili dall'occidente, sette miliardi di persone? Probabilmente non ne potrebbe ospitare neanche la metà. Come è possibile pensare che non ci sia lavoro oggi perché c'è la crisi?

Cinquant'anni fa per lavorare in una miniera per vent'anni servivano venti operai: totale, quattrocento anni lavoro.
Oggi serve un robot progettato per un anno da due ingegneri, costruito per un anno da tre operai, manovrato per vent'anni da due operai, aggiustato per vent'anni da un operaio. Diciamo che il robot dura dieci anni soli, e ne deve essere riprogettato e ricostruito un altro: totale, settanta anni lavoro.
La riduzione dell'occupazione non è segno di crisi, è segno di progresso, è dall' Ottocento che è così, dalla rivoluzione industriale, per quale ragione l'essere umano è così miope da non capire questo concetto e si continua a dire che servono incentivi per le famiglie, che bisogna fare figli così si abbassa l'età media del paese (così oltre che pagare milioni di pensioni, c'è da mantenere milioni di disoccupati). Gli incentivi oggi andrebbero dati ai single, a chi non fa figli e a scendere fino a non darne mai per i figli nati quando già hanno almeno due fratelli maggiori: se una coppia mette al mondo due figli, o meno, la popolazione si può ridurre, e si può smettere di vomitare gente in un pianeta che non ha la possibilità di accoglierla, se ne fa tre, o più, la popolazione aumenta.
Se domani sette miliardi di persone pretendessero in inverno di avere venti gradi di temperatura in casa, il genere umano si estinguerebbe in meno di un anno. Quattro miliardi di persone oggi vivono in condizioni impensabili e tanto stiamo già sterminando la fauna marittima, se anche gli altri cominciassero ad andare al Sushi-Bar cosa succederebbe?
Per quale ragione se io genitore non trovo lavoro ed ho già uno o due figli che non so come mantenere, ne metto al mondo altri? In questo senso una delle ultime puntate di questo autunno di Presadiretta mi ha colpito molto: Napoli, città magnifica che vive ormai decenni di drammatica sofferenza; si presentano le storie di famiglie con uomini che non riescono a trovare un posto neanche a tempo determinato e donne casalinghe, con quattro figli che non riescono a lavorare e hanno pochi stimoli per studiare, e la donna è incinta. Ma perché neanche in una città che soffre così tanto, dove in sei non hanno neanche un lavoro, se ne mette al mondo un settimo? Che speranze potrà avere questa nuova persona?
Cos'ha l'essere umano che non funziona che lo spinge a cercare in tutti i modi di devastare questo pianeta e invece di fare un figlio e farlo stare bene, farne quattro, cinque, otto, e farli stare tutti male?
Come si può non capire che il lavoro non manca per la crisi, ma per il progresso, manca perché ieri in edilizia moriva una persona all'ora, oggi ne muore una alla settimana (e già è insopportabile morire per fare il proprio lavoro, se questo non è fare il soldato). Vogliamo (io compreso) che non ne muoia nessuno ma poi ci meravigliamo (io escluso) se ci sono meno posti di lavoro.
L'essere umano ha ormai poco tempo per capire questa faccenda, una generazione, forse due, e poi non potrà più tenere in piedi il pianeta. Noi italiani abbiamo meno di vent'anni per capirlo: tra dieci anni saranno in pensione tutti quelli del boom demografico, avremo cento pensionati, settanta posti di lavoro e trenta disoccupati, ogni lavoratore dovrà mantenere praticamente due persone. Un meccanismo del genere lo possiamo reggere per non più di dieci anni (quindi vent'anni da oggi); dopo di che si potranno mantenere i pensionati ma almeno non i disoccupati, se non si porta la disoccupazione ad un livello prossimo allo zero (ed aumentare i posti di lavoro, nel tempo, è impossibile, a meno di non rinunciare a comfort e sicurezza sul lavoro) sarà impossibile mantenere un sistema in cui, tra le altre cose, si vive molto più a lungo, ma non necessariamente in buone condizioni. Se io a novant'anni farò ancora dentro e fuori dall'ospedale e mio figlio dovrà da solo mantenere la mia pensione, con la quale io mantengo i suoi due fratelli disoccupati, le mie spese mediche e i suoi tre figli che non trovano lavoro, come si può pensare che il sistema stia in piedi?
L'Italia ha bisogno di ridurre rapidamente la propria popolazione, di iniziare una netta discesa e di sperare di farlo presto, in modo tale che chi lavora debba mantenere solo i pensionati (che, riducendosi i giovani, col tempo andrebbero a diminuire, e già inizieranno a farlo quando comincerà ad avvicinarsi all'aspettativa di vita la generazione del boom demografico), e non anche i disoccupati perché già oggi, se ci sono cinque milioni di disoccupati, vuol dire che in italia ci sono cinque milioni di persone di troppo. Il paese deve trovare un equilibrio, un numero sostenibile di abitanti, i posti di lavoro aumentano, e quasi sempre scendono, di decine di migliaia all'anno, non milioni, non ha senso pensare "e se domani arrivano dieci milioni di posti di lavoro e non ho a chi farli fare?", come non ha senso dire "faccio un sacco di figli, così c'è tanta gente che mi paga la pensione e non peso su un figlio solo": come fanno sei disoccupati a mantenere un pensionato? E' più probabile che succeda il contrario, a occhio e croce.
E il discorso vale ovviamente per tutto il pianeta su scala più grande, pensando al fatto che non ci sono abbastanza pesci, abbastanza campi, abbastanza petrolio, abbastanza gas, perché sette miliardi di persone vivano come un occidentale.

Come può l'essere umano avere questo fortissimo e irrazionale istinto di conservazione della specie e non rendersi conto che questo istinto irrazionale è l'unico modo di far fallire proprio l'obiettivo di conservazione della specie?

sabato 15 ottobre 2011

This must be the place

Non contiene Spoiler.

Sorrentino torna, a tre anni da Il Divo, uno dei più grandi capolavori del cinema italiano (in modo tanto assurdo quanto stupido scartato in favore del debole Gomorra al momento di scegliere il film da mandare all' Accademy), tanto per il gusto di confermare la mia idea che di registi di questo livello al mondo ce ne siano non pochi, pochissimi, e pochi di più ce ne siano stati.
Penn conobbe Sorrentino proprio a Cannes quando il regista presentava Il Divo, e lì nacque un connubio che sarebbe stato un delitto non ammirare.
Sorrentino propone al massimo grado di perfezione la sua interpretazione del "Tarantinismo", è molto più allievo lui, a distanza, di Rodriguez; sceglie un tema complesso, e un modo di raccontarlo ancora più complesso. La ricerca, di se stessi, degli affetti, di un posto per i ricordi, di una dimensione nel futuro, dell'amore, della serenità, della vendetta. Sorrentino racconta la ricerca in modo talmente frammentario ed apparentemente inconcludente, riuscendo però ad inquietare da subito lo spettatore che non ha bisogno di mettere insieme i pezzi di un puzzle, ma di trovare uno spazio per la propria tessera, per la propria ricerca. Penn, che interpreta Cheyenne, ex star della musica dal look dichiaratamente ispirato a Robert Smith è il filo conduttore della vicenda, una sorta di ignavo del ventunesimo secolo che vive con fatica la propria condizione ed sente un non precisato bisogno di redenzione, o crescita, o svolta, lo si capirà durante il film. La malattia del padre lo costringerà ad un viaggio negli Stati Uniti, raccontati con lo sguardo tra l'incredulo e il meditabondo del bambino europeo che resta tra l'affascinato e il basito davanti al "più grande" di americana cultura (toccante la scena del pistacchio), con l'ingenuità e la semplicità di chi si lascia convincere ad ascoltare le storie, soprattutto le più nascoste, non solo geograficamente. In questo viaggio Cheyenne affronterà tutti i tipi di ricerca che Sorrentino pare disseminare a caso lungo il suo cammino e capirà chi o cosa sta cercando lui, per finire con il decidere se fumare una sigaretta (solo i bambini non sono attratti dal fumo).
Un racconto tanto surreale quanto emotivamente coinvolgente.
Regia "Tarantiniana" fatta di primi piani, ma anche piani sequenza, visivamente violentissimi pronti a sottolineare dialoghi che riescono a ricordare il "quarto di libbra con formaggio" di Travolta e Jackson, solita fotografia curata in modo maniacale; Sorrentino propone un film che ad un lento racconto degli eventi contrappone un ritmo serrato che anche sul piano emotivo non lascia mai respiro, con la sua caratteristica attenzione per i particolari.
Colonna sonora curata proprio da David Byrne.
Nota personale: la scena della canzone con il bambino è una delle più belle che io abbia mai visto.
Il film è in lingua inglese, l'italia ha scelto Terra Nostra da mandare agli Oscar per la categoria "miglior film straniero" prima che This must to be the place uscisse, per il "miglior film" vanno in dieci nominati, sono in attesa, e chissà che Penn non vada a giocarsi anche la terza statuetta come miglior attore protagonista.

martedì 4 ottobre 2011

Critica Massa

Dopo anni che non riesco più a tifare Ferrari per la dirompente dabbenaggine dimostrata da tutta la scuderia, e a più riprese, dal secondo anno di Raikkonen in avanti, oggi proprio non riesco a sorvolare sull'ennesima figura di merda collezionata in quel di Maranello. Figura di merda che, vista l'equazione Ferrari=Italia, si fa noi tutti, e con un presidente del consiglio così, non c'erta certo bisogno di rastrellare figure di merda internazionali da parte di uno dei pochi motivi di orgoglio rimasti.
Dopo l'ingaggio di Alonso (sì, quello che ai tempi della McLaren si divertiva con De La Rosa ad analizzare i dati tecnici rubati proprio alla Ferrari. Uno ti viene a rubare in casa e tu lo premi con uno stipendio da 2 milioni di euro al mese.), di gran lunga il più pagato pilota in circolazione, dopo le continue riconferme di Massa, di gran lunga il terzo pilota più pagato del circus con i suoi 14 milioni l'anno (vettel l'anno scorso ne ha presi 4 compresi i premi per aver vinto il mondiale, quest'anno arriverà a 10 con i premi), dopo le figure da cioccolatai rastrellate a tutti i livelli da Domenicali & Co., ci voleva l'ultima figura a Singapore.

Gara: Massa come al solito va piano, è scarso poveraccio, non si può chiedere di più, il problema è che prende più di tutti dopo Alonso ed Hamilton (pilota inglese su McLaren, che quindi si ripaga in parte di sponsor), e al dodicesimo giro Hamilton lo attacca, sbaglia la manovra, lo colpisce, danneggia la propria ala anteriore e fora la posteriore destra di Massa. Massa cambia gomme, Hamilton si ferma solo dopo qualche giro a sostituire il musetto, poi viene penalizzato con un Drive Through (ultimamente se ne danno parecchi, quindici anni fa non sarebbe stato dato) e quando rientra in pista si trova due posizioni dietro a Massa (dodicesimo il brasiliano, quattordicesimo l'inglese). Dopo quattro giri Hamilton sorpassa Massa, poi un incidente di Schumacher fa entrare la Safety-Car, che esce al trentaquattresimo giro su cinquantotto. Da quel momento Hamilton arriva quinto, a 1:07 da Vettel, avendo compiuto 5 passaggi ai box, Massa si ritrova nono, doppiato, dopo 4 passaggi ai box. Il giro a Singapore è di poco meno di 2 minuti, ergo Massa in 24 giri ha preso più di 2 secondi al giro da Hamilton.

A fine gara il brasiliano si scaglia con una veemenza che nessuno pensava potesse appartenergli contro Tartufone al grido di "Mi ha rovinato la gara".

"Vi avevo detto ieri che Hamilton non è in grado di usare il cervello, ed eravamo solo alle prove ufficiali, oggi in gara ha fatto anche peggio."


Fonte.


Nono, è arrivato nono quando al giro numero 20 era dodicesimo. A quel momento Hamilton era quattordicesimo ed è arrivato quinto.
Gli ha rovinato la gara? Mentre Hamilton guadagnava otto posizioni, tra cui quella di Massa, con una corsa da più di 20 sorpassi, Massa stava ad arrancare per raggiungere la Force India (di Sutil, perché quella di Di Resta manco è stata doppiata), appare singolare il "rovinare" perché è assolutamente palese che Massa, andando più piano di Hamilton quinto, potesse arrivare massimo sesto. E sentire uno che prende 14 milioni all'anno lamentarsi di non essere riuscito ad arrivare sesto perché qualcuno "gli ha rovinato la gara", già fa venire i brividi di suo, pensare poi che la sua rovina è arrivare nono quando non sesto e cioè finire dove non importa niente a nessuno, perché guidi una Ferrari ed hai uno stipendio da Top Driver, se arrivi sesto o nono sempre vergognoso sei, tanto vale che neanche parti.

Dopo giorni interi di "dagli all'untore" abbronzato, viene fuori una cosuccia interessante, ieri:


Dopo lo scontro a Singapore, si riattizza il caso, con l'ingegner Smedley che sprona il brasiliano: "Distruggigli la corsa"



Fonte.


La cosa appare agghiacciante, cioè uno pagato 14 milioni all'anno è talmente chiaro che sia troppo scarso per correre e allora gli si chiede di massacrare quello che con la sua rimonta sta inequivocabilmente raggiungendo Alonso, il pilota serio, che non è il migliore e vale forse la metà di quello che prende, ma almeno è un pilota.
Massa, uno che viene utilizzato per "fare da tappo" al giro 11, per tutelare il compagno che è in lotta per perdere il Mondiale, da uno che è quinto in campionato piloti, con che faccia parla di "gare rovinate"?

Passa la giornata ed oggi si legge questo:


Massa: "Basta polemiche inutili
Presto chiarimento con Lewis"

Il pilota Ferrari taglia corto sul caso creato dalle parole via radio di Smedley ('Distruggi la gara di Hamilton') a Singapore: "È una gara archiviata, non ricordo le sue parole, ma non ha senso collegarle all'incidente; presto ne parleremo fra di noi, ma è una cosa successa in pista e che si chiude lì"


Fonte.

Come? Come?
Prima non è in grado di usare il cervello e poi, quando viene fuori questo ordine di scuderia "basta polemiche è tutto archiviato"?

A questo punto la situazione è gravissima, la notizia è di oggi, voglio sperare che domani Montezemolo prenda questi due, Massa e Smedley e li cacci via a calci in culo pretendendo il risarcimento degli altissimi danni di immagine causati da una condotta di tale bassezza e dalla pochezza professionale di entrambi.
Questo però temo non succederà, ma se non succederà può solo ed esclusivamente essere perché l'ordine non è del tecnico scellerato, ma della scuderia, e se Montezemolo tagliasse tutte le teste che contano in Ferrari (le teste rimaste in Ferrari sembrano far pensare che dal paese fuggano i cervelli, ma non i corpi) non saprebbe con chi sostituirli così rapidamente.
Spero non sia vero e domani siano cacciati Massa e Smedley che hanno prodotto quest' inenarrabile figura di merda.

Ci sarebbe poi da spendere una mezza parola sui responsabili delle comunicazioni:

Anche la Ferrari aveva preso posizione sul caso Smedley, dopo che il clamore con cui i giornali inglesi avevano evidenziato la frase: Rob Smedley, ha scritto il Cavallino sul proprio sito, "si è lasciato prendere dalla foga del momento e ha usato una parola ('destroy') non certamente felice ma comunque priva di qualsiasi intento malizioso". Secondo la Ferrari, la frase sarebbe stata pronunciata nel giro prima dell'incidente tra Hamilton e Massa, "nulla quindi a che vedere con il contatto avvenuto fra lo stesso Felipe e Lewis", sottolinea il team di Maranello.

La foga del momento pare ricondurre la responsabilità al tecnico, palesemente inadeguato se quando si trova "in foga" invece che usare un antistress apre la radio al pilota mentre sta guidando e lo confonde sfogando le sue frustrazioni e doppiamente inadeguato se si trova nella "foga del momento" in una qualsiasi fase di corsa, essendo successo questo, anche per stessa ammissione di Ferrari, successo prima dell'incidente.
Quindi Ferrari dice che Smedley è uno squilibrato che si fa prendere dalla "foga del momento" in una fase normale di gara e quando si fa prendere dalla "foga del momento" si rilassa urlando nella radio del pilota di "distruggere le gare altrui" mentre questo sta cercando di portare avanti la sua corsa.

Quindi chi ha fatto il comunicato ha detto "abbiamo messo come ingegnere di macchina a Massa uno psicolabile che esprime i suoi problemi mentali urlando nelle orecchie al pilota", sarebbe adesso d'uopo l'allontanamento della persona e la segnalazione dello stesso per il TSO, ma temo che domani non succederà niente perché questa pagliacciata di dichiarazione è un triste tentativo di minimizzare l'episodio facendo un timido esercizio di scarica barile interno.

Aspetto Montezemolo domani, che cacci questa gente, dopo una vicenda del genere è impossibile che non salti almeno Smedley, e con lui Massa, che prima urla e poi quando si scopre che doveva correre solo per creare problemi ad Hamilton, minimizza. E se non salta nessuno dei due, salti l'addetto stampa che ha dato dello squilibrato al tecnico e salti il responsabile di una comunicazione così insopportabilmente imbarazzante.

sabato 24 settembre 2011

Alla Ricerca della dignità

Oggi non riesco a sorvolare su uno dei più pietosi casi umani che questo governo sia riuscito a produrre nelle nomine a "ministro", e di "mini" ce ne sono parecchi, per non parlare poi degli "stro"...
Ma qui siamo a vette impensabili: la nostra stellina che, speriamo non legga nessuno all'estero è ministro dell'Istruzione (non pubblica), dell'Università e della Ricerca. Della Ricerca...


Ufficio StampaRoma, 23 settembre 2011
Dichiarazione del ministro Mariastella Gelmini
"La scoperta del Cern di Ginevra e dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare è un avvenimento scientifico di fondamentale importanza."
Rivolgo il mio plauso e le mie più sentite congratulazioni agli autori di un esperimento storico. 
Sono profondamente grata a tutti i ricercatori italiani che hanno contribuito a questo evento che cambierà il volto della fisica moderna.
Il superamento della velocità della luce è una vittoria epocale per la ricerca scientifica di tutto il mondo. 
Alla costruzione del tunnel tra il Cern ed i laboratori del Gran Sasso, attraverso il quale si è svolto l'esperimento, l'Italia ha contribuito con uno stanziamento oggi stimabile intorno ai 45 milioni di euro. 
Inoltre, oggi l'Italia sostiene il Cern con assoluta convinzione, con un contributo di oltre 80 milioni di euro l'anno e gli eventi che stiamo vivendo ci confermano che si tratta di una scelta giusta e lungimirante".



Questo è il ministro della Ricerca. Secondo questo soggetto esiste un tunnel lungo 750km che dalla Svizzera raggiunge il Gran Sasso e i nostri ricercatori con il loro zainetto pieno di complimenti gelminosi si sono messi a zappare la terra per 750km e a scavare un non precisato tunnel e il tutto senza che la nostra Mini Stro... si sia posta un qualche interrogativo del tipo:
1-Non ho mai sentito dire niente di questo tunnel, chissà quando lo avranno realizzato;
2-Chissà in che materiale è realizzato;
3-Chissà se per 750km un tunnel sotto terra è dritto o ha un raggio di curvatura dovuto a quello della superficie terrestre;
4-Chissà qual'è il materiale che questi fantomatici Neutrini seguono senza attraversare ma al contempo senza produrre attrito;
5-Con tutto il casino che fanno i "no T.A.V." per il treno, chissà perché non hanno detto niente per un altro lunghissimo tunnel sotto le alpi, e poi gli appennini;
6-Chissà quanto costa un'opera del genere (ipotizzerei miliardi a palate, ndr) e su un bilancio di diversi miliardi chissà se coi miei 45 milioni sono riusciti a fare qualcosa in più che comprare le brioches a quelli che hanno zappato la terra per 750km;

Ma soprattutto la cosa veramente bella che mi è stata fatta notare...


l'Italia ha contribuito con uno stanziamento oggi stimabile intorno ai 45 milioni di euro.


La Gelmini, il Mini Stro della Ricerca, a chi cazzo li ha dati questi 45 milioni, visto che questo tunnel non esiste?



Fonte.

La Gelmini: "45 milioni per il tunnel Gran Sasso-Ginevra". E ancora non sapete quanto è costato affrescare il muro del suono! 
(spinoza.it)

domenica 24 luglio 2011

Veleno

Un quarto alle dieci e Veleno è seduto da Mario davanti a una grappa e un posacicche pieno. Una foto di donna gli brucia da dentro la giacca, chiaramente dalla parte del cuore. Veleno è uno che non prega, Veleno a 13 anni disse, ma che cazzo vuole questo Dio da me? Io le cose me le faccio da solo, vada a fare in culo lui e i suoi soldi. Il pederasta incappucciato con la croce al collo provò a raddrizzarlo alla maniera degli uomini incappucciati. Veleno a 13 anni ha dimostrato che nel culo di un uomo incappucciato un badile ci entra tutto. Poi quello muore, ma la scienza richiede sacrifici ed oggi a Saint Sulpice si sa dove può stare un badile, grazie a Veleno. Ha ancora il gambo di sedano in bocca ma il Bloody Mary l'ha finito da un pezzo, il terzo. Veleno beve solo Bloody Mary. Quando passò a Death Town un gruppo di balordi gli fece notare che bere Bloody Mary è bere da finocchi. La città non si chiamava Death Town prima di quel giorno, ma dall'altra parte della valle hanno visto un bellissimo falò. Veleno scorre i fogliacci delle taglie, otto. Ha fatto i suoi conti, quel coglione dello Scintilla gli dovrà abbastanza soldi da aprirsi finalmente il suo bordello e vivere nella veranda a bere Bloody Mary guardando le sue puttane che lo mantengono. Il palazzo lo ha già scelto, ma è a Crossing Deep, e a Crossing Deep le cose non si prendono come di solito preferisce fare Veleno, si devono comprare, o lo Scintilla crea problemi. In tasca mette le quattro taglie che deve riscuotere, nel sacco le quattro teste dei Fratelli Storpi; era storpio solo il maggiore ma gli altri tre erano solo leccapiedi dello Storpio e si fa prima così, tanto che senso ha impararsi il nome di uno che serve solo per scambiare la sua testa con il denaro per il bordello.
Allo scintilla hanno combinato diversi casini, a Veleno non gliene batte un cazzo, anzi, i giochetti che ha combinato lo Zippo gli erano proprio piaciuti, ed ha pure imparato qualcosa. L'Elegantone, il Benzina, BlackJack e il Piegato.

venerdì 22 luglio 2011

Il Benzina

Il Benzina si sveglia di soprassalto sputando una bestemmia sul cuscino sudato. La puttana che gli giace accanto sobbalza e il Benzina risolve la situazione con un calcio nel culo che la vola giù dal letto. Ci mette poco a vestirsi e a partire col primo giro di Whisky. La Colt a destra, il Winchester in spalla imbragato sui cinturoni incrociati. Nessuno ha mai capito da che cosa venga Benzina, ma il nome gliel'ha dato il vecchio del suo vecchio, un uomo dei tempi che furono, uno di quelli che si muoveva con quelle carcasse di ferro che oggi disegnano le piste delle carovane attraverso il deserto. La caccia pare andare a rilento, non è che gliene freghi poi niente di infilare la testa di quel tale in mezzo al cappio di Devine City, ma quando ha lanciato la moneta è uscita croce, e la sua moneta quando chiede una croce, deve avere una croce. Gli sono sempre stati sui coglioni quegli incappucciati che parlano di croci e di un tizio che crea tutto, fa di qui e fa di là, ce l'ha lungo mezzo metro, ma ha sempre bisogno che il Benzina dia il proprio denaro ai suoi grassi incappucciati pederasti. Il Benzina è uomo generoso, ha sempre avuto un argomento per ognuno di quei grassoni incappucciati, uno degli argomenti del Winchester che porta in spalla, ma all'educazione ci tiene e mai si permetterà di lasciare una delle loro richieste senza una delle sue risposte. Ma coi suoi morti, beh, una croce sulla buca ce la mette sempre, gli pare quasi dovuto, soprattutto per quelli che gli sono costati una certa fatica o un certo ingegno.
Il Benzina esce dal Tango 'n' Tango pensando che non ne bastava uno di coglioni che si chiama Tango, ce ne volevano due, e che si trovassero pure!Bah...
E' in quel momento che vede un merdoso mangiafagioli volargli incontro con un cavallo da dritto urlando come un invasato. Il Benzina si è appena alzato ed ha mal di testa, se quel coglione avesse avuto uno di quei ronzini da mangiafagioli lo avrebbe già steso col fedele Winchester assicurandosi poi di spiegargli che non si fa rumore vicino al Benzina quando il Benzina si è appena alzato sbronzo accanto a una puttana che non lo ha svegliato all'alba come avrebbe dovuto. Ma quel cavallo è un cavallo da pistolero, e quel mangiafagioli l'ha rubato, e se ha tutto quel pepe al culo, il pistolero ce lo avrà dietro, e il Benzina ha bisogno di saperne di più. Lo tira giù con un'asse di legno, il cavallo lo fermano i passanti venti metri più in giù, il mangiafagioli lo ferma il terreno con un tonfo sordo. Si riprenderà tra una mezz'ora, nel frattempo il Benzina metterà quel cavallo da pistolero sotto la sua sella.

martedì 19 luglio 2011

L'Ele

Esistono esistono, eccome se esistono quelle balle di rovi che rotolano per il deserto. Ele lo chiamano, che cazzo di soprannome, ma Elegantone era troppo lungo. Il risolvere i problemi di chi lo chiamava Eleonora non è mai costato più di un paio di proiettili. Sotto quel centimetro di sabbia e quel cappellaccio nero, ancora più sotto, ben nascosto sotto un mese di deserto, c'è l'Ele, quella roccia non è comoda, ma è più faticoso pensarci che adattare il culo a quegli spigoli. Un filo di erba diavola in bocca mentre rolla una canna. Il trasporto passerà tra qualche ora, quando il sole finalmente deciderà di andare a rompere i coglioni a quegli stronzi che fanno pascolare le loro vacche al di là del Picco Nero. Gli serve un cavallo, quel messicano mangiafagioli gli aveva rubato il suo, beh, sarà contento di averlo scambiato per quei merdosi dei suoi 5 fratelli e quella vacca della madre dei suoi figli. Quelli no, l'Ele i bambini non li ammazza, ma dal Mercante c'ha fatto 60 pezzi, 15 per i maschi e 5 per le femmine. Ma il cavallo non ha intenzione di comprarselo, per poi magari vederselo rubare da un altro schifoso gringo mangiafagioli. L'attesa non l'ha mai infastidito, l'Ele è uno che aspetta, e pensa. Pensa molto, risolve un sacco di problemi, e non spiega mai un cazzo a nessuno. Sono tre quelle mosche, una però non si ferma, è bene che lo faccia alla svelta. L'Ele finisce la canna e la accende sulla brace che gli ha fatto compagnia dalla notte scorsa. La terza mosca, quella impertinente, finalmente si ferma, sulla punta dello stivale destro, quello che nell'incrocio resta sotto. Lo sguardo mette a fuoco a 300 metri, due ragazzotti a cavallo. Il figlio del prete, quel finocchio pederasta ha pure due mogli e dicine di figli cacati in giro negli ultimi 20 anni. L'altro è il suo amico spaccone, quello che si crede un uomo perché ha sempre avuto il culo di evitarne uno nervoso, o senza cavallo. L'Ele l'ha già sentito chiamarlo Eleonora qualche mese prima mentre lui stava andando di sopra con una puttana, Eleonora, lei sì. E il cicciottello giù di sotto diceva qualcosa su lui che con l'Eleonora non scopa, fa scopa.
C'ha messo un po' l'Elegantone a capirla, e quando l'ha capita aveva altro da fare.
I due ragazzi ormai sono arrivati. Si fermano, il figlio del pederasta lo saluta con un "Haye", l'Ele gli presenta l'unica amica. La sei colpi saluta due volte, l'Ele si è trovato due cavalli nuovi.

Il terzo sgabello

Il Tacca è curvo sul bancone. Non gli devi rompere i coglioni al Tacca quando è curvo sul terzo sgabello da sinistra del Napoleone. Ne ha cinquanta di quelle camicie a maniche corte, mezza fuori dai jeans e mezza dentro. Gli occhiali rossi sul naso, il solito aspetto da secchione, magari non così tanto mingherlino quanto ti aspetteresti dal tipico nerd, ma di certo non ha il fisico da tronista. La borsa da lavoro appoggiata ai piedi dello sgabello, a stretto col bancone. E' il quarto Bayliss con ghiaccio che beve. Il taglio precisino con la riga a sinistra comincia a scompigliarsi leggermente e un ciuffo cade sopra gli occhiali. Che immagine del cazzo, non c'è uno che non lo chiami sfigato, e quando è curvo sul terzo sgabello del Napoleone nessuno lo va mai a cercare.
Quattro ragazzini seduti al tavolino lo stanno prendendo per il culo da almeno 20 minuti. Il tavolo ormai è vuoto di bicchieri pieni e pieno di bicchieri vuoti. Cazzo quant'è grosso quello che si alza, non ha neanche capito se la scommessa l'ha vinta o l'ha persa, perché aveva proprio voglia di andare da quello sfigato al bancone a fargli notare che lui è un sacco giusto. Il ragazzino palestrato si avvicina, gonfia il petto, forse non ha vent'anni, il Gomma lo vede dal suo angolo del Napoleone e fa segno al Cazzimia, i due già se la ridono.
Il ragazzino si assicura che si noti il segno dei pettorali sotto la maglietta e tocca tre volte la spalla del Tacca "oh, te...". Il Gomma e il Cazzimia hanno cominciato a ridere ben prima che il Tacca, senza risposte, senza voltarsi, assestasse la solita gomitata alla mandibola del solito imbecille che va a rompergli i coglioni quando è al terzo sgabello del Napoleone. Il Tacca si toglie la cintura, prende le chiavi, e ci fa un altro segno sopra. Comincia ad essere tempo di una nuova cintura. Infila di nuovo la cintura e si rimette a bere. Gli altri tre ragazzini trascinano fuori quello che ha rotto i coglioni al Tacca. Domani dovrebbe riuscire a parlare abbastanza bene da chiamare il dentista.

martedì 5 luglio 2011

Trentacinquemila

Marco studia. Quelle carte solo due mesi fa non volevano dire un cazzo, un mucchio di righi, pochi colori, tratteggi, simboli...Si era detto che sarebbe servito studiare ingegneria elettroqualcosa, si era detto che forse così avrebbe potuto provvedere alla sua famiglia, a tutti i suoi fratelli. Che vita di merda, perché Alessio doveva ammalarsi? Per quale motivo servono tutti questi soldi per curarlo? Perché suo padre è finito in galera? Ha solo detto quello che pensava! Per quale cazzo di motivo li hanno cacciati di casa? In qualche modo avrebbe potuto pagare, quella era casa sua. Marco guarda la foto con le sue sorelline più piccole, Marta e Serena, uccise all'ultima manifestazione, 12 anni, due gemelle dai capelli del colore del grano estivo, pettinati come il vento pettina quest'ultimo. Non riuscirà mai a dimenticare quegli occhi, verdi quelli di Marta, azzurri quelli di Serena, due bambine così diverse e così perfettamente raccontate da una sola foto, Serena lo abbraccia e lo guarda con occhi sognanti, Marta gli si arrampica addosso e ride di un riso che più contagioso è difficile immaginarselo.
Riprende le carte, arrotola il primo foglio, formato A3, ormai un po' sporco, un oggetto che racconta di non essere stato letto, ma vissuto. Studia il secondo foglio e si gira a controllare i circuiti. Sembra tutto a posto. Arrotola il secondo foglio. Il terzo A3 è una mappa. Beh, Marco l'ha decisamente personalizzata, ha attaccato la foto di suo padre, delle sue sorelle, ha attaccato la foto di sua madre, prima dell'ospedale, si è scritto diverse cifre, alcune in euro, altre in dollari, sottrazioni, tante somme, qualche rapporto; la matematica gli piaceva tanto a scuola, almeno fino a quando non è rimasto lui a doversi prendere cura della famiglia. Finalmente Eleonora è pronta per gestire i conti di tutti i fratelli e dell'ospedale della mamma. Niente soldi, ma qualcuno che saprebbe gestirli, Eleonora saprebbe portare Alessio a Seattle a curarsi se avesse quei venticinquemila dollari. E chi li ha mai visti questi soldi?
Marco ha studiato inglese per insegnarlo ad Eleonora, che ovviamente non poteva farlo in altro modo, sa che dovrà essere lei a portare Alessio a Seattle, lui non potrà farlo. Le ha detto e ripetuto che deve rimanere lui a casa. Non ha detto la stessa cosa a Riccardo, l'amico di una vita, a lui ha spiegato tutto. Tommaso l'hanno conosciuto insieme, Riccardo non ha ancora deciso di fare l'ultimo passo, Marco sì. Cos'altro potrebbe fare? Suo padre è in prigione perché parla, sua madre sta morendo in ospedale, le sue gemelle più piccole sono state uccise lo stesso giorno, la stessa ora, lo stesso minuto, con la stessa raffica ad alzo zero, Alessio morirà se lui non farà niente. Gli rimane Eleonora, porterà Alessio a Seattle e una volta lì forse le cose potrebbero andare meglio.
Arrotola la carta leggendo per l'ultima volta venticinquemila scritto sotto la foto di Alessio e la cifra più sotto, trentacinquemila. Con diecimila dollari Eleonora sa prendere i biglietti per Seattle e può tirare avanti per un po'. Il the è pronto, prenderà un the con lei, come ai tempi in cui lo preparava la mamma. Prima deve sbaraccare tutto e preparare lo zaino. Butta le carte nel fuoco, chiude la Bibbia, mette la bomba nello zaino, lo chiude. Prenderà l'ultimo the con Eleonora, saluterà Alessio, andrà a farsi saltare in aria e spera che quei trentacinquemila dollari che domani daranno a lei, basteranno per far avere ad almeno due dei suoi cari la vita che meritano.
Poco importa se invece che Marco, si chiama Hamed.

lunedì 13 giugno 2011

Dell' illegittimità della cialtronaggine

Oggi il risultato di un referendum a me pare veramente interessante, e non è lo stesso di cui ho parlato qui sotto.
Referendum sul legittimo impedimento, Referendum N. 4, scheda verde.

Mi lancio a scrivere prima della fine degli scrutini, evito quindi i numeri esatti.
Percentuale di votanti (definitivo): 56,53%
Sì (parziale): 95,02%
No (parziale): 4,98%

Non riesco a scacciare un pensiero: dopo che la Corte Costituzionale continuamente boccia questo tipo di porcate per cercare di non far processare Berlusconi, storia che si rifà al Lodo Alfano (Lodo poi di cosa, nessuno lo ha mai saputo), e dimostra dunque che in questo governo non c'è un tizio che sappia scrivere una legge di giustizia per tenere fuori dai casini Mr. B, c'è stato adesso il sigillo apposto sulla questione; gli italiani questa legge non la vogliono. In Italia c'è un 25% di "cittadini" che non votano MAI e PER NESSUNA RAGIONE (la mia proposta di scambiarli con tutti questi migranti che vengono qui da noi perchè la democrazia la cercano, e sanno quanto vale, resta valida), il che significa che tra ieri ed oggi il 75% degli italiani votanti hanno deciso di dire la loro, e il 71% degli italiani votanti non vuole il legittimo impedimento.

Allora non solo il governo Berlusconi è un governo di cialtroni che non sanno scrivere una legge, ma è anche un governo falso che sostiene di fare leggi per il paese quando il 71% del paese è assolutamente contrario a queste leggi.
L'apoteosi: un governo cialtrone e che si occupa di fare leggi che la stragrande maggioranza degli italiani assolutamente non vuole. Beh, complimenti a noi italiani che ce lo siamo scelto, questo sgoverno.

martedì 7 giugno 2011

Referendum 12-13 Giugno 2011

Alla fine ho deciso di prendere in esame anche io la questione di questi referendum, sorvolando sul fastidio, spesso disgusto, personale per chi non si rechi alle urne per qualsiasi occasione e soffermandomi su di un quesito referendario solo: Terzo Quesito, Scheda Grigia, Energia Nucleare.

Il punto che mi interessa prendere in esame è però quello economico, che non viene mai preso in considerazione per lasciare spazio a quello, più emotivamente indirizzato, della sicurezza.
Parto quindi dal presupposto che anche cento centrali nucleari in Italia non farebbero non solo un morto, ma neanche un mal di pancia. Presupposto fondamentale a tutto il mio ragionamento.

Ad oggi si sostiene nel dibattito televisivo italiano che l'energia nucleare sia la più conveniente considerando il rapporto costo/kWora e gira che ti rigira ho cercato di capire come si possa essere tanto sicuri di quale sia il costo per un'energia tanto complessa.

Il prezzo energia cosa comprende dei costi fissi? Bene, comprende i costi di costruzione, dismissione, gestione e costruzione del deposito di stoccaggio, il tutto ammortizzato in 40 anni. A proposito di questo vorrei postare un video:




Negli Stati Uniti si stima di spendere 368 milioni per dismettere una centrale (che nel frattempo è stata chiusa per 10 anni a non far niente se non far guadagnare stipendi da ingegneri a persone che fanno quasi i custodi) e invece se ne spendono 508: il 27,5% in più di quanto stimato. Negli USA.

In Italia, dove abbiamo visto per il G8 della Maddalena che il costo di un'opera può lievitare del 50% o del 100% se ci mettono mano Bertolaso & Co., rendiamoci conto di cosa questo può voler dire: in Italia il costo di costruzione e dismissione di una centrale può essere X o 2X e non c'è alcun modo di sapere quale valore, all'interno di un divario del 100% possa essere.
Già mi basterebbe questo per chiedermi come cavolo si faccia a dire che esiste un prezzo per l'energia da vendere sul mercato, se la struttura può costare tutto e il contrario di tutto.

Altro capitolo: i capitali iniziali. A quali tassi si prestano i soldi per una centrale nucleare? Siamo in un paese a fortissima presenza antinuclearista, dove cioè un cantiere sarebbe bloccato da sit-in di comitati contrari un giorni sì e l'altro pure, una banca sa di dover mettere in preventivo un allungamento di tempi enormi, e quindi il rischio che la centrale non entri in funzione nei tempi adatti a rientrare del debito. Il problema è che nelle stime del costo del KWora si calcola un costo di costruzione "overnight" e cioè come se la centrale fosse costruita in un minuto, si calcolano le ore di manodopera ma come se fossero concentrate nell'istante di tempo. Questo evidentemente non succede, particolarmente in Italia, dove una centrale non ha alcuna possibilità di essere conclusa in meno di 10 anni, e in questi 10 anni pur non considerando tutto il resto, c'è l'inflazione...
Altro elemento che rende assolutamente impossibile preventivare il costo dell'energia.

In questo panorama nei costi generalmente si comprende la realizzazione di un impianto fuori terra per lo stoccaggio delle scorie, anche perchè l'interramento geologico in un paese come l'Italia viene da pensare che sia assolutamente criminale.
Le scorie per tornare ad un livello di radioattività naturale impiegano circa 20'000 anni, come si vede in tabella:


E l'idea dovrebbe essere quella che una struttura in Cemento Armato duri 20'000 anni...
Il che significa che una struttura del genere dovrebbe essere costruita almeno 100 volte, considerandone come plausibile l'integrità per 200 anni.
Un'obiezione potrebbe essere: sì ma con la tecnologia si troverà il modo per abbatterne la radioattività: è già possibile, ci vogliono 40 anni circa, ma soprattutto, la cosa non è gratuita.

Altri costi assolutamente non messi a preventivo.

Poi sorvolando sulle assicurazioni, che dopo Fukushima sono in grado chiedere polizze maggiori, si arriva agli incidenti.
Ripeto: nessuno si fa male, neanche un mal di pancia.
Ci sono diverse cose da considerare:

1-Esplode un reattore, nessuno si fa male (lo ripeterò all'infinito), in seguito ad un terremoto. Ci sono da ricostruire strade e ferrovie, occorre molto più tempo, e denaro, perchè questo deve essere fatto in sicurezza, con operai a turni ridotti, macchinari continuamente decontaminati e probabilmente alla fine dei lavori smantellati. Quindi costi altissimi e tempi estremamente lunghi, che significano paese fermo senza infrastrutture e altri costi altissimi.

2-Incidente nucleare, magari non gravissimo, in piena pianura padana, si può arrivare senza problemi a 50 kmq di territorio non più coltivabile o destinabile a pascolo: milioni e milioni di danni; altri soldi.

3-Si arriva alla questione che più mi pare trascurata: l'Italia è il paese più bello del mondo grazie alla storia dell'arte e dell'architettura e ad un paesaggio strepitoso. C'è un paese ogni 5km. Di Pripyat ho parlato da poco, città fantasma, non sarà mai più abitata; era una città socialista sovietica di nessun tipo di esclusività architettonica. Si riesce a pensare a cosa vorrebbe dire, per una fusione come quella di Fukushima o Chernobyl, perdere per sempre Cortona, San Gimignano, le Cinque Terre, la costiera amalfitana, il Parco Nazionale dell'Abruzzo, le Dolomiti, o qualunque altra piccola perla di città o ricchezza naturale? Si riesce a pensare cosa vorrebbe dire perdere Siena, Firenze, Venezia? E non solo a livello economico.

E tutto questo scenario è realizzabile non prima del 2025, quando potrebbe verosimilmente aprire la prima centrale nucleare italiana se il programma nucleare partisse DOMANI.
Quindici anni. Nel 1996 chi aveva l'accesso ad internet nelle case? Chi pensava che un'automobile oggi avrebbe parcheggiato al posto suo? Che i nati oggi in vita loro non sapranno neanche cosa sia stato il CD quando nel '96 sembrava l'alba di una nuova era.
L'Italia rimarrebbe per quindici anni in stand-by quando c'è l'assoluta certezza che in questo periodo sarà pronto un nuovo modello di centrale nucleare, più efficiente, più piccolo, meno costoso. Quindici anni in cui si può insegnare a non sprecare energia, si può costruire con nuove tecnologie per ridurre gli sprechi, la tecnologia del fotovoltaico andrà avanti (già ad oggi con delle nanotecnologie pare si possa, a basso costo, aumentare del 30% l'efficienza degli attuali pannelli) ed è installabile in due mesi, non in quindici anni, si possono sperimentare meccanismi di accumulo e di gestione domanda/offerta, si può rendere più efficiente la rete e far comunque viaggiare meno l'energia, che viaggiando si disperde.

In conclusione imbarcarsi oggi nel nucleare in Italia non ha alcun senso neanche da un punto di vista prettamente economico. E' proprio la logica che lo rende stupido, la totale imponderabilità dello scenario che si può prefigurare.

E chiudo con una semplice tabella che indica come, se pur ignorati nel dibattito televisivo italiano da gente come Chicco Testa (che ci tiene a far presente che per l'incidente di Chernobyl 4000 bambini si sono beccati un tumore alla tiroide ma solo 15 sono morti, quindi non è poi così male...) o Franco Battaglia (questo qui)



, il fatto che l'energia nucleare sia la più conveniente non pare così dato per assodato.



Alcune notizie si trovano facilmente qui.


Buon voto a tutti.

mercoledì 25 maggio 2011

Onde

Nuota. Da troppo tempo affoga in una vita che non le appartiene; una vita cui si era accostata timidamente e che con troppa facilità l'ha inghiottita. Le ha strappato ogni giorno, ogni ora, ogni minuto; ha allontanato ciò che è diverso da lei e poi l'ha circondata; era marginale, è diventata la sua aria. Da tempo immemore non respira veramente, respira la sua nuova vita, non ne fugge, non ne ha coraggio, non crede di saper più respirare qualcosa che non sia la sua nuova aria. Il tiepido sole di oggi l'ha distratta, si è allontanata dai simboli della sua nuova vita senza neanche accorgersene, un piede dietro l'altro, l'acqua le ha raggiunto le caviglie, le ginocchia, il sedere; si ferma per un leggero brivido quando l'acqua arriva alla pancia. Si volta. Vede la sua vita. E' rimasta lontana, sotto l'ombrellone. Si gira verso il mare aperto, prende finalmente una boccata d'aria e si immerge. Trova nell'acqua una leggerezza che va ben oltre le intuizioni di Archimede, allegerisce se stessa mentre si allontana da una vita che non deve più essere sua. Nuota, e l'orizzonte non è più così lontano.

martedì 10 maggio 2011

108

Il pomeriggio è segnato dal tiepido sole di maggio; gli alberi lottano con il vento che, impertinente, comunque sa di non poterli vincere. Il silenzio è sottolineato dal rombo sordo dei profili alti in carbonio e reso ancora più struggente da un applauso lungo duecento chilometri, non una nota, una voce, si alzano ad arrogarsi il diritto di essere protagonisti. Sono solo i bambini a prendersi questo diritto, ed è nella loro gioia, in quegli occhi luminosi, che si specchiano, e si rinfrancano, quelli lucidi.

venerdì 6 maggio 2011

Facebook - Capitolo III

Oggi voglio pubblicare questo articolo.


Assange: “Facebook è il più grande strumento di spionaggio al mondo”
Il fondatore di Wikileaks intervistato da Russia Today, sostiene che il popolare social network sia lo strumento migliore per le intelligence per raccogliere dati, abitudini, relazioni e stili di vita di milioni di cittadini

Il fondatore di Wikileaks, Julian Assange
Facebook non serve agli utenti per rimanere in contatto con i propri amici, ma all’intelligence come “strumento di spionaggio”. Julian Assange, fondatore di Wikileaks, lo ha dichiarato nel corso di un’intervista a Russia Today da Norfolk, in Inghilterrra, dove è in attesa dell’estradizione in Svezia. Alla domanda sul ruolo delle reti sociali durante le rivolte in Maghreb e Medio Oriente, la risposta dell’hacker australiano è stata inequivocabile e ha coinvolto le ‘big company’ della Rete.

Secondo Assange, il sito di Mark Zuckerberg è “il database più rifornito” che raccoglie dati su “persone, relazioni, nomi e indirizzi, tutti accessibili all’intelligence americana”. E Assange si spinge oltre Facebook: infatti anche “Google e Yahoo e tutte le principali organizzazioni Usa hanno costruito interfacce per l’intelligence americana”. Questo implica che i servizi segreti siano alla guida dei colossi della Rete? Non proprio. Il loro potere infatti risiede nella capacità di esercitare sulle grandi imprese del web “pressioni politiche e legali” e la struttura dei siti ha permesso di automatizzare i processi di raccolta dati. Inoltre anche gli iscritti al social network sono direttamente coinvolti nel processo di dossieraggio: infatti, aggiunge Assange, “tutti dovrebbero capire che quando aggiungono i loro amici su Facebook, stanno lavorando gratis per aiutare l’intelligence degli Stati Uniti a costruire il proprio database”.

L’allarme privacy e le richieste di chiarimenti riguardo alla protezione dei dati sono stati sollevati in chiave bipartisan anche al Congresso. Il senatore democratico John Kerry e il repubblicano John McCain sono i firmatari del “Commercial Privacy Bill of Rights Act of 2011”, una proposta di legge finalizzata a imporre una regolamentazione chiara per le aziende che manipolano informazioni personali. Nella bozza i senatori domandano che le imprese richiedano il consenso esplicito prima di raccogliere e condividere con terzi dati che riguardano, ad esempio, orientamento religioso e sessuale. La decisione è arrivata dopo la pubblicazione di un’inchiesta del Wall Street Journalsulla profilazione via smartphone attraverso i giochi di Facebook e le app di Apple e Google.

Inoltre, tra le 101 apps più popolari, ben 56 trasmettevano il numero identificativo del telefono (ID) ad altre società di marketing e reti di advertising senza chiedere il consenso degli utenti e costruendo così veri e propri dossier su chi istallava i programmi, dalla messaggistica per iPhone a MySpace per Android. Il problema privacy e utilizzo dei dati è reale per il business privato e ora Assange afferma con certezza che le informazioni ricavate online sono già nei database dell’intelligence. Il blog di tecnologia del Time nota però che il fondatore di Wikileaks evita di nominare esplicitamente la Cia, e si limita a considerare che i colossi della Rete sono di fatto sotto la giurisdizione americana. Chi ha orecchie per intendere…





“What are the differences between Mark Zuckerberg and me? Let’s take a look. I give you private information about corporations for free. And I’m a villain. Mark Zuckerberg gives your private information to corporations for money and he’s Man of the Year.”
“Quali sono le differenze tra Mark Zuckerberg e me? Diamo uno sguardo. Vi do informazioni private sulle corporazioni gratuitamente. E io sono un cattivo. Mark Zuckerberg dà i tuoi dati a società private per soldi e lui è uomo dell’anno “.
(Julian Assange)

sabato 30 aprile 2011

Trenta minuti

Gli salta al collo e lo abbraccia con una forza tale da farla sembrare sincera, è il quinto negli ultimi venticinque minuti.
Lui siede scomposto su di una sedia inutilmente scomoda già di suo, non sono gli stessi occhi di cui si è innamorato.
I minuti sono trenta, il collo appena assaltato è il settimo, dietro baci, abbracci, risate non è più particolarmente complicato leggere quel senso di incompiutezza che forse lui ha notato già da tempo, quel bisogno di sentirsi apprezzata dal maggior numero di persone, come una vecchia ragazza che, passato il proprio momento, spera di farsi amare vendendo la propria dignità in qualche reality show. Lei si gira a guardarlo, lui le regala un sorriso tanto amaro da gelare il sangue, lei non se ne accorge neanche. Domani, passata la sbornia, finalmente la lascerà. Lei non piangerà neanche.

Oltre la collina

Il cielo diventa di un azzurro struggente oltre quella collina dove una vigna ha scritto se stessa.

lunedì 25 aprile 2011

Le Vele di Scampia e la memoria.

Oggi voglio dire la mia su un post dell'amico Piero Pagliardini, il cui blog, De Architectura è linkato nella mia lista dei consigli.



E io mi trovo in disaccordo con lui: ho scelto determinate foto, ma la scelta è dovuta al fatto che una realtà come quella di Scampia, ancor più di quelle dello Zen o del Corviale, mi ricorda un'altra realtà, più emozionante, più evocativa, ma egualmente struggente, questa.














Questa è Pripyat, città fondata dall'Unione Sovietica per ospitare gli operai della vicina centrale nucleare di Chernobyl e le loro famiglie. E' stata, tra l'altro la città sovietica dove si viveva meglio, con un tenore di vita medio molto più "occidentale" di quello del resto dell' U.R.S.S.

Dov'è che vedo il parallelismo io? Si potrebbe dire "nell'architettura e nell'urbanistica". Ecco, no!
Pripyat, città fondata per raggiungere una certa popolazione, per quanto figlia anche lei dei deliri di Le Corbusier, aveva una sua valenza garantendo un qualche rapporto edificio/strada e una dimensione talmente ridotta (non aveva raggiunto i 50'000 abitanti nel 1986 e già vi si erano trasferiti moltissimi cittadini che non lavoravano alla centrale) da rendere meno devastante uno zoning che comunque non era così esasperato.

Per quello che riguarda l'architettura, restava valido un certo livello di tristezza modulare, ma le unità abitative non ammassate a centinaia in un unico edificio e una qualche gerarchizzazione delle forme in relazione alle funzioni rendevano la città brutta, ma non sgrammaticata.

E qui si arriva al punto a cui volevo arrivare: le Vele di Scampia dovrebbero rimanere un monumento esattamente come Pripyat, evacuata qualche giorno dopo il disastro di Chernobyl, è un monumento, un monumento al disastro; un monito per le generazioni future di quanto di aberrante l'umanità ha partorito.

Troverei mostruoso il perdere fisicamente il campo di sterminio di Auschwitz Birkenau, che deve continuare ad essere memoria di quella che forse è stata la pagina più triste della storia dell'umanità; troverei mostruoso il perdere Pripyat, che deve continuare ad essere memoria di una pagina tristissima della tecnologia e deve ricordare all'uomo che non si può trattare qualunque problema con superficialità, noncuranza, miopia, senza pensare mai alle conseguenze; troverei mostruoso il perdere le Vele di Scampia, che devono continuare ad essere memoria della pagina più triste della storia dell'architettura e dell'urbanistica.

Io temo seriamente che se i più famosi esempi di cosa succede ad assecondare uno squilibrato svizzero facendolo passare per saggio si dovessero perdere, si rischierebbe seriamente di incorrerci nuovamente.
Già la pagina di Wikipedia ospita questa definizione "Se è vero infatti che la qualità tecnica ed estetica delle Vele sia fuori discussione, resta altresì innegabile la «inabitabilità» delle stesse, anche per ragioni che vanno al di là dell’architettura.", frase dell'ex Sovrintendente De Cunzo, che puzza di "revisionismo" lontano un chilometro, un tentativo di trovar del buono, inventandoselo, all'inferno.

Quindi sono convinto che mantenere mostri come le Unitè d'Habitation o le Vele di Scampia, se la città può sopportare la conversione di aree così vaste a "memento urbano", sia importantissimo, e che la loro eliminazione porti con sè un'inevitabile prossima rivisitazione storica al grido di "non erano poi così male"; nefasta previsione già parzialmente avveratasi leggendo, appunto, la pagina di Wikipedia.


























martedì 12 aprile 2011

Luci e ombre

Il sole taglia la piazza proprio sulla striscia di marmo bianco e il segno non è meno netto di quello del diamante sul vetro. Il pruno rosso gioca sul confine tra luce e ombra mosso da un vento insolitamente vivace. L'acqua della fontanella riflette la luce sulle pareti in ombra mentre quel bambino biondo non riesce a berla, disturbato da quel sole così tagliente. Sulla panchina in fondo alla piazza due bambine si confidano qualche segreto mentre vezzosamente arrotolano le maniche delle magliette per prendere meglio uno dei primi soli dell'anno.
Lei osserva. Lo sguardo perso nel vuoto ma un sorriso che testimonia della percezione di quello scenario così rasserenante. Era al sole dieci minuti fa, non si muove, adesso l'ombra le maschera il volto, la luce le fende il viso a metà, forse non se ne accorge, forse non le dà fastidio, forse è così che sente se stessa. Si asciuga gli occhi, sopprime un singhiozzo. Non è giusto chiamare fratello un figlio.

domenica 3 aprile 2011

Il presidente tuttofare

Venghino signori venghino, ricchi premi e cotillons per tutti.
Si comincia parlando di trattative con il nuovo governo tunisino che quest'ultimo, è notizia di oggi, smentisce, ma andiamo oltre.

1-In 48-60 ore lampedusa sarà abitata soltanto dai lampedusani (mentre sto scrivendo ne sono passate 82, e Lampedusa è tutt'altro che sgombra) (il presidente orologiaio);
2-Ci sarà sempre una nave che getta l'ancora nelle acque lampedusane che trasporta i nuovi migranti altrove (il presidente traghettatore);
3-La Tunisia mi ha promesso di controllare porti e coste (il presidente boccalone);
4-Compero i pescherecci affinché non siano adoperati dai trafficanti di uomini (giustamente, taglia la testa al toro: compra tutte le barche del mondo e i profughi non possono arrivare, geniale) (il presidente e il mare);
5-140 uomini del genio militare e altri ne arriveranno per ripulire l'isola (perché a me viene in mente che se ho da pulire un posto mi servono i netturbini e lui che gli servono i militari?) (il presidente geniale);
Ci tengo a rammentare che l'impegno è Mio personale, che non ci si sbagli:
6-Rifaccio fogne ed illuminazione pubblica (il presidente illuminato);
7-Rifaccio le strade (finalmente un classico, il presidente operaio);
8-Piano di promozione turistica, pubblicità su Rai e Mediaset (come mai non sorprende la disinvoltura con cui parla di Rai e Mediaset come fossero una cosa sola, e una cosa sua?) (il presidente promosso);
9-Rivernicio lampedusa come ho riverniciato un paese in Lombardia, copiando Portofino (il presidente imbianchino);
10-Ho fatto i ciottoli, i corrimano e le lampade per le strade, e ora si rifanno pure a Lampedusa, prima ho copiato Portofino in Lombardia, ora copio la Lombardia a Lampedusa (che giustamente sono tre realtà simili e Lampedusa è talmente priva della propria peculiarità geografica che si può trasformarla in Portofino 2, anzi 3, che la 2 sta in Lombardia tra ciottoli e corrimano nuovi) (il presidente globalizzato);
11-Riporto le piante a Lampedusa (il presidente giardiniere);
12-Vi rimando il pagamento delle tasse a data da destinarsi (il presidente destinato);
13-Vi faccio lo sconto sulla benzina (il presidente scontato);
14-Lampedusa zona franca (il "presidente" Franco. Questa è la veste più verosimile...)
15-Vi faccio il Casinò (il Casinò dell'Olgettinà) (il presidente casinàro);
16-Candido Lampedusa al Nobel per la pace (l'isola avrà l'onore di succedere a Berlusconi nelle candidature che l'Italia propone al Nobel per la pace) (il presidente abdicante);
17-state tranquilli che vi aggiusto l'isola perché ieri sera non avevo niente da fare e mi sono comprato la villa su inernet (il presidente internauta);
18-Vi faccio il campo da golf (il presidente che usa la mazza);
19-Vi faccio una nuova scuola (piena di professori comunisti) (il presidente bipartizan);

E solo per oggi vi regalo una Mountan Bike a 24 velocità, ma solo alle prime 30 telefonate!!!

I deliri di un folle raggiungono nuove vette, ma due riflessioni serie secondo me è d'uopo farle:

1-Berlusconi comincia parlando in terza persona "il vostro presidente fa questo e fa quello" e finisce in prima persona "io faccio questo e quello", è impossibile che un atteggiamento del genere non abbia un profilo di interesse da un punto di vista psicologico, perché la differenza a percepire se stesso come essere umano in Berlusconi è piuttosto evidente e una certa schizofrenia latente pare fare capolino, personalmente credo che sarebbe bene visitare quest'uomo che evidentemente non sta bene;

2-che paese è diventato il nostro? Sembra uno di quei paesi talmente rincoglioniti che sono disposti a bersi qualunque panzana da parte di chiunque, anche di chi ha fatto della menzogna una ragione di vita, uno di quei paesi dove basta essere in TV e qualunque sciocchezza si racconti viene bevuta, uno di quei paesi dove basta prendere per il culo offrendo un sogno impossibile come imminente per tener tutti zitti e buoni, uno di quei paesi dove se cominci a dire a uno che è bravo e glielo dici di continuo, continuerai a dirglielo anche quando non farà niente, o farà del male, siamo uno di quei paesi, l'Italia è proprio quel paese (Berlusconi: il presidente a quel paese...).




«Sarà zona franca dalle tasse. Qui ho comperato casa»
Sì, il piano è chiarissimo!

"Lampedusa svuotata in 48/60 ore" ha detto Berlusconi a Napoli.

(spinoza.it)