venerdì 20 gennaio 2012

Il primo sole di primavera

Le mani cominciano a far male, e qualche dubbio a farsi largo: forse la corda doveva essere più sottile, meno fatica e più efficacia; gli basta ripensare a quanto tempo ha passato a studiare il tema per fugarli tutti. Del sorridere ha fatto un'arte, oggi è riuscito pure ad attirarsi l'odio di quanti trovavano da star male anche nel caldo del primo sole di primavera. Sai cosa mi è successo oggi, capitano tutte a me, non me ne va bene una. La cosa non gli è mai pesata, e forse ora che sta appollaiato su quella sedia assurda sulla quale si sta quasi in ginocchio a fare bricolage si rende conto che è l'unica cosa che sia mai riuscito a fare, ascoltare problemi, dispensare sorrisi. Che cazzo ha da sorridere, come cazzo fa a vedere del buono anche in una notte senza stelle, ma vada affanculo lui che non ha mai un problema. La cosa non gli è mai pesata, e forse ora che sta appollaiato su quella sedia assurda sulla quale si sta quasi in ginocchio si rende conto che forse è riuscito anche a far sfogare la frustrazione di tanta gente. Beh allora sono due cose, non male! Ha sempre trovato seccante ricevere più di quanto non riuscisse a dare, e più o meno ogni sera si trova a sperare di essere riuscito ad evitare questa seccatura. Passa l'ultimo giro di corda, toglie i guanti con la calma e la serenità di chi sa di aver finito, si lava le mani, apre una lattina di Coca Cola e gode al suono dell'alluminio che cede sotto la linguetta. Dopo il primo sorso toglie la maglietta sudata, va in bagno a darsi una sciacquata, torna alla sua Coca, a torso nudo. Due minuti e quarantasei secondi per finirla. Sciacqua la lattina sotto l'acqua, la svuota, la mette nel sacchetto dell'alluminio, cerca di chiuderlo ma quello stupido laccino gli scivola di mano e non riesce a stringere il nodo. La cosa è piuttosto stupida ma gli sembra tremendamente importante; raccoglie il laccio e chiude il sacchetto, poi lo va a portare in strada; domattina passerà la raccolta differenziata. Si va a mettere una camicia pulita e non impiega meno di cinque minuti a scegliere se metterla nei pantaloni o fuori. Nei pantaloni è meglio. Non gli dispiace per niente quella camicia bianca, soprattutto coi jeans blu scuro e le scarpe chiare. Per la prima volta si rende conto di aver lasciato qualcosa al caso ma decide che non sarà ora che smetterà di essere ottimista: il lampadario reggerà. Mette la sua nuova cravatta ormai convinto che non fosse necessaria una corda più sottile e saluta la morte come non ha mai fatto con la vita, con un sorriso sincero.