Che presa per il culo, sono venti anche le firme da apporre su tutte quelle scartoffie. Posa la penna, restituisce i documenti, riprende i suoi effetti personali, un portafogli, un accendino, la catenina d'oro della prima comunione; quei soldi non esistono più, ma non ha voluto cambiarli quando gli fu offerta la possibilità, che siano di ricordo per ciò che ha fatto, non è passato un giorno senza che si fosse punito con il ricordo del suo passato, ma vuole mantenerne anche un ricordo tangibile.
Le serrature blindate fanno un suono sinistro tetro, terrificante, per chi entra, o resta dentro, suonano note incredibilmente dolci per chi le attraversi nel senso opposto.
Il primo sole primaverile è inaspettatamente freddo, il vento incanalato nella strada taglia il volto in due, l'aria è così pulita da bruciare i polmoni da dentro, il ricordo di sua figlia nel bagno di sangue della sua ira lo investe come un treno in corsa.
L'estasi altro non è se non una insopportabile crisi di astinenza, è già morto prima di tornare a casa sua. Vedere quella cucina, quella dove uccise Martina, lo finisce. Non è il cappio stretto attorno al collo, era già morto.